Il pacchetto di misure sulle pensioni sarà presentato dal governo come emendamento alla legge di Bilancio, ma senza l'intesa unitaria con i sindacati. E, anzi, la Cgil scenderà in piazza per esprimere il suo dissenso. Il tavolo a palazzo Chigi, punto finale di un percorso avviato nella fase 2 dalla fine di febbraio al ministero del Lavoro, e poi spostato il 2 novembre a palazzo Chigi, si è concluso con un documento di sintesi che non ha le firme di Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Le tre organizzazioni sindacali si sono divise: la Cisl ha dato parere favorevole, la Cgil nettamente contrario e la Uil ha espresso un 'giudizio articolato', ritenendo di aver spuntato dalla trattativa il massimo possibile. Ecco cosa prevede il testo.
Esenzione dall'innalzamento dell'età pensionabile
L'aumento dei requisiti che scatterà per tutti a partire dal 2019 non riguarderà alcune categorie professionali, interessati anche all'Ape sociale. Il governo ha già identificato 11 attività gravose, che sono: operai dell'industria estrattiva, edilizia e manutenzione edifici; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; conduttori di mezzi pesanti e camion; personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni; addetti all'assistenza personale di persone non autosufficienti; insegnanti della scuola dell'infanzia ed educatori degli asili nido; facchini; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti. A queste categorie, l'esecutivo ora ne aggiunge altre quattro: operai e braccianti agricoli, marittimi, addetti alla pesca, siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti ad alte temperature. Il testo precisa che l'esenzione è condizionata allo svolgimento di attività gravose da almeno 7 anni nei 10 precedenti il pensionamento, nonché, al fine degli effetti per il requisito anagrafico, al possesso di un'anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni.
Priorità ai giovani e previdenza complementare
Il Governo suggerisce di dare priorità alla discussione sulla "sostenibilità sociale dei trattamenti pensionistici destinati ai giovani, al fine di assicurare l'adeguatezza delle pensioni medio-basse nel regime contributivo, con riferimento sia alla pensione anticipata che a quella di vecchiaia". Non solo, ma occorre dare priorità anche allo sviluppo della previdenza complementare nel settore privato, con un confronto "aperto" anche alle organizzazioni dei datori di lavoro.
Proroga dell'Ape social
L'obiettivo, si legge nel documento, è quello di "consentire la proroga e in prospettiva la messa a regime" dell'Ape social, al termine del periodo di sperimentazione (nel 2018), grazie all'istituzione di un fondo ad hoc "dei risparmi di spesa".
Le misure per le donne
Il Governo si impegna ad allargare i requisiti per l'accesso all'Ape social delle donne, oltre quindi alla riduzione dei contributi necessari di sei mesi per ogni figlio fino a un massimo di due anni. Si punta cioè ad un "allargamento dei requisiti di accesso alle prestazioni per le lavoratrici con figli al fine di avviare il processo di superamento delle disparità di genere e dare primo riconoscimento al valore sociale del lavoro di cura e di maternità svolto dalle donne".