AGI - I mercati brindano ai dati di ieri sull'inflazione statunitense che ha rallentato più delle attese, alimentando l'aspettativa che la Fed abbia finito di rialzare i tassi di interesse. L'inflazione Usa a ottobre ha frenato al 3,2% annuale, il primo calo in quattro mesi, contro una prevista discesa del 3,3% dal 3,7% di settembre e di agosto.
Anche l'inflazione 'core' è scesa più del previsto e si è attestata al 4% dal 4,1% di settembre. Il dato ovviamente è piaciuto molto ai mercati: le Borse asiatiche sono in rally, anche grazie a una massiccia iniezione di liquidità da parte della banca centrale cinese, i future a Wall Street avanzano, dopo che ieri i tre indici di New York hanno chiuso in netto rialzo, i rendimenti dei Treasury sono arretrati, con il 10 anni sotto al 4,5%, ai minimi da sette settimane e il 2 anni, il più sensibile ai tassi di interesse, è scivolato sotto al 5%, al 4,8%, mentre anche il dollaro ha innestato la marcia indietro.
"Spero che questo rapporto sull'inflazione a stelle e strisce convincerà i politici della Fed, eccessivamente dipendenti dai dati, che la politica monetaria dell'istituto è sufficientemente restrittiva da ridurre l'inflazione al 2%" commenta Gregory Daco, capo economista di EY Parthenon. I dati statunitensi di ieri anticipano un previsto calo dell'inflazione nel Regno Unito, che oggi dovrebbe scendere al 4,8% a ottobre, nettamente al di sotto del 6,7% di settembre. Nell'Eurozona, l'inflazione è scesa al 2,9% a ottobre dal 4,3% di settembre, riflettendo anche il calo dei prezzi energetici di quest'anno. Tutti questi dati rafforzano la possibilità che le banche centrali, e in particolare la Fed, la Bce e la Boe abbiano finalmente messo la parola 'finè al ciclo dei rialzo dei tassi.
Il presidente della Fed, Jerome Powell, la scorsa settimana non aveva escluso ulteriori aumenti del costo del denaro, ma il mercato ora si aspetta che la banca centrale si prenda un'altra pausa a dicembre e gli investitori scommettono che inizierà a tagliare i tassi il prossimo anno e scontano due sforbiciate di 0,25 punti percentuali entro luglio. In Asia oggi la borsa di Tokyo sale del 2,5%, nonostante i dati negativi del Pil che a luglio-settembre è sceso del 2,1% tendenziale, il primo calo da tre mesi, e dello 0,5% congiunturale, nettamente peggio dell'atteso -0,1%. La lettura ha evidenziato la necessità di misure di maggiore sostegno per l'economia giapponese e complica un po' gli sforzi della Boj, la Banca del Giappone, per uscire dalla sua posizione ultra-accomodante.
La Boj è una della poche grandi banche centrali a mantenere i tassi a livelli estremamente bassi. Anche il listino di Seul avanza di oltre il 2% e Shanghai cresce di circa mezzo punto percentuale, mentre Hong Kong vola a +3%, grazie ai tecnologici e dopo che la Banca popolare cinese ha avviato un'iniezione di liquidità di 600 miliardi di yuan (82,7 miliardi di dollari), lasciando invariati i tassi di prestito a medio termine. L'iniezione di liquidità è mirata principalmente a sostenere la lenta crescita economica e ad aumentare i prestiti nel paese. Oltre a queste misure di stimolo della Pboc, a favorire i mercati cinesi sono stati una serie di dati macro, da cui trapela che la produzione industriale e le vendite al dettaglio sono cresciute più del previsto a ottobre.
In rialzo i future a Wall Street, dopo che ieri il Dow Jones è salito dell'1,43%, l'S&P 500 dell'1,91% e il Nasdaq del 2,37%, mentre il biglietto verde scende ai minimi da due mesi su un paniere di altre sei principali valute, lo yen resta in sordina e scende da quota 151, l'euro risale sopra 1,08 dollari e lo yuan avanza dello 0,2%. Poco mossi invece i future sull'EuroStoxx, dopo che ieri anche le Borse europee hanno chiuso in rally, sulla scia dell'inflazione Usa. Francoforte ha guadagnato l'1,77%, dopo che l'indice Zew, sulla fiducia degli investitori tedeschi si è rafforzato sui prossimi sei mesi, riflettendo la convinzione che una svolta economica sia imminente con il calo dell'inflazione e la stabilizzazione dei tassi di interesse. Anche Milano è salita dell'1,45% e Parigi dell'1,39%. Più cauta Londra che è avanzata appena dello 0,19%, in attesa dei dati odierni sull'inflazione.