AGI - I mercati sono nervosi e perdono colpi, mentre a Davos i banchieri centrali, specie quelli della Bce, fanno i 'falchi'. Ieri il Governatore della banca centrale austriaca, Robert Holzmann, ha avvertito gli investitori di non aspettarsi neanche un taglio dei tassi quest'anno, spalleggiato dal presidente della Bundesbank Joachim Nagel, secondo il quale è ancora troppo presto per discutere di tagli.
Intanto c'è attesa per l'intervento della presidente della banca centrale europea Christine Lagarde, che parlerà domani e per la riapertura di Wall Street, che ieri è rimasta chiusa per la festività del Martin Luther King Day. Oggi a New York usciranno i risultati trimestrali di Goldman Sachs e Morgan Stanley. Gli investitori sono ansiosi di vedere come se la caveranno le due grandi banche, le cui operazioni tendono a concentrarsi soprattutto nell’investment banking e nella gestione patrimoniale, in un periodo in cui le attività di fusione e acquisizione si sono indebolite e hanno pesato sulle commissioni di consulenza.
Attesa per i trimestrali delle grandi banche
Venerdì scorso già altre grosse banche Usa hanno presentato i loro conti, tra cui JPMorgan, Bank of America, Wells Fargo e Citigroup, le quali hanno segnalato un aumento delle inadempienze sui prestiti, profondi tagli di posti di lavoro e ingenti spese una tantum, che hanno intaccato i rendimenti. Ciononostante, i big bancari hanno presentato una valutazione sostanzialmente ottimista delle prospettive per l’economia statunitense, sottolineando che la spesa dei consumatori è rimasta resiliente nonostante le persistenti pressioni legate all’aumento dei costi di finanziamento.
Gli sviluppi di Taiwan
Intanto la vittoria del candidato indipendentista a Taiwan sembra essere stata assorbita senza scossoni dai mercati, mentre proseguono le tensioni sul Mar Rosso e gran parte dei trader, a differenza dei banchieri centrali, continuano a scommettere che la Fed taglierà per la prima volta i tassi già a marzo, benché gli economisti più prudenti considerano probabile una riduzione del costo del denaro a maggio o a giugno e in Europa i mercati monetari hanno ridotto la probabilità di un taglio di 25 punti base della Bce a marzo dal 40% al 26%.
Nel frattempo oggi in Asia, i listini sono scesi ai minimi da un mese e perfino la Borsa di Tokyo perde più di mezzo punto percentuale, dopo sei rialzi consecutivi e dopo aver toccato il top da 34 anni lunedì, sulla scia delle aspettative accomodanti sulle prossime mosse della Boj. Male Seul e le Borse cinesi, con Hong Kong che scende di oltre il 2% e Shanghai giù di quasi l’1%, in attesa del dato sul Pil cinese, che uscirà domani. La previsione è che la ripresa economica del Dragone resterà fragile, anche se il Pil nel 2023 centrerà il target del governo di una crescita del 5%. In Asia il biglietto verde si è rafforzato ed è risalito a quota 146 sullo yen, volando al massimo da un mese sul dollaro australiano e sul kiwi neozelandese, mentre i rendimenti sui Treasury sono aumentati, in attesa dell'intervento dell'influente Christopher Waller della Fed, con il 10 anni a un soffio dal 4% e il 2 anni al 4,2%.
Il pessimismo dei banchieri Bce e il Pil negativo della Germania
Intanto a Wall Street i future arretrano e anche quelli sull’EuroStoxx 50 vanno giù, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso in calo, sulla scia del pessimismo dei banchieri Bce sui tassi e del dato negativo sul Pil tedesco, peraltro atteso. L'economia della Germania è entrata in recessione nel 2023 con un calo stimato dello 0,3% del Pil, che segue una crescita dell'1,8% nel 2022. Anche i bund tedeschi a due anni sono saliti di oltre il 2,6% e il rendimento del 10 anni è avanzato al 2,2%, dando sostegno all'euro, che è salito al massimo da tre settimane contro il franco svizzero.
A Davos fino a venerdì proseguiranno i lavori del Forum economico, dove il clima non è per niente sereno. Secondo un sondaggio condotto prima del meeting, l’incertezza sta offuscando le prospettive a breve termine per l’economia globale. Le previsioni di crescita nel 2024 sono “sottotono”, ha rilevato l’indagine condotta tra i migliori economisti del mondo, con il 56% degli intervistati che prevede un indebolimento delle condizioni nel prossimo anno, quasi un quarto che prevede un’economia più forte e il 20% che pronostica un contesto invariato. "La relativa resilienza dell'economia mondiale negli ultimi anni continuerà a essere messa alla prova", afferma l'indagine, aggiungendo che l'attività è "in fase di stallo" in mezzo alle indicazioni di un rallentamento sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi.
In Asia i prezzi del petrolio restano a galla, con i future sul Wti in calo intorno a quota 72 dollari e quelli sul Brent in rialzo sopra 78 dollari al barile, mentre i prezzi del gas europeo sono scesi sotto i 30 euro per megawattora per la prima volta da agosto, a causa degli alti livelli di gas naturale presenti nei depositi dell’Ue. Da segnalare anche i dati Usa di domani sulle vendite al dettaglio di dicembre che dovrebbero confermare il buon andamento dei consumi del mese precedente.