Oggi, a Francoforte, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha confermato ciò che da mesi ha preannunciato, e cioè che il tempo del 'quantitative easing' ('Qe') è finito. A quattro anni dal suo avvio e dopo aver speso 2.600 miliardi di euro in acquisto di bond, il 'Qe' va in soffitta e si apre una nuova fase. Sul tavolo di Draghi i dossier di cui tener conto sono diversi: la frenata dell'economia europea, le incertezze politiche, la data di inizio della stretta, gli stimoli monetari da mantenere e la possibilità di lanciare un nuovo Tltro, un'asta di liquidità che incentivi la concessione del credito.
La frenata dell'economia e le incertezze
L'economia dell'Eurozona rallenta e l'incertezza sul futuro sembra aumentare. La Germania ha chiuso un trimestre di Pil in calo: il primo dal 2015. L'Italia, secondo Goldman Sachs, rischia di "flirtare" con la recessione nei prossimi sei mesi. L'incertezza sulla Brexit è aumentata. E l'Italia e la sua trattativa con Bruxelles sul bilancio e sulla manovra restano un'incognita. Anche la Francia sforerà il tetto del 3% per rispondere alla crisi 'gilet gialli'. Dunque i rischi per l'economia dell'Eurozona sono sempre maggiori e il pericolo che l'inflazione si raffreddi non è cessato. Le nuove proiezioni macroeconomiche della Bce permetteranno di fare il punto della situazione e di capire se l'attuale politica monetaria sia ancora adeguata.
La data della stretta
Finora la Bce ha detto che prevede di mantenere i tassi di interesse fermi "almeno fino all'estate del 2019". Ma con l'indebolimento della crescita economica, gli economisti si aspettano che la banca dichiari che ora i rischi per l'economia sono al ribasso. La vera novità, sul piano della politica monetaria in senso stretto, cambiare la forward guidance sui tassi, sarebbe però quella di uno spostamento in avanti della scadenza di questa estate per iniziare la stretta. Sicuramente questa è l'opzione più rilevante che Draghi dovrà vagliare. "I mercati stanno sentendo l'odore di una recessione dietro l'angolo - spiega al Ft Anatoli Annenkov, economista di Societe Generale - A loro non importa di ciò che la Bce farà tra tre anni, si preoccupano di cosa possa fare a breve termine, se le cose peggiorano".
Il reinvestimento dei titoli in scadenza
Un'altra importante opzione da valutare è cosa farà la Bce con la montagna di obbligazioni accumulate nell'ambito del Qe. Finora il messaggio della banca centrale è stato quello che reinvestirà le obbligazioni in scadenza "per un lungo periodo di tempo" dopo la fine del Qe. Per rafforzare questo e convincere i mercati, Draghi potrebbe suggerire un periodo di tempo più preciso, o porre fine al reinvestimento in base ai segnali più forti che l'economia sta raccogliendo.
Il possibile lancio di una nuova Tltro
Gli investitori sospettano da tempo che uno dei motivi per cui la banca debba porre fine al Qe è che sta esaurendo le obbligazioni da acquistare, a causa dei limiti sulla quantità di debito di un singolo paese, in particolare la Germania, che può detenere. Quindi è possibile che Draghi, per fornire scorte di credito a buon mercato, possa prendere in considerazione la possibilità di un nuovo giro di aste di liquidità a buon mercato, soprannominate nel linguaggio della Bce "Operazioni di rifinanziamento a lungo termine mirate" o Tltro.
Se le aste andranno avanti, è improbabile che vengano svelate fino all'inizio del prossimo anno e non incideranno sulla fine del Qe. In termini pratici, il Tltro e il Qe sono due cose molto diverse. L'acquisto di bond, e cioè il Qe, significa che i responsabili delle politiche di bilancio hanno il controllo sulle dimensioni del bilancio stesso. Con il Tltro invece il controllo spetta di più alle banche.