Torna ad aleggiare sull'economia del Sud lo spettro della recessione con il divario con il Centro-Nord che aumenta e l'emorragia di abitanti che mette a rischio spopolamento i centri più piccoli. È quanto emerge dal rapporto della Svimez sul Mezzogiorno.
PIL SOTTO ZERO E AUMENTA DIVARIO TRA SUD E CENTRO-NORD Torna ad allargasi il divario tra Sud e Centro-Nord, dopo un triennio 2015-2017 di pur debole ripresa del Mezzogiorno. "Nel progressivo rallentamento dell'economia italiana, si è riaperta la frattura territoriale che arriverà a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito", si legge nel rapporto. Inoltre, nel 2019 "l'Italia farà registrare una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del Pil del +0,1%. Al Centro-Nord dovrebbe crescere poco, di appena lo +0,3%. Nel Mezzogiorno, invece, l'andamento previsto è del -0,3%".
PIÙ EMIGRATI CHE IMMIGRATI, È LA VERA EMERGENZA "La ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese. Sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro-Nord e all'estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali". Le persone che sono emigrate dal Mezzogiorno sono state oltre 2 milioni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo 2017. Di queste ultime 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33,0% laureati, pari a 21.970). Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità. Nel solo 2017 sono andati via 132 mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70 mila unità".
In base alle elaborazioni della Svimez i cittadini stranieri iscritti nel Mezzogiorno provenienti dall'estero sono stati 64.952 nel 2015, 64.091 nel 2016 e 75.305 nel 2017. Invece i cittadini italiani cancellati dal Sud per il Centro-Nord e l'estero sono stati 124.254 nel 2015, 131.430 nel 2016, 132.187 nel 2017. "Questi numeri - spiega l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno - dimostrano che l'emergenza emigrazione del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile, e qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze. Tale dinamica determina soprattutto per il Mezzogiorno una prospettiva demografica assai preoccupante di spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila abitanti".
AL SUD 3 MILIONI DI OCCUPATI IN MENO RISPETTO AL NORD La dinamica dell'occupazione meridionale presenta dalla metà del 2018 "una marcata inversione di tendenza, con una divaricazione negli andamenti tra Mezzogiorno e Centro-Nord: sulla base dei dati territoriali disponibili, gli occupati al Sud negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 sono calati complessivamente di 107 mila unità (-1,7%); nel Centro-Nord, invece, nello stesso periodo, sono cresciuti di 48 mila unità (+0,3%)".
SE AUMENTA L'IVA SI AZZERA LA CRESCITA NEL 2020 Le clausole di salvaguardia peserebbero più sul Sud, malgrado il reddito di cittadinanza. "Questo aumento dell'Iva, se attuato, azzererebbe la prevista crescita del Mezzogiorno nel 2020", sottolinea Svimez. Mentre a livello nazionale, l'associazione stima "una traslazione dell'incremento dell'Iva sui prezzi al consumo intorno al 70%, l'incidenza è territorialmente diversa e scende al 63% nel Centro-Nord, mentre sale all'85% al Sud". Le previsioni tengono conto dell'impatto positivo del Reddito di Cittadinanza, che è stimato nel 2019 in circa +0,14% di Pil.