AGI - I mercati non partono col vento in poppa nel 2024 e perdono qualche colpo, in attesa dei dati sull'inflazione di Giappone, Stati Uniti e Cina e dopo i risultati del mercato del lavoro Usa di venerdì scorso, che a dicembre è stato più forte del previsto, indebolendo un po' la possibilità che la Fed prenda in considerazione un taglio dei tassi di interesse già a marzo.
Intanto il prezzo del petrolio in Asia scende dell'1%, nonostante i timori di un'escalation a livello regionale della guerra tra Israele e Hamas e a Washington repubblicani e democratici a Capitol Hill hanno raggiunto un accordo da 1.660 miliardi di dollari sul livello di spesa federale degli Stati Uniti per il 2024. Questa mossa aiuta il Congresso ad evitare un costoso shutdown delle attività del governo e arriva a ridosso di due importanti scadenze per l'approvazione del bilancio a stelle e strisce.
Oggi in Asia, la Borsa di Tokyo resta chiusa per festività, mentre Hong Kong perde quasi il 2%, Shanghai poco meno dell'1% e Seul arretra. Anche i future a Wall Street e in Europa sono negativi, dopo che tutti e tre gli indici di Wall Street hanno terminato l'ottava appena trascorsa in ribasso, interrompendo una striscia di 9 settimane consecutive di rialzi, sulla scia dei dati più forti del previsto sull'occupazione Usa a dicembre.
Questi risultati hanno spinto i mercati a riconsiderare le aspettative per i primi tagli dei tassi d'interesse, rafforzando l'attenzione per una serie di dati chiave sull'inflazione di questa settimana. Più nel dettaglio giovedi' usciranno i dati sui prezzi al consumo Usa.
Gli analisti si attendono un rialzo al 3,3% a dicembre dal 3,1% di novembre, in linea con gli inflation swap, mentre il dato 'core', cioè quello calcolato al netto dei prezzi di energia e beni alimentari, dovrebbe proseguire sulla strada del rallentamento, frenando dal 4% al 3,8. Inoltre venerdì in Cina usciranno i dati sui prezzi alla produzione e al consumo, che dovrebbero confermare la fase di deflazione già in atto.
In particolare i dati sull'inflazione americana influiranno sulla prossime mosse della Fed. Al momento i funzionari della banca centrale Usa prevedono di effettuare dei tagli di tre quarti di punto nel 2024, mentre i trader scommettono su almeno un punto e mezzo di riduzione dei tassi. In ogni modo, al di là di questa divergenza di aspettative, appare chiaro che alla prossima riunione del 31 gennaio la banca centrale Usa resterà alla finestra.
Questa settimana c'è attesa anche per altri eventi. Restando negli Usa domani avremo i dati sulla bilancia commerciale e quelli sulla fiducia delle piccole imprese, con questi ultimi particolarmente importanti per le informazioni che ci fornirà sui salari. Al momento infatti, oltre a creare più di 2,7 milioni di posti di lavoro nel 2023, lo scorso anno i lavoratori statunitensi hanno anche visto aumentare la loro retribuzione oraria del 4,1%, più dell'inflazione complessiva annuale, che a novembre era al 2,9%.
In Eurozona, la prossima ottava, avremo invece i dati tedeschi odierni sugli ordini e quelli di mercoledì sulla produzione industriale, che saranno seguiti mercoledì e giovedì dalla produzione industriale in Francia ed in Italia. Infine, venerdì in Cina usciranno anche i dati sulla bilancia commerciale e in settimana sul fronte banche centrali, ci saranno diversi interventi di banchieri centrali. Per la Fed interverranno i due membri votanti Bostic (oggi) e Williams (mercoledì) che discuteranno dell'outlook economico. Per la Bce avremo invece Vujcic (giovedì) e Lane (venerdì).
Domani la banca centrale polacca deciderà sui tassi, che dovrebbero rimanere fermi al 4,75%. Inoltre alla fine della prossima settimana partirà la nuova stagione delle trimestrali con i colossi bancari Usa Wells Fargo, JPMorgan, Bank of America e Citigroup che venerdi' sforneranno i loro bilanci di fine anno. Nel frattempo oggi in Asia il prezzo del petrolio arrtra di oltre l'1%, nonostante le tensioni geopolitiche.
A frenare i prezzi del greggio sono stati i forti tagli dei prezzi in Asia da parte di Aramco, il colosso petolifero dell'Arabia Saudita e la decisione dell'Opec di aumentare di 70.000 barili al giorno la sua produzione di greggio a dicembre portandola fino a 27,88 milioni di barili. Sui mercati valutari, il dollaro ha ceduto un po' dei suoi recenti guadagni toccando 144,39 yen, dopo essere salito del 2,5% la scorsa settimana da 140,80. L'euro si è leggermente rafforzato sopra 1,09 dollari, dopo essere scivolato dello 0,9% la scorsa settimana. Il rally del dollaro ha agito da vento contrario per l'oro, che è piatto sopra 2.000 dollari l'oncia.