La condanna a 5 anni di carcere per corruzione di Lee Jae-yong, l'erede della dinastia Samsung, ha riportato alla ribalta il problema di come funzionano gli 'chaebol', una parola sudcoreana con cui si designano le conglomerate, o gruppi di affari, le multinazionali della Corea del Sud, equivalenti agli 'zaibatsu' giapponesi, fortemente legati alla politica, che sono stati spesso travolti da casi di corruzione o evasione fiscale e la cui guida passa di mano per via ereditaria, attraverso legami molto poco trasparenti. I 4 principali chaebol del paese (Samsung, Hyundai, Lg e Sk) concentrano la metà del valore dell'intera Borsa di Seul e la loro governance, cioè le regole con cui i sono governati, è quanto meno opaca. Basti pensare che la famiglia Lee possiede direttamente solo il 5% delle azioni di Samsung Electronics, ma di fatto controlla l'impero attraverso una fitta rete di incroci azionari che coinvolgono decine di compagnie.
Un impero dalle umili origini
Samsung, che in sudcoreano significa tre stelle, è un impero industriale del valore di mercato di oltre 280 miliardi di dollari, il terzo al mondo dopo Apple e Google. Nasce nel 1938, fondato da Lee Byung-chu, il primo di una serie di Lee. Inizialmente la Samsung si chiama Cheil, è un piccola azienda di autotrasporti, con sede a Teagu, la quarta città del paese, distribuisce prodotti alimentari, in particolare riso, spaghetti, pesce essiccato e conta non più di 40 dipendenti. Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1947, Lee si trasferisce a Seul, dove fonda uno zuccherificio. Poi scoppia la guerra di Corea, che coninvolge gli Usa e la Cina, il paese si divide in due, ma gli affari di Lee non si fermano, anzi decollano.
Nel 1948 Byung-Chu ha 38 anni e si allea con Cho Hong-jai, fondatore del gruppo Hyosung. Dalla coalizione nasce la Samsung Trading Company, un'azienda ramificata e diversificata, uno chabeol molto forte in campo assicurativo, finanziario e nella vendita al dettaglio. Nel 1954 Lee fonda, vicino a Taegu, la Cheil Mojik, il primo lanificio del paese. Il modello delle sue industrie somiglia inizialmente a quello delle imprese giapponesi: dimensione nazionale, protette dalla concorrenza, assistite finanziariamente.
La nascita di Samsung Electronics
Nella seconda metà degli anni Sessanta, Samsung decolla nell'elettronica e crea Samsung Electronics. Nel '69 il gruppo inizia la produzione dei televisori in bianco e nero. A questo punto Samsung è una delle prime industrie della Corea del Sud. Tra il 1970 e il 1980 fa il grande salto, si espande nel mondo, crea stabilimenti anche in Europa. Nel 1974 è la prima azienda a superare la soglia dei 4 milioni di tv prodotte e compra la Hankook Semiconductor, apprestandosi a diventare un produttore di massa di chip. Nel '77 passa alle tv a colori e ai microonde, mentre in Corea si espande nella petrolchimica, nei cantieri navali e nelle costruzioni.
Samsung è ora un 'chaebol', solo che, a differenza degli zaibatsu nipponici, le conglomerete sudcoreane non sono costruite per rifornire la grande industria militare, ma per espandersi velocemente sui mercati internazionali, aiutate dallo Stato, che seleziona i finanziamenti concentrandoli su poche famiglie. Sono i chaebol i principali artefici del miracolo economico sudcoreano. La loro dimensione familiare è tipicamente sudcoreana.
