AGI - Il pagamento del canone Rai in futuro potrebbe essere legato al possesso di un device mobile, smartphone, tablet o pc, e non più solo a quello di apparecchi televisivi come invece accade oggi, visto il cambiamento delle modalità di fruizione dei contenuti radiotelevisivi.
Si fa strada una possibile riduzione progressiva dell'ammontare dell'imposta, a seconda della sua modulazione, meno la prospettiva di una abolizione del tributo, richiesta nei mesi scorsi da un ordine del giorno presentato dalla Lega in Senato. L'audizione del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in Commissione di Vigilanza Rai apre il ventaglio delle ipotesi sulle possibili modifiche allo studio delle modalità di pagamento dell'imposta per la fruizione dei servizi erogati dalla tv di Stato.
Dal 2016 il canone, 90 euro, si paga all'interno della bolletta dell'energia elettrica, oggi è spalmato a rate tra gennaio e ottobre. Il titolare del Mef, però, chiarisce che il primo passo a suo avviso debba essere la definizione dei costi del servizio - con un riferimento a possibili risparmi da una diversa gestione delle esternalizzazioni, dall'alienazione di immobili del patrimonio Rai e di quote di Rai Way - e solo dopo si potrà affrontare la questione su come pagare.
Le risorse generate attualmente dal canone ammontano ad 1,85 miliardi di euro. Giorgetti disegna come primo obiettivo la possibilità di estrarre la quota degli investimenti dalla tassazione sulla tv per far scendere l'importo. Dalla maggioranza FdI ipotizza di rivedere la destinazione attuale di parte degli introiti del canone che vanno al fondo dell'editoria. Mentre la presidente della Vigilanza, Barbara Floridia del M5s, chiede vengano "garantite sempre e comunque risorse adeguate" al funzionamento dell'azienda.
La Rai, ricorda Giorgetti, "ha ribadito che ritiene indispensabile mantenere il canone, salvo diversa impostazione politica sulle modalità di prelievo del contributo. Le ipotesi di riforma si differenziano anche rispetto agli obiettivi temporali di sviluppo". Una commissione insediata dal Mef sta studiando diversi scenari per la modifica della modalità di erogazione. Nel breve periodo, analizza il ministro, "si potrebbe scorporare dal canone la quota di investimenti sostenuti dalla Rai, di circa 300 milioni di euro, che potrebbe essere posta a carico della fiscalità generale dando luogo alla progressiva riduzione dell'importo a carico dei contribuenti".
Tra le ipotesi di modifica nel lungo periodo una è legata al possesso di una utenza telefonica mobile. Con la diffusione delle app televisive, tra cui la piattaforma Raiplay, fruibile da smartphone, table e pc, si apre la possibilità di legare il pagamento al possesso di una utenza telefonica mobile.
"Le nuove piattaforme multimediali consentono di accedere ai servizi del catalogo Rai da smartphone, pc e tablet. Qualora il presupposto di imposta fosse individuato nel possesso di una utenza telefonica mobile l'ampliamento della platea comporterebbe la revisione del costo procapite", spiega Giorgetti. "Oggi il canone è pagato da 21 milioni di persone - aggiunge - mentre le utenze telefoniche sono circa 107 milioni. Questa ipotesi, però, richiederebbe la definizione di un tetto massimo per ogni famiglia al fine di non dover pagare più della cifra attuale".
Il ministro ripete più volte in Vigilanza che la prima discussione da fare a suo avviso è quella su come finanziare l'azienda. "Il finanziamento delle attività di servizio pubblico con risorse della collettività - incalza Giorgetti - deve essere improntato ad rigido controllo, alla parsimonia e diligenza di un padre famiglia".
Secondo il ministro la scelta di mettere il canone in bolletta dell'energia "è stata la modalità più semplice possibile di riscossione certa. Sfido però chiunque a dire cosa c'entra il canone tv con la bolletta energetica, è uno dei tanti oneri impropri. La riflessione che tutti dobbiamo fare è su come finanziare il servizio pubblico, ci sono tanti modi per farlo, come ci dimostrano Paesi a noi confinanti".
In Europa ci sono diverse modalità di finanziamento delle tv statali: solo canone in Svezia, per metà con sovvenzioni pubbliche e metà ' con una tassa sulle compagnie telefoniche e radiotelevisive in Spagna. Il titolare del Mef sottolinea: "Gli investimenti e l'indebitamento sono aspetti centrali per sviluppo dell'attività dei prossimi anni. C'è l'ipotesi di un ricorso al mercato dei capitali per investimenti del nuovo piano".
Le opposizioni restano dubbiose. Il capogruppo Pd in commissione di Vigilanza, Stefano Graziano, domanda: "Giorgetti ha affermato che il canone Rai resterà in bolletta per il 2023 e 2024, smentendo il suo collega di partito Salvini che ha detto che si sarebbe tolto. Ma poi nel 2025 cosa succederà?".