AGI - La transizione energetica in Africa non è il futuro, bensì il presente. Ma il suo sviluppo dovrà seguire nuovi percorsi che si snoderanno tra difficoltà economiche, cambiamenti climatici e crescita demografica senza precedenti. Una sfida ambiziosa alla quale occorre lavorare insieme, trovare alleanze, portare soluzioni e nuove idee per cambiare prospettiva.
Con questo obiettivo ha preso oggi il via la conferenza inaugurale del primo International Network on African Energy Transition (Inaet), organizato da Eni e Luiss, che riunisce importanti istituzioni, università, think-tank e studiosi provenienti dall'Africa, dall'Europa e da tutto il mondo per creare un polo comune sulla transizione nel continente. Tre le priorità su cui ci si è concentrati durante la prima giornata di lavori ci sono le misure di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico; i percorsi di sviluppo dell'Africa e risorse necessarie e le prospettive delle giovani generazioni sulla transizione energetica. Domani il focus sarà invece sulle priorità africane nella transizione energetica e sugli attori internazionali e il ruolo del settore privato.
"L'Africa rappresenta una grande ricchezza, caratterizzata da diversità, che può effettivamente contribuire al futuro dell'energia e quindi del progresso dell'umanità", spiega il rettore della Luiss, Andrea Prencipe, ed e' per questo che "il nuovo approccio richiede un cambio di prospettiva". Secondo Marco Piredda, Head of international affairs analysis and business support Eni, "il percorso di transizione energetica in Africa non potrà essere il medesimo che noi immaginiamo per il mondo ricco e sviluppato.
Le strade della transizione sono diverse, sono molteplici e l'obiettivo comune potrà essere raggiunto solo se riusciamo a creare alleanze intorno a un percorso in cui ognuno mette la sua forza". Secondo Piredda, inoltre, e' necessario "essere ambiziosi per identificare le opportunità derivanti da una trasformazione senza precedenti, mentre ci impegniamo a fornire energia per la crescita economica e sociale, trovando soluzioni per raggiungere gli obiettivi del pianeta e allo stesso tempo combattere la povertà energetica".
Maria Helena Semedo, deputy director general Fao, durante il suo intervento ha posto l'accento sulla "particolare vulnerabilita' del continente al cambiamento climatico", secondo Semedo inoltre "l'accesso alle energie rinnovabili è fondamentale per lo sviluppo economico, per l'agricoltura e per la sicurezza alimentare. Su questo però l'Africa, sfortunatamente, è stata lasciata indietro".
A pagare maggiormente l'impatto della povertà energetica sono "le donne che pero' possono contribuire attivamente" ma è necessario "promuovere il gender equality in agricoltura e l'accesso al credito". È intervenuto all'evento anche Carlo Batori, capo Task Force on Climate and Development Finance del ministero degli Affari Esteri, sottolineando che "per la cooperazione italiana l'Africa rappresenta una priorita' da supportare con una piena collaborazione" tra gli attori coinvolti.