AGI - La medicina del futuro non potrà fare a meno dei big data. Di questo si è discusso al festival dell'Economia di Trento durante il panel “Tutelare la salute con la medicina dei dati”. Tra i protagonisti del dibattito Monica Moroni, ricercatrice, matematica e neuroscienziata alla Fondazione Bruno Kessler di Trento che ha contribuito al dibattito con la sua conoscenza approfondita nel campo della ricerca dell’analisi dei dati; Paolo Di Giorgio, CEO di Angelini Ventures, leader nel campo degli investimenti in startup sanitarie, ha portato la sua esperienza nel mondo dell’innovazione medica, evidenziando l’importanza dell’adozione degli strumenti digitali che stanno nascendo e l’approccio alle terapie innovative.
Luca Foresti, investitore nel settore, impegnato nel sostenere nuove soluzioni tecnologiche per migliorare la salute delle persone, ha sottolineato alcune difficoltà del Sistema Sanitario Nazionale: “Che senso ha nel 2024 che il SSN non abbia una App per la gestione di tutti i dati sanitari degli italiani? Nella sanità è la cosa più ovvia che si possa immaginare. Ma nel PNRR non è menzionata. E – ha proseguito - quanto costa sviluppare una app come quella fatta bene? 100milioni? Con quella cifra la puoi realizzare davvero bene. Eppure a oggi non è prevista nel Piano”.
Francesco Romano Marcellino, co-fondatore e partner di Dst Group, esperto nel campo delle strategie tecnologiche, ha contribuito al dibattito con una prospettiva sull’integrazione dei dati nella pratica medica: “Il tema ora è la interoperabilità dei dati e molte aziende stanno investendo molto in questa direzione”. In Italia, come è noto, la situazione è a macchia di leopardo. “Per fortuna questo problema si sta risolvendo con il nuovo Fascicolo Sanitario, ma per l’adozione delle innovazioni nella pratica clinica e nei pazienti ci vorrà tempo perché abbiamo un problema culturale che richiederà molto lavoro”.
La ricercatrice FBK Monica Moroni ha condiviso interessanti riflessioni sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) nel campo medico, evidenziando quali sono le prospettive più promettenti e le possibili insidie: "L’IA" - ha detto Moroni - "sta già cambiando la medicina, e il suo ruolo è destinato a crescere. I modelli su cui lavoriamo, se costruiti e utilizzati correttamente, hanno un enorme potenziale specie per la previsione delle diagnosi, perché capaci di analizzare grandi quantità di dati clinici, storici e sintetici. Un altro settore in cui questi algoritmi possono migliorare la cura è nella personalizzazione: l’IA può adattare le terapie ai bisogni specifici di ciascun paziente, considerando fattori come genetica, stile di vita e risposte individuali ai trattamenti. Aiutare a gestire le risorse sanitarie in modo più efficiente, ottimizzando la pianificazione delle procedure e la distribuzione delle risorse è un obiettivo che ci poniamo tutti noi studiosi e professionisti della sanità".
"Certo" – ha concluso Moroni - "vi sono insidie da non sottovalutare. È essenziale integrare l’IA nella pratica clinica come strumento di supporto per i medici. Il rischio è che i medici possano percepire l’IA come una minaccia, invece che come uno strumento alleato. Inoltre, gli algoritmi di IA possono contenere bias se non addestrati correttamente. È fondamentale quindi garantire che l’IA sia al servizio di tutte le categorie di pazienti, evitando discriminazioni. Per questo la collaborazione tra professionisti e IA è cruciale".
L’IA sta già cambiando la medicina, e il suo ruolo è destinato a crescere. Questo il pensiero comune emerso durante l’incontro che ha poi affrontato temi cruciali come la privacy dei dati, la responsabilità medica, il piano nazionale delle Linee Guida, l’integrazione tecnologica e dei sistemi, i costi del sistema sanitario, e l’impatto della medicina dei dati sulla salute pubblica. Ma si è toccato anche il tema delle applicazioni digitali e di ChatGPT, che ha acceso il dibattito con i medici presenti in sala.
A conclusione dell'incontro, moderato dalla giornalista Francesca Cerati del Sole 24 Ore, è emerso come l’IA rappresenta, nonostante tutte le sfide ancora aperte, una grande opportunità per migliorare la medicina, specie quella di previsione, ma è importante affrontare i rischi con attenzione. La ricerca continua e la formazione adeguata degli operatori e professionisti sanitari sono fondamentali per massimizzare i benefici dell’IA nel settore sanitario.