Park Chung-hee sale al potere
L'artefice della trasformazione della Corea del Sud in un grande paese industriale è Park Chung-hee (1917-79). Autoritario, filo-americano, è lui a favorire la nascita dei grandi chaebol come Samsung, mega-gruppi votati all'export, costruiti per vendere all'estero a prezzi competitivi, attirare capitali stranieri, ma anche retti da dinastie familiari forti e con un rapporto molto stretto con le agenzie per lo sviluppo economico create dal governo, che favoriscono crediti, assistenza e relazioni internazionali. Quando Park sale al potere nel 1961, la Corea del Sud è meno sviluppata della Corea del Nord .Oggi il suo Pil è 23 volte superiore a quello di Pyongyang. Park favorisce l'afflusso di capitali esteri, finanzia direttamente le imprese da lui scelte e dunque gli chaebol, selezionando le più competetitive, in grado di creare innovazione, di produrre tecnologie avanzate e non beni voluttuari. Inoltre, incoraggia il risparmio e punta sugli investimenti piuttosto che sui consumi. Il suo modello somiglia a quello di Singapore e sarà quello che Deng Xiaoping sceglierà per la Cina del dopo Mao. La Corea del Sud diventa una delle 'Tigri dell'Asia' e Samsung e i chaebol cresceranno sull'onda di questo nuovo modello di sviluppo.
Il grande boom nella telefonia mobile
Nel 1980 Samsung fa il suo ingresso nella telefonia e la sua produzione si focalizza su centralini industriali e telefoni fissi. Intanto continua ad espandersi in altri settori e nel 1982 produce il suo diecimilionesimo televisore e inizia a produrre personal computer. Inoltre dà vita al reparto Ricerca e Sviluppo, che avrà un ruolo fondamentale per la crescita della telefonia mobile. Nel 1987 muore il vecchio Lee e il gruppo viene scorporato in 4 unità indipendenti, con Samsung che concentra su di sè elettronica, costuzioni e tlc. Negli anni '90 il colosso punta su elettronica, ingegneria e chimica, diventa leader dei chip e nel 1995 crea il primo tv con display a cristalli liquidi. I cellulari compaiono tra il 1992 e il 1993. Nel 2005 Samsung diventa leader mondiale delle tv, nel 2012 sorpassa Nokia come primo produttore di cellulari e smartphone. Il suo punto di forza è il marketing. Nel 2013 la leadership mondiale di Samsung negli smartphone è consolidata con una quota di mercato di oltre il 30%.
Il Samsung Note, peggior flop della storia
Nel dicembre del 2015 Samsung cambia il responsabile telefonia mobile, per far fronte a una crescita in fase di stallo. L'unità è affidata a Koh Dongjin, che rimpiazza Shin Jong-Kyun. Il suo compito è rilanciare il primato di Samsung nelle vendite di smartphone, frenato dalla concorrenza di Apple nei mercati più avanzati e delle aziende cinesi nei Paesi in via di sviluppo. Shin è un ingegnere, si è focalizzato fin dal 2010 sulle strategie di lungo periodo, ha fatto la fortuna del gruppo lanciando i vari Galaxy, ma ora serve una svolta. Con un mercato degli smartphone stagnante e una quota che continua a calare, Samsung cerca di giocare il jolly lanciando con qualche settimana di anticipo rispetto alla tabella di marcia il nuovo Galaxy Note 7. Il top di gamma dell'azienda avrebbe dovuto rilanciare Samsung nel mobile. Purtroppo le cose non vanno bene. Fin dai primi giorni dopo il lancio, alcuni utenti iniziano ad avere problemi di surriscaldamento che portano all'esplosione dello smartphone. In meno di un mese, Samsung è costretta prima a richiamare tutti i device nella speranza che cambiando la batteria si risolva il problema e successivamente a bloccare la produzione e obbligare tutti gli utenti a spegnere il loro nuovo Samsung Galaxy Note 7.
