The Independent, una delle testate più 'liberal' della stampa inglese, ha ora tra i principali azionisti un investitore proveniente da un Paese, l'Arabia Saudita, non proprio tra i più avanzati al mondo in campo di diritti umani. Un portavoce del giornale ha assicurato che "l'indipendenza editoriale è stata protetta formalmente da un nuovo accordo tra gli azionisti. Nondimeno, i dilemmi di carattere etico rimangono, considerando l'impostazione progressista di The Independent, che ha spesso pubblicato articoli critici nei confronti di Riad.
Il vecchio editore scende sotto il 50%
A quanto risulta dai documenti legali depositati presso la Companies House, il registro delle imprese britanniche, Sultan Muhammad Abuljadayel, un uomo d'affari quarantaduenne senza altri interessi nel Regno Unito, ha rilevato una quota tra il 25% e il 50% della Independent Digital News and Media, la holding che controlla la testata. Non è noto se Abuljadayel abbia acquistato le partecipazioni di altri soci o siano state emesse nuove azioni che abbiano diluito la quota degli altri azionisti. Quel che è sicuro è che la casa editrice ESI Media del miliardario russo Alexander Lebedev, che dal 2010 controllava The Independent, è scesa sotto il 50% del capitale e potrebbe quindi non essere più l'azionista di maggioranza. L'iniezione di liquidità operata dall'uomo d'affari saudita ammonterebbe a diversi milioni di sterline. Il portavoce della testata ha dichiarato però al Guardian che Abuljayadel è un "azionista di minoranza" che "consentirà all'Independent un futuro prospero".
La scommessa (vinta) dell'addio alla carta
Fondato nel 1986 da Andreas Whittam Smith, Stephen Glover e Matthew Symonds, tre giornalisti del conservatore Telegraph, The Independent riuscì a costruirsi presto un parco penne di prim'ordine grazie ai numerosi transfughi dal Times, che era stato nel frattempo acquistato da Rupert Murdoch, proprietario poco gradito da buona parte della redazione. Dopo la tiratura record di 400 mila copie segnata nel 1989, il quotidiano conobbe un progressivo declino negli anni '90, legato in parte a costi di gestione poco concorrenziali che costeranno, nel 2004, il passaggio dal formato broadsheet a quello tabloid.
Gravi problemi finanziari torneranno però ad attanagliare la testata alla fine dello scorso decennio, costringendo la nuova proprietà a chiudere l'edizione cartacea e a pubblicare The Independent esclusivamente online a partire dal 27 marzo 2016. Una decisione, a suo modo, storica e una scommessa vinta: la versione telematica ha 100 mila utenti unici al mese e l'anno fiscale al 2 ottobre 2016 si è chiuso con un utile record di 1,7 milioni di sterline e ricavi quasi raddoppiati a 14,3 milioni di sterline.