AGI - "L'idea è che i singoli Paesi non debbano venire a Roma per glorificare un Paese, una città o una singola persona ma per mostrare, nella cornice bellissima di Roma, quello che si può fare se il mondo si unisce e lavora insieme": Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore di Expo Roma 2030, sintetizza così in un'intervista all'AGI il senso della sfida per ottenere il mega-evento, nel giorno in cui nella Città Eterna arrivano gli ispettori del Bie. Roma è l'ultima a riceverli dopo Riad e Busan, in Corea del Sud, mentre per Odessa a causa della guerra una delegazione si è recata nella sede parigina del Bie e c'è stato un videocollegamento con la città ucraina.
Per il diplomatico di lungo corso e presidente dell'Ispi è presto per parlare di favoriti: "Posso solo dire che nessuno pensa di avere già vinto e nessuno si dà per sconfitto, è una grande battaglia e riteniamo di poter giocare le nostre carte".
"Noi non sottovalutiamo nessun concorrente perché Busan ha dalla sua le enormi aziende coreane, il contenuto tecnologico e la capacità organizzativa. Riad ha la forza di capitali virtualmente illimitati, un territorio che si presta a ogni genere di allestimento e anche", sottolinea Massolo a proposito della candidatura che molti osservatori danno in vantaggio, "la forza propellente di un Capo di Stato che intende far valere se stesso come creatore della nuova Arabia Saudita nella prospettiva del 2030".
"Odessa", infine, "ha una forza evocativa grandissima, ha delle problematicità ma anche la forza della battaglia dell'aggredito contro l'aggressore". Le rivali più accreditate arrivano da Oriente: "Ci limitiamo a osservare che dopo che l'Expo è stata nel Golfo e in Asia, sarebbe l'ora che tornasse in Europa", annota l'ex direttore dei servizi del Dis.
La delegazione è guidata come sempre dal greco Dimitri Kerkentzes, segretario generale del Bureau International des Expositions, mentre i quattro ispettori ruotano di volta in volta. "È una sorta di verifica che i contenuti del documento di candidatura presentati dal governo siano tutti realizzabili, quindi l'ambito di questa valutazione è piuttosto tecnico", spiega Massolo, "la decisione sull'ammissibilità della candidatura, su cui siamo fiduciosi, arriverà da un comitato ristretto del Bie in programma il 10 maggio. Le candidature ammesse andranno avanti".
Il 20 giugno ci sarà poi l'ultima assemblea del Bie prima del voto che sarà a novembre: "Quello sarà il momento determinante perché alle valutazioni di tipo prettamente tecnico del Bie si sostituiranno le valutazioni politiche decisive dei 171 governi membri dell'organizzazione".
La visita degli ispettori prevede "una grande messe di colloqui settoriali" centralizzati nel quartier generale dei Mercati di Traiano e un incontro con la presidente del Consiglio e un'udienza dal presidente della Repubblica per verificare il sostegno delle istituzioni. In programma anche incontri con ambienti imprenditoriali e con la società civile, perché un altro degli elementi importanti è quanto l'Expo sia gradita dal basso. Oltre ovviamente al sopralluogo a Tor Vergata, l'area della periferia sud-orientale destinata a ospitare l'evento, "per verificarne l'idoneità".
L'obiettivo è illustrare "come si svolgerà tematicamente l'Expo, le infrastrutture logistiche, cosa è previsto per l'accoglienza, la sicurezza per strutturare la città in funzione dell'Expo e soprattutto cosa è previsto quando l'Expo finirà". Ci sarà anche "un momento spettacolare in coincidenza con la notte del Natale di Roma", con uno spettacolo di luci e droni al Colosseo venerdì sera.
Per Massolo la candidatura di Roma ha tre punti di forza: il primo è la sinergia con il tema proposto, 'Persone e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione'. "Un tema preciso ma anche sufficientemente ampio per permettere a tutti, chi ha i grattacieli come chi ha territori minacciati l'innalzamento del livello degli oceani, di potersi riconoscere".
Il secondo è "la declinazione in termini strutturali e architettonici per rendere la cittadella" di Tor Vergata "coerente con questo tema", una cittadella che "sarà completamente inclusiva e aperta, non ci saranno localizzazioni per Paesi di serie A e di serie B, tutti avranno pari dignità".
Infine il fatto che l'area dell'Expo resterebbe anche in seguito "concretamente accessibile per un territorio che in passato è stato abbandonato": "L'abbiamo progettata già pensando al dopo, siamo stufi di Expo che si riducono a manifestazioni fieristiche più o meno importanti e poi lasciano cattedrali nel deserto, come abbiamo visto anche recentemente".
Le ricadute per l'Italia saranno importanti, si parla di 50 miliardi di euro. "Per regolamento di questo tipo di Expo sono le nazioni intere a candidarsi attraverso una città e riteniamo che i vantaggi non siano circoscrivibili al territorio romano o laziale", osserva Massolo.
"Si prevede un flusso di 30 milioni di visitatori che si aggiungeranno all'imponente flusso turistico che l'Italia ha ogni anno, è chiaro che i benefici si estenderanno a tutto il territorio nazionale e anche al mercato unico europeo, con particolare riguardo ai Paesi al di là delle Alpi e al di là dell'Adriatico".
"I 50 miliardi stimati", spiega, "sono legati all'aumento di valore che da qui al 2030 avranno le varie attività: creazione di nuove aziende, assorbimento di manodopera, flusso di capitali, gettito fiscale e vendita dei biglietti, che dell'Expo dà sempre la misura del successo o dell'insuccesso".