AGI - Continua a regnare l'incertezza sui mercati internazionali, che scrutano all'evoluzione del nuovo conflitto in Medio Oriente dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre ad Israele. Lo Stato ebraico annuncia che si prepara a una "guerra lunga e dura" che dovrebbe prevedere anche un'offensiva via terra nella Striscia di Gaza e nel frattempo si susseguono i tentativi di mediazione internazionale per evitare ennesime stragi di civili, da entrambe le parti.
Intanto si continua a combattere anche sul fronte ucraino in vista dell'arrivo dell'autunno inoltrato che potrebbe rallentare la controffensiva di Kiev nell'Est e nel Sud del Paese. Occhi sempre puntati, passando ai dati macroeconomici, sulle politiche monetarie delle banche centrali. I verbali del Fomc del 19 e 20 settembre appena pubblicati hanno mostrato che la maggioranza dei membri del Comitato ha convenuto che un ulteriore rialzo dei tassi sarebbe appropriato sottolineando la necessita' di tenerli alti per un lungo periodo visto il perdurare dell'inflazione sopra al target del 2%.
In effetti il dato sull'inflazione Usa a settembre stabile al 3,7% ma superiore alle attese dei mercati che si aspettavano un rallentamento al 3,6% sembrano legittimare questa posizione, oltre a favorire il ribasso con il quale ieri ha chiuso Wall Street.
I future sui principali indici americani pero' indicano un avvio in rialzo per la seduta odierna con i contratti sul Dow Jones che segnano +0,11%, quelli dell'S&P +0,10% mentre per il Nasdaq siamo a +0,06%. Misti i future per le principali Borse europee: il future del Dax di Francoforte segna un +0,14%, Londra a -0,06% mentre per l'Euro Stoxx 50 siamo a -0,28%. Procedono negative invece le Borse asiatiche, sulle quali oltre alle tensioni geopolitiche internazionali, si abbattono i timori per le prospettive di crescita dell'economia cinese. La Borsa di Hong Kong arretra del 2,14%, Shanghai perde lo 0,75%, mentre Tokyo cede lo 0,5%. Male anche l'indice Kospi di Seul con un -0,96%.
Per quanto riguarda il mercato delle materie prime, i prezzi del petrolio si muovono ancora in rialzo sulle piazze asiatiche, dopo l'impennata dei giorni scorsi seguita all'attacco lanciato da Hamas contro Israele. Al momento i contratti sul Wti vengono ceduti a 83,69 dollari al barile, in crescita dello 0,77%, mentre quelli sul Brent sono a 86,64 dollari, in salita dello 0,74%. Le scorte settimanali di petrolio negli Stati Uniti, comunicate ieri, sono aumentate di 10,176 milioni di barili, decisamente oltre le attese che prevedevano un +492.000 barili. La settimana precedente c'era stato un calo di 2,2 milioni.
Occhi puntati anche sulle quotazioni del gas dopo che l'ultimo prezzo all'hub Ttf di Amsterdam ha visto il future con scadenza novembre balzare del 15% a 53 euro al megawattora, al top degli ultimi 6 mesi. A incidere sul balzo del prezzo, oltre ai timori per il nuovo conflitto in Medio Oriente, il sabotaggio del gasdotto tra Finlandia ed Estonia e la ripresa degli scioperi nel settore in Australia.
Prosegue intanto a Marrakech il vertice del Fondo Monetario internazionale. Ieri è stato il giorno dell'intervento, tra gli altri, del commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale l'economia dell'Eurozona e' caratterizzata da una "crescita debole" ma rispetto a un anno fa è migliorata. "Ci attendevamo uno scenario peggiore: recessione, grandi problemi sulle forniture di energia e black out", ha osservato Gentiloni che ha aggiunto: "Questo scenario non si è materializzato per l'enorme capacita' di adattamento" dimostrata