AGI - Seppur in modo diseguale, il potere d'acquisto in Italia ha recuperato i livelli pre-pandemia e oggi più di ieri sono diminuiti gli italiani che hanno vissuto situazioni di disagio importanti (l'ammettevano 20 milioni di persone nel 2022 a fronte dei 12 milioni di oggi). È quanto emerge dal Rapporto Coop 2024.
La parola chiave con cui gli italiani si approcciano ai consumi, evidenzia il Rapporto, è però il risparmio, di gran lunga il primo criterio di scelta negli acquisti (lo dice il 75% del campione).
Sostanzialmente una vita a basso impatto dove l'essenziale diventa centrale, il superfluo viene drasticamente ridotto e dove si fa largo un ripensamento significativo della propria identità affidata più alla dimensione personale che a quella economica e al valore segnaletico ed edonistico dei consumi. Una indifferenza - a volte una fatica - per gli acquisti e uno strisciante de-consumismo che viaggia di pari passo con la ricerca del benessere personale fino a fare della cura del proprio corpo un vero e proprio culto.
Preoccupazione per lo scenario internazionale
L'Italia è un Paese "preoccupato dallo scenario internazionale, in ansia per l'emergenza ambientale e affaticato dalla quotidianità e per questo sempre più inquieto (+8 punti sul 2022)".
In base al rapporto, si riduce la quota di chi guarda con fiducia al futuro, che scende di 4 punti in due anni e aumenta il timore (+11 punti percentuali 2024 su 2022). Tanto più che il 55% degli italiani è alle prese con una vita ben diversa da quella attesa, spesso peggiore (44% del campione). Un sentiment con cui gli italiani si proiettano in avanti che cozza appunto con i dati dell'oggi.
Italiani più attenti al cibo sano
Se gli italiani propendono per il de-consumerismo e il risparmio, a fare eccezione è il cibo, dove i consumi sono improntati a un'alimentazione sana. Il cibo, infatti, rimane anche nelle previsioni l'unico comparto in cui tagliare la spesa è una opzione solo per una ristretta minoranza degli italiani: il 21% del campione dichiara che aumenterà la sua spesa contro il 10% che intende diminuirla.
Non stupisce come gli italiani siano ben più attenti a una alimentazione sana rispetto al resto degli europei, evidenzia l'indagine. Coloro che pensano di rafforzare questa propensione sopravanzano di 36 punti percentuali chi la diminuisce; una differenza più alta di quella europea che si ferma a 31 punti percentuali. E sempre gli italiani sono anche gli unici, almeno a parole, a dirsi disposti a pagare di più per avere prodotti salutari (complessivamente e al netto di chi non sarà disposto, +15%; a fronte di una media Ue ferma a +1%).
Meno risparmio per wellness e cure estetiche
Nella propensione alla frugalità degli italiani, sopravvive invece, e anzi si rafforza, la propensione al benessere personale e a un vero e proprio culto del corpo.
Ne deriva da un lato, evidenzia il rapporto, una sana attenzione alla propria salute che tra l'altro spinge gli italiani nelle braccia della sanità privata: il 23% della spesa sanitaria nel nostro Paese (40,6 miliardi di euro) è finanziata direttamente dai cittadini. E qui spunta anche una propensione positiva verso un'applicazione dell'IA per quanto riguarda il progresso tecnologico, le scoperte scientifiche e anche le applicazioni in campo medico a tutela proprio della salute.
Dal culto del proprio corpo deriva anche il mantra del "tutti a dieta", segnala l'indagine, siano esse diete ipocaloriche, salutistiche e dello sport praticato oramai a vario titolo da 4 italiani su 10 (quasi 17 milioni di persone). E dall'altro si profila l'ossessione per i trattamenti estetici e la cosmesi, dove la parsimonia prima evidenziata sembra attenuarsi e in certi casi scomparire.
Gli italiani spendono in media 350 euro all'anno per cure estetiche, la variazione di vendite di prodotti cosmetici (2024 su 2019) è a doppia cifra (+29%), fino a sfiorare comportamenti disfunzionali (8,6 milioni gli italiani che assumono o sono interessati a ricorrere a farmaci per il diabete per dimagrire).