AGI - Concentrare le risorse su salari, sanità, famiglie e pensioni, a partire da quelle dei giovani. Il confronto tra i partiti di maggioranza e la premier Giorgia Meloni, assieme ai vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, conferma le parole chiave in vista della costruzione della legge di bilancio, che entrerà nel vivo nelle prossime settimane, a partire dal 27 settembre con la stesura della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza.
Nel corso della riunione tra le forze politiche che sostengono il governo, spiegano fonti di Palazzo Chigi, è stata ribadita "la compattezza della coalizione", che ha affrontato "brillantemente" l'ultimo anno nonostante "i tentativi di divisione e sabotaggio".
Le stesse fonti ricordano che si preannuncia un anno complesso che la maggioranza è "pronta ad affrontare con determinazione e serietà", a partire dalla legge di bilancio sulla quale i partiti della maggioranza "sono tutti concordi nel concentrare le risorse su salari, sanità, famiglie e pensioni, a partire da quelle dei giovani". Al comparto della sanità dovrebbero essere destinati circa 3 miliardi con misure sullo sfoltimento delle liste d'attesa e la decontribuzione dei salari.
È stato soprattutto un vertice sul metodo in vista della finanziaria, nel corso del quale sono stati affrontati anche gli altri temi sul tappeto. Secondo quanto apprende l'AGI, nell'incontro non si è sceso nel dettaglio della legge di bilancio. Sarebbe stato sottolineato, riferiscono fonti parlamentari, che i margini di manovra sono stretti ma si condividerà il percorso.
Tra gli obiettivi del vertice, a quanto filtra, c'era anche quello di evitare possibili fughe in avanti dal punto di vista della comunicazione delle singole misure. Bisognerà prima attendere i conti del Tesoro e la Nadef. Il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti non era presente alla riunione.
Nel corso del vertice è stato affrontato anche il nodo delle riforme: come la delega fiscale che ora attende i decreti attuativi, l'autonomia differenziata, la riforma della Giustizia, e la riforma Costituzionale che nelle prossime settimane arriverà a definizione.
Le priorità sul tavolo
Negli ultimi giorni la premier ha ribadito le priorità: rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e intervenire con una serie di sostegni in favore dei redditi più bassi e delle famiglie numerose facendo però attenzione all'uso delle risorse.
Il provvedimento sul cuneo consentirebbe di lasciare nelle buste paga dei dipendenti fino a 100 euro in più al mese, per contrastare la corsa dell'inflazione, da solo pesa circa 10 miliardi di euro. Per le spese indifferibili sarebbero necessari tra i 5 e i 6 miliardi.
I tecnici sono al lavoro per reperire le coperture necessarie, alcune analisi ipotizzano una finanziaria da circa 30 miliardi di euro, ma le risorse appaiono limitate e inevitabilmente il governo sarà chiamato a operare delle scelte. Molto dipenderà, come annotato più volte Giorgetti, da come si concluderà la trattativa in corso a Bruxelles sul rinnovo del patto di stabilita'. Difficile, comunque, ipotizzare il ricorso a nuovo deficit dopo quello generato durante gli anni della pandemia di Covid.
Nel secondo trimestre del 2023 il Pil italiano è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,4% nei confronti del secondo trimestre del 2022. Oggi Bloomberg ipotizza che il deficit dell'Italia nel 2023 potrebbe essere "molto più ampio, vicino al 5%" del Pil. L'obiettivo sul deficit fissato nella Nadef era del 4,5%. Tra i fattori che influenzerebbero la proiezione ci sarebbe l'effetto del Superbonus.
Il provvedimento per la ristrutturazione delle facciate di condomini e villette, pensato per favorire la ripresa durante la pandemia di Covid, continua a dividere gli schieramenti politici. Nei giorni scorsi il sottosegretario al Mef Federico Freni ha parlato di una spesa complessiva di ne restano 130 miliardi di cui 109 sono da portare in compensazione. Con Giorgetti che dal Forum di Cernobbio lo scorso fine settimana ha detto di avere "il mal di pancia" a pensare al superbonus per via dell'ammontare delle risorse spese.
La replica delle opposizioni
"Buone notizie per i mal di pancia di Giorgetti e del governo Meloni. Secondo Nomisma il Superbonus ha generato un valore superiore ai 200 miliardi, a fronte di 88 miliardi di investimento. Se i bruciori non dovessero passare neanche con questi dati, non rimane che il Buscopan", incalza l'ex premier e leader M5s Giuseppe Conte.
"Ci sono stati degli interventi necessari durante la pandemia, ma non possono essere strumenti permanenti da tenere nel tempo. Il superbonus doveva finire presto, che sia cresciuto con meccanismi un po' strani lo abbiamo detto noi ma anche altri", annota oggi il governatore di Bankitalia Ignazio Visco.
Nel frattempo Bloomberg ipotizza che il deficit dell'Italia nel 2023 potrebbe essere "molto più ampio, vicino al 5%" del Pil. L'obiettivo sul deficit fissato nella Nadef era del 4,5%. Tra i fattori che influenzerebbero la proiezione ci sarebbe l'effetto del Superbonus.