Nel 2018 sono stati investiti circa 560 milioni in startup italiane. Il dato è stato calcolato da AGI mettendo insieme gli investimenti fatti dai fondi di venture capital, acceleratori e incubatori sul territorio nazionale e business angels (490 milioni circa), quelli raccolti attraverso le principali piattaforme di crowdfunding (30 milioni) più alcune operazioni ufficiali fatte da privati e investimenti a debito (40 milioni).
In questo quadro, positivo per startup e operatori, si andrà a inserire il prossimo anno l'azione del governo, che ha deciso in manovra di razionalizzare le risorse dello Stato per muovere un altro miliardo di investimenti in innovazione attraverso la creazione di un nuovo veicolo di venture capital che nascerà dalle sinergie di ministero dello Sviluppo economico e Cassa depositi e prestiti.
Il record del 2018 di investimenti in startup
Il dato del 2018 fa registrare per l'Italia il record di investimenti da quando nel 2010 si è cominciato a calcolare le operazioni in capitale di rischio verso aziende innovative ai primi anni di vita. Una cifra che ci allontana tra l'altro dai gradini più bassi della classifica dei Paesi europei per investimenti in innovazione e segna un netto cambio di passo rispetto agli anni precedenti, visto che mai si era andati oltre i 170 milioni di euro.
Cifra cinque volte superiore a quella per il 2017 quando, sempre secondo i calcoli fatti da AGI, si sono investiti 110 milioni in startup. Nel 2017, peraltro, si segnò il primo passo indietro negli investimenti (-39% sul 2016). Il dato del 2018, come gli altri, è calcolato in base alle notizie diffuse da investitori e società nel corso dell'anno, ma potrebbe difettare di alcuni milioni per la difficoltà di tener conto di tutti i piccoli investimenti fatti dai privati, che sappiamo essere in media una discreta fetta degli investimenti fatti nelle neo-imprese innovative italiane.
Qualche numero dietro la 'rinascita' del 2018
Tornando ai numeri, se il calo degli investimenti dello scorso anno fu motivato principalmente dall'esaurimento di alcuni grandi fondi di investimento, la 'rinascita' del 2018 è dovuta principalmente proprio alla nuova attività di fondi di venture capital: il veicolo di United Ventures (Uv2), quello di P101 (Programma 102), Vertis e Panakes, protagonisti di diversi round di investimenti a doppia cifra. Non solo, alcuni round hanno raggiunto cifre considerevoli per l'ingresso nel capitale di rischio delle startup di diversi fondi esteri, americani, spagnoli e tedeschi su tutti.
Il record del finanziamento più alto spetta a una startup che da sola si porta a casa quasi un quinto di tutte le risorse ottenute: si tratta di Prima Assicurazioni, startup fondata nel 2015 a Milano, che ha ottenuto a ottobre 100 milioni dai fondi di Goldman Sachs e Blackstone. Fino a prima di questo investimento si sapeva molto poco della società che vende assicurazioni online sfruttando algoritmi di intelligenza artificiale propri. A metà di quest'anno registrava un capitale sociale di 100 mila euro, ma già stava lavorando al 'deal' che ha fatto la storia dei round di venture capital in Italia.
Il resto degli investimenti importanti, quelli a doppia cifra, vedono a seguire Moneyfarm, startup fintech fondata in Italia ma con una sede a Londra, con 46 milioni di euro lo scorso maggio. Ma notevoli sono stati, per citarne alcuni, anche i round dell'altra fintech italiana Satispay (15 milioni), la spesa online di Supermercato24 (13 milioni), le auto online di BrumBrum (10 milioni), la microelettronica di Seco (10 milioni), la media company milanese Freeda (10 milioni).
Da startup a nuova generazione di imprenditori digitali
Questi casi sono quelli che di fatto hanno ampliato il mercato degli investimenti fino al mezzo miliardo calcolato a fine anno. E si tratta di nuovi round in startup già finanziate, aziende mature che hanno dimostrato di saper conquistare nuovi mercati e pronte a cambiare passo con investimenti più consistenti.
Tra gli investimenti 'a debitò invece il più importante è quello ottenuto da Motork, società che vende auto online, che ha raccolto 30 milioni lo scorso dicembre dalla Banca europea di investimento. Se i numeri hanno ragione, dal mondo delle startup quindi sta emergendo una nuova imprenditoria digitale italiana, più matura e solida. Lo dimostrano la crescita di queste aziende, ma anche la capacità di attrarre capitali nazionali e internazionali.
Ma a fare del 2018 un anno record per gli investimenti non sono solo gli investitori istituzionali e le società di gestione del risparmio. Una buona parte sono arrivati da business angels e associazioni di piccoli investitori (circa il 20% del totale investito), categoria prima informale e ora ufficializzata dall'ultima legge di bilancio.
Da segnalare infine c'è anche il buon anno dell'equity crowdfunding, particolare forma di investimento che consente anche a piccoli risparmiatori di comprare quote di startup su siti autorizzati, che non ha mai raccolto come nel 2018: 30 milioni solo sulle 10 principali piattaforme in Italia, tra cui si registrano i 10 milioni raccolti su Mamacrowd.
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