AGI - I mercati si rafforzano ma con cautela, dopo che i prezzi al consumo in Giappone sono cresciuti al ritmo più lento dalla scorsa estate e in attesa dei dati odierni sui prezzi delle spese per consumi personali Usa, la misura dell'inflazione preferita dalla Fed, da cui si potrà capire meglio se la crescita dei prezzi sta frenando abbastanza da consentire alla banca centrale Usa di iniziare ad allentare la sua politica monetaria il prossimo anno.
In Asia oggi (22 dicembre) le Borse appaiono volatili e miste, mentre i future a Wall Street e in Europa perdono colpi, dopo che ieri i tre indici di New York hanno accelerato nel finale, consentendo al Nasdaq e allo S&P di chiudere sopra l'1% e di recuperare le perdite iniziali. Anche i Treasury restano in rally. I rendimenti dei titoli di Stato Usa restano bassi, il che significa che i prezzi salgono, favoriti dagli acquisti. Il rendimento del 10 anni risale al 3,9% ma resta su livelli molto bassi e il 2 anni scende al 4,34%.
Gli analisti si aspettavano che tutto ciò sarebbe accaduto l'anno prossimo, con la discesa dei tassi, ma il mercato dei Treasury ha anticipato la tendenza, incorporando le attese dei mercati. Oltre il 70% dei trader si aspetta ancora che i tassi Usa inizieranno a scendere già a marzo, nonostante i banchieri americani stiano lottando contro questo eccessiva esuberanza. Insomma, sui mercati assistiamo a una sorta di alternanza tra ottimismo dei trader e prudenza dei banchieri centrali, che crea qualche incertezza, seppure in un clima generale sostanzialmente rialzista.
La Borsa di Tokyo ha chiuso in lieve rialzo (+0,09%), sulla scia dell'inflazione 'core' che ha rallentato al 2,5% annuale a novembre dal 2,9% di ottobre, rafforzando la tesi della Boj secondo cui non c'e' fretta di aumentare i tassi di interesse. Questa settimana il Nikkei è salito dello 0,7% rimanendo in prossimità del massimo degli ultimi 33 anni. La Borsa di Sydney e quella di Seul sono poco mosse, mentre Shanghai cede lo 0,13%, dopo che le cinque maggiori banche statali cinesi hanno tagliato i tassi sui depositi. Questo taglio coordinato è il terzo quest'anno tra le maggiori banche cinesi. Ciò è avvenuto in un contesto di livelli storicamente bassi del margine di interesse netto, l'indicatore chiave della redditività dei finanziatori. Il listino di Hong Kong perde l'1,46%% per le persistenti preoccupazioni sulla ripresa economica in Cina.
A Wall Street i future sono negativi dopo i rialzi di ieri. Gli investitori americani si mostrano prudenti, poiché se oggi i prezzi dell'indice Pce dovessero mostrare che l'inflazione Usa resta vischiosa si ridurrebbero le aspettative di tagli anticipati dei tassi americani nel 2024. Tuttavia va detto che ieri l'azionario a stelle e strisce ha confermato di essere in forma, con lo S&P 500 che ha finora guadagnato, dall'inizio di dicembre, il 2,9%, per un rialzo del 22% dall'inizio dell'anno.
A trainare gli indici newyorkesi verso l'alto nel finale è stato il Pil Usa del terzo trimestre, che è aumentato del 4,9%, sotto le stime degli analisti che avevano previsto un +5,2%. Le richieste di disoccupazione sono salite di 2.000 unita' a quota 205.000, pur restando vicine ai minimi da due mesi. A favorire Wall Street inoltre ci ha pensato il produttore di chip Micron Technology, le cui azioni sono salite di quasi il 9% dopo una trimestrale migliore delle attese.
Anche nel Vecchio Continente i future sull'EuroStoxx sono in calo, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso negative. Gli investitori del Vecchio Continente stanno ancora digerendo l'impatto dell'accordo tra i ministri europei delle Finanze sulle nuove regole del Patto di stabilita' che condizioneranno le politiche di bilancio di diversi Paesi membri. Tuttavia Goldman Sachs ora prevede che la BoE, dopo il forte rallentamento dell'inflazione a novembre in Gran Bretagna, implementerà il suo primo taglio dei tassi abbastanza presto e cioè a maggio del prossimo anno. Intanto in Asia i prezzi del petrolio sono volatili e riprendono a salire, dopo aver chiuso in ribasso ieri sera a New York.
Sui mercati asiatici i future sul Wti sono sopra i 74 dollari al barile e quelli sul Brent avanzano oltre 80 dollari al barile. A spingere al rialzo i prezzi del greggio sono le persistenti tensioni nel Mar Rosso, la rotta commerciale più importante del mondo, dove gli alleati yemeniti dell'Iran hanno attaccato i carghi commerciali che attraversano Suez, minacciando i traffici globali, a partire da quelli del petrolio. Le tensioni in quest'area hanno controbilanciato il trend al ribasso dei prezzi, dovuto all'uscita dell'Angola dal'Opec e all'aumento a sorpresa delle scorte di greggio statunitensi.