AGI - Nella giornata di lunedì 2 dicembre, i mercati procedono contrastati, trainati al rialzo dalle Borse asiatiche, mentre i future a Wall Street arretrano e così anche quelli in Europa, dopo i recenti rialzi record a New York e in attesa della pubblicazione, venerdì prossimo, di un rapporto sull'occupazione Usa, che potrebbe indirizzare l'andamento dei tassi Fed nei prossimi mesi. L'incertezza sulla traiettoria dei tassi americani è aumentata, poiché una serie di solidi dati sull'economia a stelle e strisce ha alimentato il timore che l'inflazione possa riprendersi, se la banca centrale allenterà troppo il costo del denaro. Resta comunque alta, intorno al 60-70%, l'aspettativa di un taglio dei tassi a dicembre, mentre è diminuita quella sulle mosse del prossimo anno, che potrebbero ridursi a due, lasciando i tassi Usa dall'attuale intervallo del 4,5%-4,75% al 4% a fine 2025. La previsione degli analisti è che venerdì il mercato del lavoro Usa mostrerà un "ritorno alla normalità" e cioè che registrerà un aumento del tasso di disoccupazione al 4,1-4,2% e una contestuale normalizzazione del numero di nuovi occupati intorno alle 200.000 unità, dopo il crollo di ottobre legato a fattori straordinari.
Intanto oggi in Asia i listini avanzano, specie quello della Cina continentale, dopo i buoni dati sull'attività industriale. A sostenere l'azionario asiatico sono anche le recenti chiusure record di Wall Street, che mantiene un andamento rialzista, mentre il dollaro si è ripreso dai minimi plurisettimanali contro lo yen. Oggi in Cina l'indice manifatturiero Caixin è salito più del previsto, confermando i dati dei Pmi ufficiali di sabato, che hanno segnato un secondo mese consecutivo di espansione, dopo che Pechino ha introdotto ulteriori misure di stimolo alla fine di settembre. Questi stimoli stanno favorendo la ripresa dell'economia del Dragone, anche se la domanda interna e' ancora debole. Piu' in generale in Cina le esportazioni mostrano dei segni di ripresa, ma in prospettiva incombono i rincari tariffari minacciati da Donald Trump, i quali potrebbero rappresentare un rischio per l'economia globale, come dimostra la debolezza dell'azionario europeo.
Cosa succede in Europa e negli Usa
Anche l'Europa infatti teme l'aumento dei dazi americani, specie nei settori più esposti alle esportazioni verso gli Usa, come l'auto. Domenica si è dimesso a sorpresa l'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, due mesi dopo un profit warning sulla società produttrice di automobili Jeep, Fiat e Peugeot, che quest'anno ha perso circa il 40% del suo valore. La società ha fatto sapere che cercherà di trovare un Ceo sostitutivo nella prima metà del 2025. Nel frattempo Donald Trump ha fornito sostegno al dollaro mettendo in guardia i Paesi emergenti dei Brics dal tentare di indebolire il biglietto verde. Il presidente eletto ha minacciato di imporre rincari tariffari del 100% contro i Brics, se insisteranno a voler sostituire il dollaro, creando una valuta alternativa. Di riflesso lo yen ha perso quota e la sterlina e l'euro sono entrambi scesi dello 0,4%, rispettivamente a 1,269 e 1,0523 dollari. Intanto i future a Wall Street flettono leggermente, mentre l'S&P 500 resta su livelli record e da un rapporto di Lseg Datastream, è scambiato al top degli ultimi tre anni, anche se, secondo gli strateghi di Yardeni Research, questo crescente ottimismo degli investitori non esclude delle possibili inversioni di tendenza, specie se la banca centrale Usa dovesse confermare l'intenzione di ridurre i tagli l'anno prossimo.
