Un escamotage giuridico offerto dal diritto privato francese per prendere tempo sulla Tav. È la clausola di dissolvenza scelta dal governo e arrivare così a maggio quando, dopo le elezioni europee, si prenderanno le decisioni definitive.
"La via più di buon senso è quella di pubblicare i bandi con la clausola della dissolvenza così come previsto dal diritto francese che consente in qualsiasi momento di poterli revocare", ha spiegato il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri.
Bandi che sono inviti
In pratica i bandi per la Tav sono in realtà degli inviti alle aziende a manifestare interesse e la procedura può essere interrotta.
"Noi dobbiamo assicurarci - ha aggiunto Siri - i fondi europei e poi sederci con Francia e Unione Europea per ridiscutere la questione del finanziamento della Tav".
La strada della 'dissolvenza', è la soluzione indolore che mette d'accordo tutti, il M5S e la Lega.
I bandi si faranno, ma la procedura si potrà bloccare, presentando i bandi come una tappa non risolutiva.
La clausola consente infatti di dichiarare 'senza seguito' una procedura di gara già pubblicata, ma per cui nel frattempo siano venute meno le volontà politiche di procedere.
La norma è contenuta nel nuovo codice unico degli appalti francese, senza onori né obblighi per la stazione appaltante, né per gli azionisti, né per gli Stati.