AGI - "La crescita sarebbe rimasta modesta nei primi mesi dell'anno in corso e la produzione manifatturiera sarebbe diminuita nel primo trimestre frenata dalla fiacchezza della domanda per contro l'attività avrebbe beneficiato di un recupero nei servizi e un'ulteriore espansione delle costruzioni". Lo ha sottolineato Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, nel corso dell'audizione sul Def in Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.
Rischi al ribasso
"Secondo le nostre proiezioni, diffuse all'inizio di aprile, la crescita sarebbe quest'anno dello 0,6 per cento e si collocherebbe in media poco al di sopra dell'1 per cento nel prossimo biennio", ha proseguito l'esponente di via Nazionale, "se si esclude la correzione per le giornate lavorative, il nostro quadro macroeconomico prefigura una crescita dello 0,8 per cento per quest'anno, dello 0,9 il prossimo e dell'1,3 per cento nel 2026".
"Esso - ha osservato l'esponente di Bankitalia - si discosta pertanto solo lievemente da quello presentato nel Def. La stima del Governo per quest'anno sconta una valutazione più favorevole delle componenti interne della domanda, in particolare dei consumi, sia pubblici sia privati, e un rimbalzo delle scorte. Per il prossimo biennio si prospetta una dinamica degli investimenti più elevata di quella da noi prefigurata". Nel complesso, secondo l'istituto di Via Nazionale, "gli andamenti macroeconomici delineati dal Def alla base del quadro tendenziale di finanza pubblica sono ricompresi nel ventaglio delle proiezioni dei principali previsori, collocandosi tra quelli più positivi" ma "i rischi per la crescita rimangono prevalentemente orientati al ribasso".
Sui futuri incentivi non ripetere gli errori del Superbonus
Nicoletti Altimori ha poi ricordato che l'ammontare dei crediti d'imposta per Superbonus contabilizzati per competenza nei conti del 2023 pubblicati da Istat a inizio aprile è pari a quasi 3,7 punti percentuali del Pil (77 miliardi), "un valore di oltre cinque volte superiore a quanto il Def 2023 prevedeva sarebbe maturato nell'anno".
"Nell'introdurre nuovi schemi di incentivazione occorrerà peraltro evitare di ripetere gli errori che hanno caratterizzato alcune misure recenti, in particolare l'esperienza del Superbonus", ha detto ancora Nicoletti Altimari, "le ripetute revisioni al rialzo delle stime di costo di misure del passato generano inevitabilmente incertezza. Per contribuire a dissiparla occorrono informazioni su alcune variabili molto rilevanti per l'evoluzione dei conti, in particolare quelle relative agli incentivi edilizi che si prevede matureranno nel 2024-25 e ai tempi degli investimenti del Pnrr".
Secondo l'istituto di Via Nazionale, "la politica di bilancio sarà chiamata, oltre a reperire risorse per le 'politiche invariate' che si deciderà di perseguire, anche a finanziare le transizioni digitale e verde. Per raggiungere gli obiettivi a queste connessi, infatti, sembra necessario rafforzare gli investimenti pubblici in innovazione, il sistema di incentivi alla ricerca e sviluppo e all'efficientamento energetico".
Il nodo del cuneo fiscale
"Un'ulteriore proroga di natura temporanea degli sgravi contributivi accrescerebbe l'incertezza sull'evoluzione futura dei conti pubblici", ha poi sottolineato il capo dipartimento Economia e Statistica di Palazzo Koch. "Rendere strutturali gli sgravi aprirebbe due questioni rilevanti. In primo luogo - osserva l'esponente Bankitalia - verrebbe meno a livello aggregato l'equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza. In secondo luogo, senza una modifica della struttura degli sgravi, i lavoratori con redditi prossimi alle soglie al di sotto delle quali si matura il beneficio continuerebbero a essere penalizzati da elevate aliquote marginali effettive, con effetti potenzialmente distorsivi dell'offerta di lavoro".
Il contributo fornito da una attuazione piena ed efficace degli investimenti del Pnrr che a partire da questo anno dovrebbero accelerare è quanto mai decisivo per conseguire i tassi di sviluppo delineati nel quadro del Governo", ha quindi avvertito. Ultimo capitolo, di certo non in ordine di importanza, la spesa sanitaria che "in rapporto al prodotto rimarrebbe sostanzialmente invariata fino al 2027 (intorno al 6,3 per cento). In prospettiva, andranno tuttavia attentamente gestite le pressioni sulla spesa sanitaria che potranno derivare dell'evoluzione dall'invecchiamento della popolazione".