AGI - I mercati procedono contrastati in vista del 2 di aprile, quando Washington annuncerà nuovi dazi, che potrebbero essere meno severi del previsto. Più nel dettaglio Donald Trump ha dichiarato che i dazi sulle automobili arriveranno presto, ma ha anche fatto presente che non tutte le tasse minacciate saranno imposte il 2 aprile e che alcuni Paesi potrebbero ottenere agevolazioni, una mossa che i mercati hanno interpretato come un segno di flessibilità.
Contemporaneamente, Trump ha aperto un altro fronte nella guerra commerciale globale, imponendo tariffe secondarie del 25% a tutti i paesi che acquistano petrolio o gas dal Venezuela, una direttiva che ha fatto salire i prezzi del petrolio. Intanto in Asia i listini avanzano misti, mentre i future a Wall Street arretrano leggermente dopo aver registrato forti guadagni nella sessione di ieri a New York, con il Dow Jones che ha guadagnato l’1,42%, lo S&P 500 l’1,76% e il Nasdaq il 2,27%.
L'indice S&P 500 ha recuperato circa il 4% rispetto al minimo registrato il 13 marzo, e resta in calo di circa il 6% rispetto al massimo storico di chiusura del 19 febbraio. Alla Casa Bianca, Trump ieri ha rivelato ai giornalisti che potrebbe concedere agevolazioni sui dazi a "molti paesi", senza fornire ulteriori dettagli. Un funzionario della Casa Bianca si è rifiutato di precisare quando entreranno in vigore i dazi specifici per settore su automobili, prodotti farmaceutici o chip semiconduttori, aggiungendo che si tratta di una data ancora "da definire e a discrezione del presidente". Bloomberg e il Wall Street Journal avevano riferito in precedenza che l'amministrazione potrebbe ritardare i dazi specifici per settore.
A questo proposito Trump ha affermato che gli Usa imporranno tariffe su automobili, prodotti farmaceutici e alluminio "nel prossimo futuro", sostenendo che gli Stati Uniti avranno bisogno di tutti questi prodotti in caso di guerre o altri problemi. I dazi sulle auto entreranno in vigore nei prossimi giorni, ha affermato Trump, aggiungendo che i dazi sul legname e sui chip arriveranno "in seguito". "Siamo stati truffati da tutti i Paesi", ha affermato Trump dopo una riunione del suo gabinetto, prevedendo che i dazi previsti avrebbero fatto aumentare le entrate delle casse degli Stati Uniti in quantità "astronomiche", consentendo alle aliquote fiscali di rimanere basse o addirittura di diminuire.
Trump, ha poi affermato che i paesi possono ancora evitare i dazi se abbassano le tariffe o spostano la produzione negli Stati Uniti e ha anche annunciato un investimento di 21 miliardi di dollari da parte del gruppo sudcoreano Hyundai Motor. L'investimento includerà un nuovo stabilimento siderurgico da 5,8 miliardi di dollari in Louisiana. In Asia la Borsa di Tokyo oggi arretra di quasi lo 0,5% per l'indebolimento dello yen. Il sentiment in Giappone si è inasprito questa settimana a causa dei i dati dell'indice Pmi, più deboli del previsto, anche se si prevede che gli aumenti salariali e dei consumi privati sosterranno l'economia quest'anno, sebbene la Boj stia discutendo ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Il listino di Seul perde terreno nonostante Hyundai Motor avanzi quasi del 4%. In frenata Shanghai e Hong Kong per le prese di profitto sui titoli tecnologici più importanti. Più nel dettaglio Xiaomi è crollata del 5% e Alibaba è scesa del 2,7% dopo che il presidente Joseph Tsai ha messo in guardia contro una bolla in crescita nel settore dei data center dell'intelligenza artificiale.
A Wall Street i future arretrano dopo che ieri le azioni di Tesla sono salite quasi del 12% e anche i titoli di Nvidia sono balzati del 3,75% e quelli di Advanced Micro Devices del 7%. Il rendimento del Tesoro a 10 anni è avanzato al 4,33%. I rendimenti erano scesi nelle ultime settimane in base alle aspettative che la Fed taglierà i tassi più di quanto si pensasse in precedenza quest'anno. La Fed ha ribadito le sue aspettative per due tagli dei tassi di un quarto di punto quest'anno nella riunione di marzo. Sul fronte dei dati macro, gli indici Pmi Usa hanno evidenziato una crescita sorprendentemente forte nel settore dei servizi e un calo a sorpresa in quello manifatturiero, insieme a un forte aumento dei prezzi degli input dovuto all'impatto dei dazi.
Questa settimana l'attenzione sarà rivolta a una serie di interventi dei funzionari della Fed per ottenere ulteriori indicazioni sull'economia statunitense, soprattutto dopo che la banca centrale la scorsa settimana ha segnalato una maggiore incertezza sulle politiche di Trump. Oltre alla Fed, oggi è in programma la pubblicazione della fiducia dei consumatori Usa, importante per verificare il sentiment dopo l’inatteso calo dello scorso mese e dopo la partenza altalenante dei dazi di marzo.
Rimanendo negli Usa, questa settimana è prevista anche una lettura rivista dei dati sul prodotto interno lordo del quarto trimestre, mentre venerdì avremo i numeri sui redditi e sulle spese personali degli americani, ma soprattutto uscirà il deflatore del Pil, il cosiddetto Pce, che è la variabile di rifermento della Fed sui prezzi, per il quale si attende un lieve rialzo della parte 'core'. Nel frattempo sul fronte prezzi, mercoledì avremo l’inflazione del Regno Unito, attesa in lieve rialzo e venerdì usciranno i primi numeri sull’inflazione di marzo di Francia e Spagna. Oggi in Europa i future sull’EuroStoxx perdono colpi, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso negative, con Londra che ha ceduto dello 0,11%, Francoforte lo 0,17%, Parigi lo 0,26% e Milano lo -0,16%.
I mercati stanno digerendo i nuovi Pmi, usciti ieri, con i dati sulla Francia che hanno superato le previsioni mentre per l'area euro e la Germania, sia i Pmi compositi che quelli dei servizi sono scesi al di sotto delle previsioni, sebbene quello manifatturiero le abbia superate. Sul fronte delle materie prime, i prezzi del petrolio sono aumentati dell'1%, mentre gli investitori seguono gli sviluppi dei colloqui per porre fine al conflitto Russia-Ucraina in corso a Riad, con Washington che sta valutando un accordo separato per il cessate il fuoco marittimo sul Mar Nero, consentendo il libero flusso delle navi.
Sempre sul fronte dell’energia la banca centrale russa ha avvertito che gli Stati Uniti e l'Opec hanno la capacità di inondare il mercato del petrolio e provocare una ripetizione del prolungato crollo dei prezzi degli anni '80, che ha contribuito alla caduta dell'Unione Sovietica. L'avvertimento è arrivato poche settimane prima che i presidenti russo e statunitense Vladimir Putin e Donald Trump inizino i colloqui per porre fine alla guerra in Ucraina. Trump ha avvertito che potrebbe imporre ulteriori sanzioni alla Russia se non ci fosse un accordo di pace. Ha anche promesso una maggiore produzione di petrolio statunitense e ha chiesto all'Arabia Saudita, di pompare più petrolio per aiutare l'economia globale.