A Roma si venderanno le prime case in Bitcoin. L’idea è della Barletta Costruzioni e lo farà per il complesso De Lollis12, nel quartiere San Lorenzo. 123 appartamenti in vendita nel cuore della Capitale che hanno in sé un’idea di innovazione di cui Bitcoin è solo l’elemento più curioso. “Abbiamo già un potenziale compratore, poco dopo l’annuncio (mercoledì 5 aprile, ndr) abbiamo ricevuto una telefonata da Milano” ha detto ad Agi Paolo Barletta, 31 anni, dal 2010 consigliere delegato allo sviluppo e alle finanze aziendale. Che non è nuovo agli investimenti in innovazione. E in startup. Bitcoin quindi è un approdo. E un buon modo di far parlare di un enorme progetto di riqualificazione urbana nella Capitale. Premiando chi comprerà casa in Bitcoin evitando di fargli pagare le spese dell’atto notarile. Un risparmio stimato dall’azienda tra i 15mila e i 45mila euro.
Perché ha proposto alla sua azienda di accettare pagamenti in Bitcoin?
“Perché sono convinto che sia la moneta del futuro e ne seguo molto i trend. Il mercato andrà in quella prospettiva, ne sono certo. Il fatto che si sia attestata ad un valore medio di mille dollari l’ha resa una moneta matura. Anzi, è molto meno volatile di altre monete quindi non vedo perché non farlo. Sa di quanto si è svalutata la lira turca negli ultimi 6 mesi? Del 36%. Come investitori ci hanno proposto diverse volte di investire in startup con tecnologia Bitcoin, Blockchain. E abbiamo deciso di farlo mettendo in connessione questo business con quello dell’azienda di famiglia. Siamo la prima azienda al mondo che lo fa in un mercato regolamentato. Non lo hanno fatto ancora a Dubai, e nemmeno in Silicon Valley”.
E invece è successo in Italia.
“In Italia abbiamo una legislazione all’avanguardia da questo punto di vista. L’Italia è stata tra i primissimi Parsi a classificare il Bitcoin com moneta di scambio. L’Agenzia delle Entrate ha emanato una circolare che lo diceva chiaramente. La possibilità c’era, l’abbiamo solo sfruttata”.
Come avverrà la transazione?
“Per farlo ci siamo affidati a Coinbase, che è tra i pochi siti che non garantiscono l’anonimato negli scambi in Bitcoin. Il pagamento va fatto da lì. L’utente si registra, dà i suoi documenti e paga. Il notaio verificherà la transazione insieme ai controlli anti riciclaggio, come avviene in tutte le transazioni anche in euro. Chiede alla persona come si è approvvigionato di Bitcoin, come avviene con l’Euro. Avviene quindi la transazione e nell’atto notarile si iscrive il codice eterno salvato nella blockchain (una stringa di numeri contenuti nei libri contabili di Bitcoin, eterni, non modificabili, ndr)”.
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In tutto questo rimane che Bitcoin è una valuta molto volatile.
“E’ la nostra sfida per differenziare gli investimenti. Se il bitcoin crolla il giorno dopo che ti sei comprato una casa hai fatto un affare. Se raddoppia l’affare lo facciamo noi”.
Un business nel business.
“Se vuoi sì, anche se potrei comprare Bitcoin vendendo case comunque in Euro. E’ un’alternativa al dover immobilizzare in Bitcoin i ricavi della vendita degli appartamenti. Faremo un tesoretto aziendale in Bitcoin. Per ora abbiamo due possibilità: cambiarli o tenerli sul conto della società”.
Oltre al real estate investi in innovazione, cosa cerchi per i tuoi investimenti?
“Abbiamo in portfolio diverse startup. Nel 2012 abbiamo investito nel marchio di Chiara Ferragni, sapevamo che un domani avrebbe avuto più peso che una pagina su un giornale. La seconda è Ufirst, un aggregatore di fast track per saltare le file di aerei, traghetti. E sta facendo numeri importanti”.
Avete mai pensato ad un fondo di capitale di rischio da investire in startup?
“Ci stiamo pensando e posso solo dire che stiamo negoziando con un fondo straniero per una grossa fusione di portfolio. Faremo un fondo di venture sì. Ma per ora non posso dire altro, per ora investimento con un veicolo di famiglia”.
Qual è la cosa più innovativa di DeLollis12, a parte Bitcoin?
“Credo che sia un progetto enorme di riqualificazione urbana. Credo che abbia il merito di fare quello che nessuno è riuscito a fare finora. Ridare Roma ai romani. Trovo assurdo che i palazzi siano stati costruiti solo nelle periferie negli ultimi anni. A Roma ci sono oltre 100mila metri quadri nel centro dove ci sono vecchie strutture, uffici disabitati, in disuso, che potrebbero essere riqualificati e ridati ai cittadini. La città va vissuta, e va vissuta al centro. Noi ci stiamo provando, con un investimento enorme. Al centro della città. Spero sia l’inizio di un cambiamento nella crescita e nell’urbanistica della Capitale”.