AGI - I mercati procedono contrastati in vista della chiusura di quelli Usa per la festività del Giorno del Ringraziamento e dopo che ieri l'indice Pce negli Stati Uniti, osservato speciale della Fed, ha confermato che l'inflazione americana resta forte e che dunque gli investitori si mantengono cauti sulle prospettive dei tassi d'interesse a stelle e strisce.
A ottobre l'indice Pce ha registrato un rialzo del 2,3% annuale, in linea con le attese ma sopra il target del 2% della Fed e il +2,1% di settembre. Anche il Pce 'core' e' salito dello 0,3% mensile e del 2,8% annuale, il che suggerisce che l'economia statunitense ha mantenuto il suo ritmo sostenuto di crescita all'inizio del quarto trimestre, mentre i progressi nella riduzione dell'inflazione sembrano essersi bloccati.
Dopo i dati, i trader hanno comunque aumentato le scommesse sul fatto che la Fed approverà un altro taglio dei tassi a dicembre, anche se restano indicazioni incerte sulle mosse future soprattutto a causa della scarsa visibilità dell'impatto dei piani economici di Donald Trump. Oggi in Asia le Borse sono miste, con quella di Tokyo in rialzo e quella di Seul piatta, nonostante un inaspettato taglio dei tassi da parte della banca centrale sudcoreana.
Negative invece le Borse cinesi, con Shanghai che arretra, dopo che il presidente eletto Trump ha minacciato di imporre ulteriori dazi commerciali sulla Cina, il che potrebbe innescare una nuova guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali, tanto piu' che ieri Trump, ha insediato Jamieson Greer come rappresentante commerciale degli Stati Uniti e Kevin Hassett come direttore del National Economic Council. Greer era stato coinvolto nelle decisioni commerciali già durante il primo mandato di Trump: era infatti il capo di gabinetto dell'allora rappresentante al Commercio, Robert Lighthizer, ed entrambi hanno avuto un ruolo cruciale nell'introduzione dei dazi contro la Cina, l'Europa e altri Paesi.
Inoltre il calo delle azioni delle società tecnologiche cinesi ha colpito Hong Kong, che arretra di oltre l'1%, trainata verso il basso dalla discesa di due gruppi tech come il produttore di veicoli elettrici Byd e la piattaforma di viaggi online Trip.com. In rialzo di oltre mezzo punto percentuale invece Sydney, che tocca un nuovo livello record.
Intanto sul fronte valutario il dollaro è sulla difensiva sotto quota 107 rispetto a un indice delle principali monete rivali, con lo yen vicino al top mensile e che si avvia verso la sua performance settimanale piu' forte dall'inizio di settembre, sulle scia delle crescenti aspettative di un aumento dei tassi da parte della Boj il mese prossimo. In calo il won, dopo l'inatteso calo di un quarto di punto della banca centrale sudcoreana, mentre l'euro ieri ha registrato il suo rialzo piu' netto in quattro mesi, tornando sopra 1,05 dollari dopo le dichiarazioni di Isabel Schnabel, membro del consiglio della Banca centrale europea, secondo cui non è "appropriato" tagliare ulteriormente i tassi di interesse. In forte ribasso il rublo, che ha continuato a scendere, toccando il livello più basso dal marzo 2022 sia rispetto al dollaro che allo yuan, dopo che il ministro delle Finanze non ha sollevato obiezioni sulla debolezza della valuta affermando che ciò si tradurrà in una "manna" per gli esportatori russi.
E in calo quasi dello 0,8% il peso messicano, dopo che la presidente Claudia Sheinbaum ha dichiarato che il Paese reagirà se Trump darà seguito alla proposta di rialzare in modo generalizzato dello 0,25% le tariffe Usa, una mossa che, secondo il suo governo potrebbe causare la perdita di 400.000 posti di lavoro negli Stati Uniti e far salire i prezzi per i consumatori americani. Nel frattempo i future a Wall Street e quelli in Europa provano il rimbalzo, dopo che ieri i tre indici di New York sono scivolati, appesantiti dai tecnologici, con l'S&P 500 che ha lasciato sul terreno lo 0,38%, il Nasdaq lo 0,59% e il Dow Jones lo 0,31%. A pesare sono state soprattutto le megacap, con Nvidia giù dell'1,7% e Microsoft in calo di quasi l'1%, mentre Dell e Hp sono crollate intorno al 12%, dopo delle trimestrali deludenti.
Le perdite di questi titoli hanno portato il settore Information Technology in rosso dell'1,35%, anche a causa del calo dei rendimenti dei Treasury, con il 10 anni al 4,26%, giù circa dello 0,4%. Il calo dei tassi obbligazionari ha tolto slancio al biglietto verde, mentre l'euro ha ripreso un po' fiato, tornando sopra 1,05, dopo aver perso circa il 3,5% questo mese, per il timore dei ventilati rincari dei dazi americani. Gli investitori ieri hanno anche valutato alcuni dati Usa, che hanno mostrato come l'economia a stelle e strisce sia cresciuta a un ritmo sostenuto nel terzo trimestre, mentre i sussidi di disoccupazione sono nuovamente diminuiti la scorsa settimana.
"L'inflazione si è rivelata un po' piu' rigida di quanto la Fed avrebbe voluto, il che potrebbe indurla a esitare prima di tagliare i tassi" ha commentato Scott Welch, responsabile degli investimenti di Certuity. "Ci sono dubbi - ha aggiunto - sugli effetti della politica tariffaria dichiarata da Trump, che, se attuata, potrebbe essere piuttosto inflazionistica e quindi la Fed dovrà trovare un equilibrio tra i dati economici e il programma politico della nuova amministrazione".