La capacità di produzione di petrolio dell'Arabia Saudita potrebbe tornare a pieno regime tra diversi mesi, più di quanto precedentemente indicato, dopo l'attacco rivendicato dai ribelli filo-iraniani huthi dello Yemen avvenuto sabato. Lo riporta il Financial Times, citando tre persone informate delle ultime valutazioni sui danni riportati alla struttura dall'attacco che ha dimezzato la produzione pari a 5,7 milioni di barili al giorno del principale paese produttore dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio.
I prezzi internazionali del petrolio sono aumentati quasi fino al 20 per cento oggi, alla riapertura settimanale dei mercati, un record dall'inizio della Guerra del Golfo nel 1991. Il Brent è aumentato di quasi 12 dollari al barile, pari al 19,5 per cento, arrivando a 71,95 dollari prima di scendere a circa 66,67 dollari, mentre il prezzo del West Texas Intermediate è aumentato fino al 15,5 per cento raggiungendo i 63,64 dollari al barile, prima di assestarsi a 60,29 dollari, con una crescita del 9,9 per cento.
I ribelli huthi dello Yemen sabato hanno rivendicato l'attacco contro il giacimento di Khurais e l'impianto di Abqaiq, in cui viene trattato quasi il 70 per cento del petrolio saudita per l'esportazione. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo ha dichiarato nelle scorse ore che "non ci sono prove" che l'attacco sia stato lanciato dallo Yemen, accusando l'Iran.