“Avevamo messo in conto atti di vandalismo, ma un gesto insensato e stupido come quello della ragazza che butta una delle nostre bici nel Tevere confesso che no, non me lo aspettavo”. Andrea Crociani, 40 anni, milanese e capo per l’Italia di oBike, il servizio di bike sharing attivo in 5 città italiane compresa la Capitale, commenta così il video che è circolato nelle ultime ore di una coppia di ragazzi che buttano una bici a noleggio nel fiume e poi lo postano su Instagram.
Un gesto che ha indignato anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi che su Facebook ha ripubblicato il video augurandosi che i responsabili siano presto individuati. Desiderio esaudito, perché i loro nomi sono nelle mani dei Carabinieri dopo la denuncia fatta dallo stesso Crociani: “Li abbiamo contattati, non ci hanno neppure chiesto scusa. La denuncia era inevitabile”. Ma questo gesto, spiega il general manager, non frena la strategia dell’azienda che in Italia ha intenzione di continuare a lavorare. Il motivo è semplice: a fronte di alcuni gesti di insensato vandalismo, ci sono 230 mila persone che in Italia usano il servizio. 4 mila corse al giorno solo a Roma. Una bici nel Tevere denota l’idiozia di qualcuno, ma “in Italia la maggioranza è fatta da gente perbene che ha fame di servizi come il nostro”.
Crociani, cosa ha pensato quando ha visto quel video?
"Guardi, vorrei sottolineare prima di tutto che decine di persone hanno condiviso con noi quel video segnalandoci quel gesto assurdo, e questo ci ha permesso di individuare i responsabili e denunciarli con nomi e cognomi. Il bike sharing è una rivoluzione culturale, sappiamo che ci vuole tempo, ma ci sono centinaia di migliaia di utenti civili che usano il servizio. Poi ci sono anche gli incivili e si finisce per parlare solo di loro. Questi sguazzano nelle novità di arredo urbano. E così è stato per i due di Roma. Per quanto riguarda il video, la cosa che più mi ha colpito è che si è trattato di una ragazza, non più una ragazzina, che fa un gesto assolutamente stupido e vuoto di senso. È un gesto che fa male, io lavoro a questo progetto tutti i giorni per 15 ore al giorno, e con me gli altri di oBike".
Il vandalismo però è un gesto che aziende come la vostra devono tenere in conto.
"Sì, ma mi aspettavo più i furti, i danni. Quel gesto è diverso, per certi versi è peggiore, ma per fortuna non è la maggioranza degli utenti di di oBike".
Siete arrivati in Italia da circa sette mesi. Che bilancio fa di questo primo periodo?
"Un bilancio ufficiale lo faremo dopo la stagione estiva, quindi a settembre. Marzo settembre è il periodo dove è più facile usare la bici. Ad oggi siamo a Roma, Torino, Lecce, Rimini e Ravenna. Per ora possiamo dire che abbiamo circa 230 mila utenti iscritti e picchi di oltre 4 mila corse al giorno a Roma. Ma gli utenti aumentano di circa 10 mila ogni settimana".
Sembra che il bilancio sia positivo.
"Sì è positivo. Noi in Italia siamo una sperimentazione. Non usiamo soldi che arrivano dall'Asia (l'azienda madre è basata a Singapore, ndr), ma siamo un'azienda che vive con le proprie risorse e dei propri ricavi. Viviamo al 100% di quello che guadagniamo in Italia anche se le le 12 mila biciclette le ha fornite la casa madre. Se non funziona chiudiamo e torniamo a fare quello che facevamo prima. Però so che l'Italia è il Paese migliore al mondo per questo business. C'è fame di innovazione, c'è fame di sharing economy ma anche di sostenibilità".
Come pensate di combattere il vandalismo?
"L'unica soluzione è la diffusione della cultura della sharing economy e l'autodisciplina. Quello che è successo a Roma è non quello che succede normalmente a Roma. C'è una grande parte di città perbene che usa il nostro servizio. Centinaia di persone fanno foto ai disservizi per denunciarli, quello che chiedo loro è non solo di fare le foto postarle sui social, ma segnalarci i casi. Potremo migliorare ancora il servizio. Ma vorrei fare un'invito. Noi paghiamo decine di multe per le bici messe in posti in cui non dovrebbero stare. Fotografarle non basta, sono bici piuttosto leggere e spostarle invece di ignorarle non costa molta fatica. Ci sono persone perbene che già lo fanno, è un gesto di civiltà".
Twitter: @arcangeloroc