Il palladio è il nuovo bitcoin. O almeno così sembra. Più prezioso dell’oro e del platino, il metallo raro da mesi brucia record su record in una corsa sfrenata che lo ha visto attestarsi a poco meno di 1.600 dollari l’oncia. Trecento dollari più dell’oro e 640 dollari più del platino. Inarrestabile, ha superato velocemente anche la soglia psicologica dei 1.500 dollari l’oncia, ha triplicato il suo valore in soli tre anni e guadagnato quasi il 30% da inizio anno.
A cosa è dovuta la fame di palladio?
Estratto principalmente da alcuni minerali di rame e nichel, il metallo raro bianco-argenteo viene usato da tempo nell'industria come catalizzatore, e in gioielleria. Ma a far crescere la domanda è il suo impiego nelle auto a benzina e ibride. Le specifiche sempre più severe per il controllo delle emissioni, inoltre, costringono a usare quantità crescenti di questo metallo nei catalizzatori. C’è un problema però: le scorte di palladio si stanno esaurendo.
Le scorte sono quasi finite
Da otto anni, spiega il Sole24Ore, il mercato del palladio è in deficit di offerta e oggi ci sono forti segnali di scarsità. Le scorte – che a lungo avevano soddisfatto una buona parte del fabbisogno – sono scese a livelli critici: secondo le stime (non facili) nei magazzini di tutto il mondo sarebbero rimaste tra 10 e 18 milioni di once di palladio, equivalenti a 1-2 anni di consumi, afferma un report del raffinatore Heraeus.
Le scorte di Stato russe – un tesoro un tempo immenso, detenute nella massima segretezza dal Gokhran (Tesoreria di Stato della Russia) – si ritengono ormai esaurite, mente il palladio fisico che costituisce il patrimonio di Etf (exchange-traded fund) si è ridotto a meno di 700mila once, il minimo da dieci anni: la fame di metallo tra i produttori di marmitte catalitiche è tale che gli investitori trovano più redditizio cederlo a questi ultimi piuttosto che continuare a detenere Etf (che peraltro hanno già regalato formidabili plusvalenze).
A ciò si aggiunge il fatto che l’80% delle forniture arriva da due Paesi soltanto: il Sudafrica – dove l’industria mineraria è in crisi da anni – e la Russia, dove opera il primo produttore mondiale, Norilsk Nickel. Quest’ultimo prevede che la domanda, già da record nel 2018, aumenterà ancora di circa il 5% quest’anno (a 11,2 milioni di once) e che il deficit salirà da 600 mila a 800 mila once.
L’ipotesi della speculazione
La domanda di palladio però non basta a spiegare le ragioni del rally. Un numero crescente di esperti - osserva ancora il Sole - è convinto che dietro ci sia anche una bolla speculativa e oggi mette in guardia dal rischio di una brusca correzione. Sono di questo parere ad esempio gli analisti di Ubs e Saxo Bank.
Per gli esperti, spiega il sito Wall Street Italia, il rally del palladio è del tutto artificiale e finirà inevitabilmente, a causa dell’innovazione tecnologica e dell’inevitabile passaggio all’elettrico. Ecco perché gli investitori hanno cominciato a vedere, come è success con bitcoin, la criptovaluta che in un anno di tempo ha visto il suo valore crollare dell’80%.