I colloqui al Cremlino tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin - culmine di un ottobre fitto di visite di rappresentanti del governo a Mosca - si concludono con la conferma di una “solida amicizia” tra i due Paesi e dell’impegno reciproco non solo a sostenere la ripresa dell’interscambio e a potenziare gli investimenti, ma anche a cooperare sui dossier più delicati della politica internazionale, primo tra tutti la soluzione della crisi in Libia.
“Comprare italiano è un affare”
Nell’ottica di questo particolare feeling, non scalfito - hanno tenuto a sottolineare entrambi i leader - dalla “difficile” congiuntura geopolitica, per la prima volta sono state commentate ai massimi livelli le voci sull’ipotesi di acquisti di titoli di Stato italiano da parte del Fondo sovrano russo, per far abbassare lo spread. “Non sono qui per chiedere al presidente Putin di comprare i titoli italiani", ha tenuto a chiarire Conte, ribadendo che "i fondamentali dell'economia italiana sono solidi" e se il Fondo volesse procedere in tal senso, farebbe "un affare".
Vladimir non vede problemi politici
Putin, con un lungo giro di parole, di fatto non ha escluso che l’operazione possa realizzarsi.
“Non ne abbiamo discusso - ha detto in conferenza stampa il leader del Cremlino - ma non c’è nessuna restrizione di carattere politico" sul possibile acquisto di titoli di Stato italiani. "Sappiamo che l'economia italiana ha basi buone - ha continuato Putin - ci fidiamo del governo italiano e siamo sicuri che i problemi con la Commissione europea saranno risolti”.
Ma a Palermo difficilmente arriverà
Secondo fonti al corrente dei contenuti dell’incontro in formato ristretto, protrattosi ben oltre l’orario previsto, “i colloqui si sono concentrati sulla cooperazione bilaterale al 70% e il restante sui grandi temi internazionali come sanzioni e Libia, con un focus sulla conferenza di Palermo”.
“Appoggiamo gli sforzi dell'Italia per la crisi in Libia, ma non so se potrò partecipare personalmente alla Conferenza", cui sarà comunque presente una delegazione di “alto livello”, ha detto il leader russo.
Roma concorda: superare il prima possibile le sanzioni
Sul regime sanzionatorio, questione che la parte russa mai solleva nei colloqui con i partner internazionali, la posizione di Roma è chiara: “Non può essere un fine, ma uno strumento da superare il prima possibile”.
L’idea del governo non è arrivare a porre il veto al prolungamento delle sanzioni a Mosca, ma “convincere tutti i partner europei” della necessità di procedere uniti con un approccio dialogico, consapevoli che all'attuazione degli accordi di Minsk "non vi è alternativa". Posizione ribadita anche dal vicepremier Matteo Salvini, venuto a Mosca il 17 ottobre scorso, 10 giorni dopo il ministro degli Estero Enzo Moavero Milanesi.
A colloquio con le imprese
L’Italia per la Russia rimane un “partner affidabile”, ha detto il ministro dell’Industria Denis Manturov, che partecipava ai colloqui, auspicando insieme a Putin un ampliamento degli investimenti italiani, anche grazie alle misure messe in atto da Mosca per migliorare il “business climate” nel Paese. A riprova che la prima visita di Conte in Russia da premier avesse carattere prettamente economico, vi è stato l’incontro dei due leader con i rappresentanti delle maggiori aziende italiane operanti nella Federazione e del mondo delle aziende di Stato russe.
Tra i partecipanti, Marco Tronchetti Provera (Pirelli), Claudio De Eccher (Codest), Philippe Donnet (Generali), Francesco Starace (Enel) e Guido Barilla. La giornata ha visto la firma di una quindicina di intese e accordi, tra cui i due siglati da Anas col Fondo d’investimenti diretti russo (Rdif) per lo sviluppo congiunto di investimenti pari a oltre 11,6 miliardi di euro riguardanti 1.100 km di infrastrutture stradali in Russia.
Vladimir invitato a venire subito a Roma
Il presidente del Consiglio, che ha ricevuto in dono dal leader del Cremlino una bottiglia di vodka Beluga, ha invitato Putin a venire “subito” in Italia. “Manca da troppo tempo, non vorrei che il popolo italiano pensasse che non le presta abbastanza attenzione”.