Durante l'incontro di lunedì a Palazzo Chigi sul decreto sblocca cantieri la Lega ha fatto muro e non ha ritirato l'emendamento al provvedimento che sospende per due anni il codice degli appalti. Secondo quanto si apprende, il viceministro dell'economia, Massimo Garavaglia, davanti alle pressanti richieste di ritirare la proposta di modifica, sulla quale il M5s si è sempre detto contrario, avrebbe tenuto il punto e per questo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, visibilmente irritato ha rinviato, dopo neanche un'ora, la seduta.
Il provvedimento sarebbe dovuto approdare in aula al Senato oggi ma il suo slittamento è ormai una certezza visto che l'emendamento in questione dovrà ripassare dalla commissione Bilancio per il parere. I fari sono quindi puntati su ciò che succederà a Palazzo Madama, visto il rischio che il M5s voti contro l'emendamento sul blocco del codice degli appalti se non si troverà un'intesa e dovesse arrivare in Aula così com'è. I tempi restano stretti, il dl scade il 17 giugno e deve passare anche alla Camera in seconda lettura.
Alla base della decisione di Conte di sospendere la riunione di lunedì sera sullo sblocca cantieri ci sarebbe stata, dunque, la scelta del metodo usato dalla Lega che ha fatto muro senza dare nessuna spiegazione tecnica. La riunione, sottolineano fonti di Palazzo Chigi, era stata convocata per discutere della proposta di modifica che non era invece emersa nel corso della riunione della scorsa settimana, sempre a Chigi e voluta sempre da Conte.
Al termine dell'incontro precedente Lega e M5s avevano trovato la quadra sugli emendamenti governativi da presentare. Poi però c'era stato l'annuncio in conferenza stampa al Senato del leader del Carroccio, Matteo Salvini, che anticipava l'arrivo di un testo due all'emendamento con lo stop di due anni al codice degli appalti. Alla luce di questa nuova presa di posizione della Lega, Conte ha deciso di convocare il vertice perché se ne discutesse insieme anche al M5s, sul piano tecnico.
La discussione non è durata granché perché, davanti alla presa di posizione dei leghisti, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha subito sciolto la riunione contestandone il metodo e sostenendo che ognuno poi si prenderà le responsabilità dei propri gesti. Da parte M5s si tende una mano e si fa trapelare la disponibilità ad approvare il decreto così come è stato condiviso da M5s e Lega e quindi senza l'emendamento sul codice degli appalti. Ma il timore dei pentastellati è che i leghisti vogliano cercare il casus belli in Senato. Ipotesi totalmente respinta da fonti del partito di via Bellerio che invece accusano Conte di aver in mano il dossier di riforma del codice degli appalti dall'avvio del governo e di non aver fatto alcunché fino a ora.