I prossimi appuntamenti
Questa settimana dovrebbero parlare diversi funzionari Fed, tra cui, mercoledì, il presidente Jerome Powell. Intanto sul fronte geopolitico ci avviamo verso un dicembre carico d'incertezza, per la minaccia dei rincari tariffari di Trump, l'apertura del nuovo fronte siriano in Medio Oriente, il peggioramento della guerra in Ucraina e la crisi politica ed economica incombente in Francia, dove il governo di minoranza è in bilico e rischia di cadere sul bilancio. Oggi o domani dovrebbero uscire i primi dati sul Black Friday, che consentiranno di avere il polso sull'andamento delle vendite natalizie negli Stati Uniti. Intanto c'è attesa per i dati Usa sull'indice Ism manifatturiero, attesi per oggi, e per quelli di mercoledì sull'Ism servizi, mentre giovedì si riunisce l'Opec+. La riunione era stata originariamente prevista per il primo dicembre, ma è stata posticipata, poiché non si è ancora raggiunto un accordo tra le parti, indecise se posticipare ulteriormente e di quanto l'avvio dell'aumento di produzione previsto dal prossimo gennaio. In Francia, intanto, Marine Le Pen ha dato tempo al premier Michel Barnier fino a oggi per fare ulteriori concessioni di bilancio ed evitare una mozione di sfiducia, che innescherebbe il crollo del governo.
C'è anche attesa per l'intervento di mercoledì di Christine Lagarde al Parlamento europeo, mentre si prevede che la Bce tagliera' i tassi questo mese e, al momento, i mercati stimano una probabilita' del 27% che il 12 dicembre a Francoforte si possa addirittura procedere a un allentamento di 50 punti base, che tuttavia gli analisti escludono.
In Asia l'oro è sceso dello 0,7% a 2.635 dollari sotto la pressione del dollaro forte e i prezzi del petrolio sono aumentati, sostenuti dai dati sulla produzione cinese e dalla ripresa degli attacchi di Israele contro il Libano, nonostante l'accordo di cessate il fuoco. Intanto il Bitcoin è salito fino a 97.863 dollari, avvicinandosi a quota di 100.000 dollari, dopo il massimo storico del 22 novembre, di 99.830 dollari. "La prossima settimana", commenta Vincenzo Bova, strategist di Mps, "non credo che ci saranno grandi sbalzi sui mercati. Diciamo che di qui a fine dicembre il mercato sarà ancora caratterizzato da una bassa volatilità. Per cui non vedo grossi movimenti, se non qualche piccola correzione come c'è stata a metà novembre. Al momento i venti soffiano ancora in favore dei mercati azionari. Poi tutto dipenderà da cosa farà Trump, che s'insedierà il 20 gennaio".
I dati cinesi
Il settore manifatturiero cinese è cresciuto più del previsto a novembre. L'indice manifatturiero Caixin si attesta a 51,5 punti, sopra i 50,3 punti del mese precedente e gli attesi 50,6 punti. Il rafforzamento è stato determinato dal miglioramento della domanda locale ed estera. I dati odierni arrivano dopo che i Pmi del governo pubblicati nel fine settimana hanno mostrato che il settore manifatturiero cinese è cresciuto leggermente più del previsto a novembre, segnando un secondo mese consecutivo di espansione dopo che Pechino ha introdotto ulteriori misure di stimolo a partire dalla fine di settembre. "Mentre la crisi economica sembra aver toccato il fondo, l'economia necessita di ulteriore consolidamento. Si prevede che le pressioni strutturali e cicliche che la Cina dovrà affrontare continueranno, insieme alle probabilita' di un continuo accumulo di incertezze esterne, che richiedera' sufficienti stimoli politici", commenta in una nota Wang Zhe, economista senior dio Caixin Insight Group.
I dati Caixin di solito differiscono dai Pmi governativi, poiche' il sondaggio governativo si concentra maggiormente sulle grandi imprese statali del nord, mentre i dati Caixin coprono le aziende private più piccole del sud. In Cina gli investitori chiedono a gran voce misure fiscali più mirate, soprattutto per sostenere la debole spesa e dopo che Trump ha promesso di imporre forti dazi commerciali dopo il suo insediamento.