È il D-Day di Fiat Chrysler, il giorno più lungo per Fca, un'azienda che affonda le proprie radici in una storia secolare che parte dalla Torino dei Savoia, ma che prende le forme di una multinazionale con testa in Piemonte, sede legale in Olanda, cuore pulsante negli Usa, domicilio fiscale nel Regno Unito, e impianti anche in Sud America, Europa, Medio Oriente, Cina. Autenticamente una multinazionale, nata da una vera e propria intuizione di Sergio Marchionne, il manager che 14 anni fa prese un gruppo sull'orlo del fallimento trasformandolo in un'azienda leader e di primo piano del comparto automobilistico internazionale, un settore industriale tra i più complessi, che unisce tecnologia, manifattura, design.
Nel 2008, l'anno prima dell'acquisto di Chrysler, Fiat vendeva poco più di 2 milioni di mezzi, tra auto e veicoli commerciali, mentre adesso punta a chiudere il 2018 con quasi 7 milioni di immatricolazioni, un traguardo impensabile senza i marchi Jeep, Ram, Dodge, Chrysler, portati in dote con il l'operazione Fca.
Dalla bancarotta al piano industriale, in un mese
Tutto inizia nel gennaio del 2009 quando, senza spendere un euro, Fiat firma un accordo preliminare e non vincolante per acquistare il 35% del terzo costruttore di Detroit, che all'epoca era detenuto per il 19,9% dalla tedesca Daimler e per il restante 80,1% dal fondo statunitense Cerberus. Nell'aprile di quell'anno, con il coinvolgimento nelle trattative per il perfezionamento dell'operazione dei potenti sindacati americani, si apre per Chrysler il 'Chapter 11', una procedura che, con la regia dell'amministrazione Usa guidata da Barack Obama, porta a una "bancarotta guidata" di Chrysler che spalanca le porte all'ingresso definitivo di Fiat. A maggio infatti Marchionne annuncia che diventerà l'ad anche di Chrysler e a novembre di quell'anno presenta già un nuovo piano industriale che prevede per Chrysler il lancio di 16 nuovi modelli.
Nel primo trimestre del 2011 Chrysler rivede per la prima volta a distanza di anni l'utile; a maggio - dopo lo sfruttamento di determinate clausole contrattuali, il raggiungimento di diversi bonus e il rimborso dei prestiti concessi dai governi americano e canadese, Fiat si ritrova in possesso di una quota complessiva pari al 46% di Chrysler. Partecipazione che viene poi portata al 58,5% nel 2012, mentre a gennaio 2014 Fiat completa l'operazione arrivando al 100% con l'acquisto dal Fondo Veba del sindacato metalmeccanico Uaw del restante 41,5% per un importo di circa 3,6 miliardi di dollari.
Nel maggio del 2014 Marchionne presenta il primo piano industriale (al 2018) di Fca, mentre il primo agosto di quell'anno si svolge la storica assemblea straordinaria dei soci che approva la fusione di Fiat con Chrysler e con essa il battesimo ufficiale di Fca. Si chiudono così i 115 anni della Fiat con la sede legale a Torino che viene trasferita in Olanda. Il 6 ottobre arriva invece il via libera di Wall Street alla quotazione del titolo Fca, con il debutto alle contrattazioni fissato per il 13 ottobre, lo stesso giorno in cui le nuove azioni del gruppo vengono trattate anche a Piazza Affari con il nuovo nome che sostituisce quello Fiat dopo 111 anni di storia.