AGI - Sui mercati valutari il renminbi cinese è sceso al livello più basso da un anno sul dollaro, mentre il biglietto verde ha registrato il suo rialzo più netto dal giorno della vittoria elettorale di Donald Trump, dopo che il presidente eletto ha dichiarato che avrebbe imposto tariffe del 100% ai paesi Brics che continueranno a sostenere la creazione di un'alternativa al dollaro statunitense e mentre la crisi politica in Francia rischia di collassare.
"Non vi è dubbio che i tweet di Trump si stiano rivelando ancora una volta un fattore chiave a breve termine sui mercati valutari", ha commentato Jonas Goltermann, vice capo economista per i mercati di Capital Economics. L'indice del dollaro, una misura chiave della valuta Usa rispetto a sei omologhe, oggi è salito dello 0,6%, portando l'euro sotto 1,05 e trainando verso il basso anche la sterlina e il dollaro canadese.
Il rally del dollaro a stelle e strisce, ha preso forza poiché gli investitori scommettono che i piani tariffari di Trump saranno inflazionistici, ostacolando la capacità della Fed di allentare i tassi, mentre ieri un rapporto dell'Institute for Supply Management, ha mostrato che l'attività manifatturiera statunitense ha subito un rallentamento inferiore alle attese a novembre, rafforzando ulteriormente questa tesi. Più stabili, almeno per ora, i mercati azionari, con le Borse asiatiche in rialzo, sulla scia dei tecnologici, che ieri hanno fatto impennare il Nasdaq e l'S&P, facendoli chiudere a livelli record.
Oggi anche i future a Wall Street e quelli in Europa si mantengono sopra la parità, nonostante l'allarme in Francia, mentre questa settimana, in attesa delle riunioni della Bce del 12 dicembre e della Fed del 18 dicembre, gli investitori guardano al dato sul mercato del lavoro americano a novembre, che sarà pubblicato venerdì. Sarà una prima occasione per capire se l'elezione di Donald Trump sta dando una spinta positiva all'economia americana, o se il timore dei dazi, che potrebbero portare un significativo aumento dell'inflazione, non stia spingendo gli operatori a una maggiore prudenza.
Intanto la maggior parte dei trader resta convinta che la Fed a dicembre taglierà i tassi di un quarto di punto, soprattutto se venerdì il mercato del lavoro, come atteso, tenderà a normalizzarsi. Christopher Waller, un influente governatore del panel di definizione delle politiche della Fed, ha sostenuto ieri il taglio dei tassi da parte della banca centrale questo mese, avvertendo che i costi di prestito ancora elevati stanno contribuendo a frenare la domanda nella più grande economia del mondo, favorendo l'allentamento delle pressioni sui prezzi.
E domani c’è attesa per gli interventi di Christine Lagarde al Parlamento europeo e di Jerome Powell negli Stati Uniti. Intanto Win Thin, chief global strategist di mercato di Brown Brothers Harriman, sostiene che la maggiore solidità dell'economia statunitense rispetto ad altre regioni continuerà a sostenere rendimenti più elevati dei Treasury e un dollaro più forte. Guy Miller, chief strategist di mercato del gruppo assicurativo Zurich, ribadisce questo sentiment, affermando che i guadagni del dollaro "hanno ancora molto da offrire", mentre o l'euro è in difficoltà, dopo che in Francia i partiti di estrema destra e di sinistra hanno dichiarato che voteranno una mozione di sfiducia contro il primo ministro Michel Barnier, una mossa che probabilmente causerà il crollo del governo francese nel corso di questa settimana.
Nel frattempo oggi in Asia i listini avanzano, specie quelli di Tokyo e Seul, grazie al traino dei tecnologici. I guadagni nel settore tecnologico, iniziati ieri al Nasdaq, sono avvenuti in seguito al riposizionamento degli investitori per le ultime restrizioni all'esportazione imposte da Washington nei confronti di 140 aziende cinesi, volte a limitare l'accesso della Cina a chip e apparecchiature avanzate essenziali per l'intelligenza artificiale. Si prevede che le restrizioni andranno a vantaggio dei produttori globali di semiconduttori al di fuori della Cina e in particolare verso quelli giapponesi e sudcoreani. In compenso sfavoriranno la Cina e per questo le Borse di Shanghai e di Hong Kong sono più in affanno.