La crisi di un modello
L'obiettivo di Samsung dopo il flop del Note 7 è quello di riprendersi: il lancio del Galaxy S8 ad aprile 2017 e quello ad agosto del Galaxy Note 8 vanno in questa direzione, ma la condanna del vicepresidente rischia di mettere in ginocchio il colosso. A questo punto sono in molti a interrogarsi sul modello di business sudcoreanco e cioè sul futuro degli stassi chaebol. Una vicenda parallela a quella dello scandalo che ha portato alla condanna di Lee Jae-Yong puà aiutare a capire la situazione. Risale al 2015, quando La Elliot Associated, un fondo Usa azionista di minoranza di Samsung, si è duramente opposto alla fusione di Samsung C&T, una controllata attiva nelle costruzioni con Cheil Industries, un'altra azienda dell'arcipelago Samsung, un'operazione del valore di 8 miliardi di dollari attraverso la quale Lee si è spianato la strada alla guida della conglomerata, a scapito dell'interesse dei piccoli azionisti. Questa vicenda si collega all'inchiesta che ha portato alla condanna di Lee e riguarda il ruolo del fondo pubblico Nps, quarto al mondo per valore di asset. Samsung ha versato tangenti a un oscuro personaggio, Choi Soon-Sil, la 'Sciamana', senza alcun incarico ufficiale nel governo, la quale ha usato la sua amicizia con l'ex presidente Park per estorcere denari alle grandi aziende sudcoreane.
Le manovre della "Sciamana"
La Sciamana ha preso diversi milioni di dollari anche dalla Samsung e ha agito da intermediaria, per spingerse il fondo Nps a dare il suo voto decisivo per approvare la fusione. La Elliot non è riuscita a impedire che Lee, l'intermediaria e Nps si accordassero contro gli interessi degli azionisti, ma la vicenda ha avuto un'eco internazionale e probabilmente ha agevolato l'inchiesta dei giudici di Seul contro Samsung e la Park. Di fatto, Lee ha speculato sulla fusione sottovalutando il valore di Samsung C&T e gonfiando quello di Cheil Industries: Grazie alla fusione Lee si è ritrovato in mano il 17% della nuova società, che a sua volta detiene la maggioranza di Samsung Electronics, e ha avuto la strada spianata per diventare vice presidente ed erede designato del gruppo. Operazioni di questo tipo sono abituali in Corea del Sud, ma non reggono più alla prova dei mercati internazionali, che chiedono più trasparenza agli chabeol. Basti pensare a quello che è successo nel settembre 2015 a Hyundai Motor, altra chaebol sudcoreana, quando il presidente del gruppo, Chung Mong-ko ha annunciato che avrebbe speso 10 miliardi di dollari per i terreni del nuovo quartier generale del'azienda, il triplo del loro valore catastale. I mercati internazionali, venuti a conoscenza della faccenda, hanno punito Hyundai Motors, facendo perdere 7,3 miliardi di dollari di valutazione di mercato alle tre aziende, Hyundai Motors, Kia Motors e Hyundai Motors, che avevano finanziato l'operazione.
Il nuovo presidente vuole la riforma degli chaebol
La stessa condanna di Lee è molto probabilmente legata alla campagna lanciata dal nuovo presidente sudcoreano, Moon Jae-In, il successore della Park, per riformare gli chaebol. Moon, 64 anni, liberale e cattolico, è entrato in carica ai primi di maggio e uno dei primi provvedimenti che ha messo in cantiere è proprio ela riforma della governance degli chaebol, a partire dagli incroci azionari che consentono alle grandi famiglie di controllarli con poche azioni. Inoltre ha fatto nominare all'Antitrust, Kim Sang-Jo, soprannominato il "cecchino degli chaebol", un avvocato specializzato nel difendere i diritti degli azionisti. Moon ha anche bacchettato gli chaebol, accusandoli di fare assunzioni col contagocce, mentre lui in campagna elettorale si è impegnato a creare oltre 800.000 nuovi posti di lavoro nel pubblico impiego. Nel mirino in particolare ha messo proprio Samsung, la quale ha ripreso a fare profitti record e progetta la costruzione di nuovi impianti in Corea del Sud, ma non ha in programma grandi assunzioni perché le sue fabbriche, largamente automatizzate, non richiedono l'impiego di molta manodopera al loro interno.