Il dimezzamento del Quantitative easing, ovvero l'acquisto da parte della Bce dei titoli di Stato, potrebbe aprire una fase di difficoltà per l'Italia. Gli acquisti mensili della Bce, in questi oltre due anni e mezzo di vita del Qe, hanno rappresentato un'ancora di salvataggio per un Paese come il nostro che detiene un debito pubblico pari a 2.281 miliardi, cresciuto di 63 miliardi nei primi 6 mesi di quest'anno, al ritmo di 10,5 miliardi al mese. In particolare, gli acquisti della Bce hanno aiutato a sostenere la domanda di titoli di Stato, allentando la stretta del credito delle banche.
1. Per l'Italia aumenteranno i costi per ripagare il debito pubblico (2.2miliardi)
L'avvio della stretta da parte della Bce avviene in concomitanza con il graduale aumento dei tassi di interesse da parte della banca centrale americana negli Usa. Queste due mosse tendono a normalizzare la politica monetaria ultra-accomodante delle due principali banche centrali mondiali. Per l'Italia, a medio termine, ciò significherà un aumento del carico finanziario per coprire il debito pubblico.
Se mettiamo insieme il fatto che la domanda di titoli del debito pubblico diminuirà per via della riduzione del programma di acquisti della Bce, al fatto che ci sarà un innalzamento dei tassi a medio e lungo termine importato dagli Usa, è inevitabile pensare a dei riflessi per l'Italia.
L'effetto non sarà immediato, perché il nostro Paese ha iniziato ad allungare le scadenze del debito, ma inevitabilmente ne risentiremo. "Diciamo - spiega l'economista Marcello Messori, direttore della School of European Political Economy dell'Università Luiss - che, se l'Italia non saprà dare segnali importanti sul fronte del debito pubblico, in prospettiva potrebbero esserci problemi. Un Paese come il nostro inevitabilmente entrerà in una fase di maggiore difficoltà. L'auspicio è che si sfrutti ancora questo spazio temporale in cui la Bce diminuirà gli acquisti ma continuerà comunque a farli. L'Italia può sfruttare questo tempo che ha a disposizione per avviare una graduale ma costante diminuzione del rapporto tra debito pubblico e Pil. Penso che questa sia davvero la scommessa che ci giochiamo. Dobbiamo porci su un sentiero che sia credibile per tutti, sia per i mercati finanziari, sia per i nostri partner europei. La credibilità delle nostre mosse e dei nostri impegni su questo fronte è piu' importante perfino del ritmo in cui avverrà questa riduzione del debito".
2. Gli effetti sulle banche
Uno dei grandi problemi delle banche italiane, oltre a quello dei crediti deteriorati, è che hanno ancora troppi titoli del debito pubblico nei loro bilanci. In questa fase di transizione in cui il Qe della Bce si ridurrà gradualmente, calerà la domanda di titoli del debito pubblico e, in prospettiva, aumenteranno i tassi a medio e lungo termine, le banche italiane dovranno cedere una parte dei titoli del debito pubblico che hanno in eccesso, soprattutto quelli a medio e lungo termine.
In tal modo ridurranno le perdite in conto capitale e potranno capitalizzare le forti plusvalenze che fino adesso hanno maturato, avendo comprato questi titoli in una fase più difficile di quella attuale. Inoltre, con la riduzione del Qe e un aumento dei tassi di interesse, se per le banche verrà un po' meno la fonte di guadagni proveniente dai titoli del debito pubblico, dall'altra si riaprirà la possibilità di svolgere con maggiori margini di guadagno l'attività tradizionale di intermediazione, perché si riallargherà la forbice tra i tassi di raccolta e quelli di impiego del denaro.
3. Gli effetti sui risparmiatori italiani
Lo scenario di un aumento dei tassi di interesse, in prospettiva, può dar spazio per i risparmiatori a investimenti meno rischiosi e a rendimenti più alti. Il problema è rappresentato dalla fase di transizione, quella cioè in cui, andando verso una fase di normalizzazione delle politiche monetarie ultra-accomodanti, possono verificarsi fasi di volatilità dei mercati e si assisterà a un riposizionamento degli investitori.
In questa fase, spiega ancora Messori, "chi ha dei portafogli con molti titoli del debito pubblico a lunga scadenza, non solo italiani, non sarà contento, perché il valore di quei titoli si abbassa. Questo significa che in un mondo che, prima o poi, farà segnare aumenti dei tassi di interesse, anche l'investimento in titoli di debito fisso in obbligazioni, puo' diventare rischioso".