AGI - Nel 2023 il Pil dell'Italia potrebbe crescere dell'1,2-1,4%, una stima ritoccata al rialzo rispetto all'1% calcolato nel Def varato dal governo il mese scorso. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, in collegamento video con il Festival dell'Economia di Trento, annuncia che: "L'auspicio è di una crescita del Pil dell'1,2-1,4%. L'approccio del governo sulle previsioni e sui documenti di finanza è sempre stata prudente, non abbiamo mai venduto quello che non avevamo".
Poche ore prima il Fondo monetario internazionale aveva sostenuto che il Pil italiano crescerà dell'1,1% nel 2023 e 2024 per poi accelerare ulteriormente nel 2025, anche grazie al sostegno del Pnrr, la cui spesa raggiungerà il picco quell'anno. La stima ha rivisto al rialzo la previsione dello 0,7% fissata per quest'anno nel rapporto di aprile.
L'Fmi però avverte: "La piena e tempestiva attuazione del Pnrr dell'Italia è necessaria per aumentare la produttività e stimolare la crescita potenziale". E chiede un piano "credibile di riduzione del debito a medio termine, sostenuto da misure specifiche", che, affermano "attenuerebbe ulteriormente i rischi".
Giorgetti recepisce gli appunti dell'Fmi e commenta: "L'aumento del nostro debito è frutto anche ad una serie di shock esterni, come la guerra in Ucraina. Ora si tratta di affrontarlo, lo stiamo riducendo è un impegno che noi ci siamo assunti. In settimana è stata qui la delegazione dell'Fmi, che ci ha chiesto questo tipo di azione".
In giornata sono arrivati anche i rilievi dell'Ufficio parlamentare di Bilancio sulla legge delega fiscale: una riforma del sistema tributario italiano, che "presenta una serie di criticità da tempo identificate", è necessaria, ma "dovrà essere compatibile con le risorse che si renderanno disponibili, senza mettere a repentaglio la solidità dei conti pubblici e la sostenibilità del debito nel medio-lungo termine".
A riguardo, durante un panel di discussione a Trento, il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo ricorda che: "Bisogna trovare le coperture, a fronte di quello poi si puo' fare una riduzione delle tasse. La crescita prevista era dell'1-2%, la Ue ci ha detto potremmo essere tra i più virtuosi in Europa, sono risorse che poi potrebbero essere messe per la riduzione del carico fiscale. Poi c'e' la lotta all'evasione fiscale".
La Germania tra nuove difficoltà e l'accordo Ita-Lufthansa
Giorgetti non esclude che la recessione imboccata dalla Germania, la locomotiva d'Europa, avrà riflessi anche sulla crescita italiana. "Non posso che rammaricarmi per la recessione tedesca, qualche impatto lo avrà' anche a noi, sono convinto che tramite la crescita del turismo e di altri comparti dopo la pandemia potremo provare a recuperare".
Guardando all'Europa inevitabile parlare della mancata ratifica del Mes, il meccanismo di solidarietà, da parte dell'Italia. "Non è che noi ricattiamo nessuno, in sede Ue ci sono altri dossier che non vanno avanti perché altri Paesi non sono disposti a discuterne. Resto realisticamente convinto comunque che una soluzione si troverà". E ancora: "La realtà è che il Parlamento ha preso questa posizione sul Mes ha detto che potrebbe anche cambiarla se ci fossero delle modifiche".
Il titolare del Mef rivendica l'operazione firmata con Lufthansa per la cessione del 41% della compagnia di bandiera, tramite un aumento di capitale da 325 milioni di euro, con il vettore tedesco che nei prossimi anni potrebbe acquisire ulteriori quote. "In questo accordo - spiega - ho visto molti più pro che contro. La cosa importante è che il mercato italiano del trasporto aereo funzioni, soprattutto in entrata. L'alleanza con Lufthansa ci aprirà spazi impensabili. La prospettiva di rimanere da soli in un mercato come quello dell'aviazione è una pia illusione. Ci sarà sicuramente un interesse nazionale tutelato".
La partecipazione dello Stato nell'azionariato del vettore aereo, specifica Giorgetti, "si ridurrà, se le cose andranno bene sarà della dimensione che il mercato ci dira'. La storia degli ultimi 30 anni della compagnia ci dice che capitani coraggiosi ed altro azionariato hanno portato la situazione che abbiamo conosciuto".
Il ministro dell'Economia propone un possibile parallelismo con il percorso di cessione delle quote statali di Mps. "Oggi Mps può diventare una preda ambita anche per definire l'assetto del credito in italia. Le mosse che faremo saranno indirizzate a dare un assetto ancora più competitivo al mondo del credito, spiega il ministro. "Magari riusciremo a fare con Mps - conclude - quanto fatto con Ita, il governo delle idee le ha. Una grande banca a maggioranza pubblica nel lungo periodo non ha senso".