AGI - Gli italiani possono quasi tirare un respiro di sollievo: anche quest'anno, nel consueto rapporto Worldwide Cost of Living preparato dalla Business Unit (Eiu) del gruppo britannico Economist, le città del Bel Paese non rientrano nelle prime posizioni.
Con poche sorprese, l'autorevole radiografia semestrale del caro-vita nelle principali città del Pianeta conferma Singapore in cima alla top-10. Un primo posto che condivide a pari merito (e inaspettatamente) con la svizzera Zurigo che riconquista l'apice della classifica dopo tre anni.
Released today, EIU’s Worldwide Cost of Living index compares prices across 200 products and services in 173 cities. Explore the results here: https://t.co/xkwbnB2j3G#worldwidecostofliving pic.twitter.com/jXScz2v7Ql
— Economist Intelligence: EIU (@TheEIU) November 30, 2023
Il settimanale britannico stima anche che i prezzi siano mediamente aumentati del 7,4% in termini di valuta locale nelle 173 località prese in considerazione, registrando quindi un moderato rallentamento del caro-vita rispetto l'anno scorso, quando i costi delle città, a livello globale, aveva segnato una crescita record dell'8,1% sulla scia dell'impennata inflazionistica.
Analizzando meglio la top-10 aggiornata del caro-vita, vediamo che Zurigo scalza New York, metropoli che l'anno scorso guidava la classifica ex-equo con Singapore. Quest'ultima, poi, potrebbe tranquillamente esser ribattezzata "città per Paperoni", visto che ha mantenuto la sua posizione di città più costosa al mondo per la nona volta in 11 anni.
Non sfugge, inoltre, che una delle città più amate dal turismo italiano e internazionale, la Ville Lumière, si piazza al settimo posto guadagnando ben due posizioni, davanti a Copenaghen, all'ottavo posto, a pari merito con Tel Aviv, già regina della classifica nel 2021. San Francisco chiude la classifica.
L'Europa, con le sue quattro città in classifica, si conferma come uno dei continenti dove far più attenzione al portafogli: qui, il perdurare del caro-vita - secondo gli analisti - è trascinato dai prezzi in crescita dell'alimentare, dell'abbigliamento e dall'apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro (la classifica è espressa in dollari e, quindi, la conversione si traduce in un aumento relativo dei prezzi espressi in euro). D'altro canto, per la stessa ragione, le metropoli tradizionalmente più costose degli Usa - New York, Los Angeles e San Francisco - sono invece scivolate nella top-10.
La guerra in Ucraina e l'indebolimento del rublo hanno ovviamente fatto sprofondare le metropoli russe: Mosca si piazza al 142mo posto e San Pietroburgo al 147mo della classifica chiusa, è anche questo non può meravigliare, da Teheran e Damasco.