AGI - Il lavoro domestico è un "importante pilastro del tessuto socioeconomico" poiché "nel 2050 i cittadini over 65 rappresenteranno fino al 35% della popolazione nazionale, e questo determina la necessità di ripensare l'attuale del sistema del welfare previdenziale, assicurativo e sanitario". Lo ha detto il presidente dell'Inps, Gabriele Fava, presentando il rapporto sul lavoro domestico in Italia.
"La silver economy è e sarà vista sempre più come grande opportunità occupazionale del paese. I nonni sono oggi una forma di welfare ma anche un indicatore di cosa servirà il futuro", ha spiegato Fava.
Il 50% dei lavoratori domestici sono badanti
Nel 2023 i lavoratori domestici contribuenti all'Inps sono 833.874, in calo del 7,6% (-68.327 lavoratori) rispetto al 2022. È quanto emerge dal rapporto sul lavoro domestico dell'Inps presentato oggi.
"Sono 833.874 i lavoratori domestici che hanno versato contributi nel 2023, il 50% sono badanti", ha spiegato il presidente dell'Inps, Gabriele Fava, illustrando il rapporto.
Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, si osserva una prevalenza della tipologia di lavoro 'colf', che nel 2023 interessa il 50,4% del totale dei lavoratori, contro il 49,6% della tipologia 'badante', dieci anni fa la quota delle colf era decisamente maggioritaria, con il 59,2% dei lavoratori. La tipologia 'colf' è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, a eccezione di quelli provenienti dall'Europa dell'Est, dall'Asia Medio Orientale, dal Nord Africa e dall'America Centrale, in cui prevale la tipologia 'badante'.
Nel 2023 il numero di badanti, rispetto all'anno precedente, registra un calo del 4,4%, che interessa quasi tutte le zone di provenienza, la diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall'America del Nord (-21,1%). Più importante è stata la flessione delle colf (-10,5%), che ha riguardato in particolare i lavoratori provenienti dall'Africa del Nord (-33,0%) e dall'Asia Orientale (-26,2%), mentre il minor decremento viene fatto registrare da quelli provenienti dalle Filippine (-4,5%). Sempre nel 2023, la classe d'età 55-59 anni' è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 18,1% del totale, mentre il 23,9% ha un'età pari o superiore ai 60 anni e solo il 1,5% ha un’età inferiore ai 25 anni.
Complessivamente nel 2023 i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 26,6% del totale, dieci anni fa i domestici sotto i 45 anni erano quasi la metà (45,3%).
Il trend decrescente dal 2022 del numero di lavoratori domestici, riscontrato nel complesso, è simile tra maschi e femmine, anche se la composizione per genere evidenzia una netta prevalenza di femmine, il cui peso sul totale ha ripreso ad aumentare dal 2022 ed ha raggiunto nel 2023 il valore massimo, come nel 2019, degli ultimi sei anni, pari all'88,6%. Nel 2023 i maschi, scendendo sotto le 96.000 unità, fanno registrare un calo di oltre il 23% rispetto al 2022, evidenziando che il fenomeno della regolarizzazione ha interessato maggiormente i lavoratori di sesso maschile.
Si registra una forte prevalenza di lavoratori stranieri, che nel 2023 risultano essere il 68,9% del totale, quota che conferma il trend decrescente iniziato nel 2022. Nell'ultimo anno, infatti, il numero dei lavoratori stranieri è diminuito dell'8,3% rispetto all'anno precedente; in diminuzione risultano anche i lavoratori italiani con una flessione pari al 5,8%.
Nel 2023 l'Europa dell'Est continua a essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 297.373 lavoratori, pari al 35,7% del totale dei lavoratori domestici, seguiti dai 259.689 lavoratori di cittadinanza italiana (31,1%), dai lavoratori del Sud America (8,1%) e dell'Asia Orientale (5,8%).