AGI - "Nel corso dei primi sei mesi del 2024, l'export del nostro paese ha risentito della debolezza del commercio mondiale ancora condizionato dai tanti fattori di incertezza che caratterizzano il contesto internazionale. Le esportazioni metalmeccaniche, nel periodo gennaio-giugno dell'anno in corso, si confermano negative e la dinamica trimestrale nel 2024 evidenzia un nuovo aggravamento: -4,3%, rispetto al secondo del 2023, dopo il -2,0% segnato nel primo". Lo rileva Federmeccanica nella 171esima edizione dell'Indagine congiunturale.
Complessivamente - prosegue l'analisi - nei primi sei mesi dell'anno in corso l'export settoriale è mediamente diminuito del 3,2%, rispetto al primo semestre del 2023, l'import si è ridotto del 6,5% mentre il saldo dell'interscambio è stato pari a circa 25,5 miliardi di euro, superiore ai 22,2 conseguiti nell'analogo periodo dello scorso anno. Con riferimento alle aree di destinazione, in questa prima metà dell'anno, più marcata è stata la contrazione registrata dalle esportazioni dirette verso l'Unione Europea (-5,5% su base annua), rispetto a quelle indirizzate verso i mercati esterni all'area (-0,5%), e il calo, pur avendo interessato tutti i nostri principali partner commerciali, è stato condizionato in particolar modo dal crollo rilevato sul mercato tedesco (-11,1% rispetto ai primi sei mesi del 2023).
Settore in mezzo al guado
"Siamo in difficoltà, su tutta la linea dalla produzione industriale all'export, dal confronto con il trimestre precedente a quello con lo stesso periodo dello scorso anno. Gli effetti purtroppo si vedono dalla diminuzione del numero di imprese che prevedono di aumentare l'occupazione e dalla crescita sensibile della cassa integrazione, sia quella ordinaria che straordinaria". È quanto sottolinea il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis, nella 171esima edizione dell'Indagine congiunturale.
"Anche il futuro non promette niente di buono, analizzando le previsioni delle imprese e i loro timori - prosegue nell'analisi Andreis - più del 30% delle aziende si preoccupa di possibili interruzioni dell'attività. Cosi' come purtroppo non stupisce più vedere che è sempre più diffusa la preoccupazione di non trovare i profili professionali che servono. Timore questo che coincide con le difficoltà ormai endemiche registrate per la ricerca di personale. Ci troviamo in mezzo a un guado e serve un lavoro di concerto, Europa tutta assieme, per uscirne senza lasciare indietro nessuno. Il nostro Settore è stretto tra tensioni esterne non controllabili e strutturali problemi di competitività. Si deve agire sui diversi ambiti e a ogni livello per non perdere ulteriore terreno. Ognuno deve fare la sua parte diciamo sempre, noi faremo la nostra, come sempre".
"Anche oggi ci confrontiamo con la realtà e ci scontriamo con tante difficoltà. Ed è una dura realtà quella che abbiamo davanti", ha detto da parte sua il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi.
E ha spiegato: "Lo dicono in maniera chiara tutti i dati raccolti, sia quelli di fonte ufficiale sia quelli qualitativi che le nostre imprese ci hanno fornito. Tutto torna, sono i conti che non tornano, ancora una volta. Diciamolo in maniera chiara: se il nostro Settore non va bene, tutti ne risentono. Osserviamo come le nostre performance negative abbiano condizionato anche quelle dell'Intera Industria. Si può affermare che la metalmeccanica/meccatronica è un vero e proprio interesse nazionale, e come tale va tutelato e sostenuto. Niente può essere lasciato al caso in nessun ambito. Non si possono fare passi falsi, si deve fare un salto di qualità. L'obbiettivo è tornare a crescere, ma prima occorre proteggere chi è in condizioni più critiche. Poi occorre creare le condizioni per lo sviluppo dell'intero sistema, tenendo presente che anche i dettagli fanno la differenza soprattutto in una Categoria caratterizzata da un'estrema eterogeneità. Basta veramente poco perché si generino dei danni irreparabili. Non possiamo permettercelo e non lo permetteremo".
Per il 69% delle imprese difficile reperire manodopera
"La quota di imprese che ha dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali essenziali per lo svolgimento dell'attività aziendale è stata pari al 69%".
Con riferimento alla tipologia di competenze ricercate - è spiegato - diventa sempre più difficile reperire quelle tecniche di base/tradizionali (48% delle aziende, quota più elevata degli ultimi quattro anni), mentre quelle tecnologiche avanzate/digitali hanno raccolto il 27% delle risposte. La ricerca delle competenze trasversali (intese come la capacità di risolvere problemi, di prendere decisioni, di lavorare in gruppo, di comunicazione, di autonomia) è stata ardua per il 19% delle imprese (percentuale più bassa dal 2021), mentre il restante 6% è alla ricerca di figure professionali con altre specifiche caratteristiche.
Pesa ancora la crisi del Mar Rosso
Nel secondo trimestre la percentuale di imprese che risente delle conseguenze derivanti dalle difficoltà relative ai traffici marittimi nel Mar Rosso cresce, passando dal 40% scorso all'attuale 42%. Lo rileva l'Indagine congiunturale, sottolineando che nell'ambito della tipologia delle ripercussioni, il 46% delle rispondenti ne soffre in termini di allungamento dei tempi, per il 40% comporta un incremento dei costi, mentre il 9% ritiene di perdere competitività e il restante 4% di avere maggiori difficoltà di accesso ai mercati.
Per fronteggiare una situazione cosi' complessa, tra gli accorgimenti che le imprese hanno adottato o stanno adottando, l'incremento delle scorte è valutato nel 36% dei casi, modalità alternative di trasporto merci (treno, aereo, ecc.) nel 30%, il reperimento di nuovi fornitori in Europa e/o in aree non interessate da tali difficoltà nel 29%, mentre nel restante 5% le imprese adotteranno altre soluzioni.