AGI - Gli investitori premiano il nuovo piano industriale di Leonardo, che propone un raddoppio del dividendo a 0,28 euro per azione e apre a un programma di buyback. Gli obiettivi dell'ambiziosa strategia al 2028, che prevede l'armonizzazione dei vari settori di attività grazie a un 'continuum digitale', e la guidance superiore alle attese hanno trainato gli acquisti sul titolo che, dopo non aver fatto prezzo in apertura per eccesso di rialzo, ha toccato un massimo da 17 anni a 21,19 euro per poi chiudere a 20,01 euro, in rialzo dello 0,81%.
La crescita nel settore spaziale, a cui è ora dedicata una sezione ad hoc, un maggiore ricorso a intelligenza artificiale e high performance computing a sostegno di ogni comparto e una rigida disciplina nell'allocazione del capitale sono tra i cardini di un piano che punta ad arrivare al 2028 con un flusso di cassa più che raddoppiato, un Ebita a doppia cifra e, nel corso del quadriennio, ordini complessivi per 105 miliardi di euro e ricavi a 95 miliardi, oltre 21 dei quali solo nell'ultimo anno dell'esercizio. Obiettivi che saranno raggiunti attraverso "una massiccia digitalizzazione e razionalizzazione di prodotti e servizi, iniziative di efficienza e riduzione dei costi a livello di Gruppo - mirando a 1,8 miliardi di euro di risparmi lordi nell'orizzonte del piano - e la crescita inorganica", ha spiegato l'amministratore delegato, Roberto Cingolani.
Nuovi paradigmi per la sicurezza
Compito della compagnia sarà rispondere alle nuove sfide imposte dallo scenario geopolitico mondiale, con un crescente ricorso a tecniche di guerra ibrida e cibernetica, e svolgere "un ruolo proattivo nell'evoluzione dell'industria europea della difesa", troppo frammentata in singoli programmi nazionali. "Ogni Paese fa la sua cosa: il suo aereo, il suo carro armato, il suo sottomarino et cetera", ha sottolineato Cingolani rispondendo alle domande della comunità finanziaria, "se si vuole una difesa unitaria, ognuno deve rinunciare a qualcosa per contribuire a una piattaforma unitaria o si avrà concorrenza su ogni segmento".
Aziende come Leonardo, ha proseguito il manager, "possono agire da catalizzatore perché stiamo sensibilizzando sul fatto se che c'è collaborazione è meglio, poi ognuno fa i suoi profitti e i suoi margini ma l'unione ci rende più forti". Un esempio virtuoso citato da Cingolani è Mbda, la joint venture missilistica tripartita che vede tra i partecipanti Leonardo. Anche le istituzioni europee devono però fare la loro parte e capire che "i tempi sono cambiati".
In Europa l'unione fa la forza
Se il traguardo di una difesa comune europea non è raggiungibile nel breve periodo, ammette Cingolani, occorre stimolare la nascita di campioni europei e di una politica industriale comune, il che richiede allentare le attuali norme sulla concorrenza nel nome di interessi superiori. "In un'economia quasi di guerra, occorre capire quale sia la priorità per i cittadini: avere la fortuna di un libero mercato mentre intorno crolla il sistema o avere accesso a una sicurezza continentale", avverte Cingolani, "in alcuni settori molto critici bisognerebbe fare grandi coalizioni".
Se si torna a parlare di difesa comune è infatti perchè il mondo è diventato un posto più pericoloso, prosegue l'ad di Leonardo, ricordando che sono in corso 55 diversi conflitti e che il vecchio continente si sta ritrovando la guerra alle porte per la prima volta dal 1945. L'impossibilità per i singoli Paesi europei di farcela da soli è una delle tre grandi sfide per il settore della Difesa menzionate nel piano. Le altre sono "la globalizzazione come elemento di fragilità", in quanto "i conflitti regionali hanno un impatto diretto sulla sicurezza globale", e "il cambiamento delle tecnologie belliche, con una combinazione di armi convenzionali e nuove tecnologie digitali, applicazioni satellitari e droni", che distruggono bersagli che valgono mille volte di più.
Pronti alla sfida
"Siamo pronti a raccogliere queste sfide", ha annunciato Cingolani, sottolineando l'ottima performance del comparto dei software per la difesa, che sono orientati tra quattro anni a un portafoglio ordini più che quadruplicato e a una quota di programmi proprietari salita dal 30% al 70%.
Altra grande sfida da cogliere è la Space Economy. "Nello spazio facciamo qualsiasi cosa, dai lanciatori ai satelliti, dalla sicurezza informatica ai servizi a terra", ha spiegato Cingolani, "mancava solo una divisione che unisse tutte queste attività". Divisione che poggia sul consolidamento di Telespazio, segno del rilancio dell'alleanza con Thales, che a sua volta andrà rafforzata con una campagna di acquisizioni, fronte su cui l'intero gruppo appare molto attivo. "Abbiamo decine di due diligence in corso", ha dichiarato l'ad. "Ci saranno acquisizioni, ci saranno joint venture", ha anticipato il direttore finanziario di Leonardo, Alessandra Genco, "restate sintonizzati".