AGI – Si registrano i primi segnali di rallentamento dell’inflazione, ma persiste uno scenario di contrazione dei volumi nel breve periodo (gennaio - aprile 2023), anche se nel lungo periodo (2017-2022) i volumi sono cresciuti di 8 punti. Tradotto nella vita di tutti i giorni, gli italiani fanno spesa più spesso ma arrivano alla cassa con il carrello più scarico. È quanto emerge dall’analisi di NIQ (NielsenIQ) presentata giovedì mattina a Santa Margherita di Pula, in provincia di Cagliari, in occasione de Linkontro, il convegno annuale sui consumi e sulle abitudini degli italiani.
Nel dettaglio, nel primo quadrimestre del 2023 si registra una contrazione dei volumi dei beni di largo consumo, pari al 3,9%, con un incremento a valore del 10,5%. Con un indice di inflazione pari al 14,4% le vendite dei prodotti del largo consumo confezionato registrano dall’inizio dell’anno a fine aprile 2023 un trend positivo del 9,9%, in aumento rispetto al 6,6% del 2022. La variazione reale dei prezzi è del -0,4% del mix del carrello della spesa.
“Il peggio è alle spalle”, ha osservato in conferenza stampa Romolo De Camillis, direttore retail NIQ Italia. “La flessione dei volumi più significativa si è verificata a gennaio (-6% di gennaio), a febbraio abbiamo visto un -4,8%, -4,7% e infine il -1,4% ad aprile.
Il 2023 non sembra poi riservare brutte sorprese: “per la seconda metà dell’anno è atteso un proseguimento della discesa dei prezzi”, ha spiegato De Camillis. “Si tratta di capire l’entità ma prevediamo un continuamento della discesa del raffreddamento dei prezzi nella seconda parte dell’anno”. E’ probabile – ha poi aggiunto - “che anche quando i prezzi torneranno ai livelli fisiologici, la ripresa dei volumi tarderà a ripartire”.
Carrelli della spesa più scarichi
Intanto sono cambiate anche le abitudini degli italiani. A iniziare dal modo in cui fanno spesa: più di frequente ma con i carrelli più scarichi. Secondo l’analisi di NielsenIQ, il consumatore ha aumentato la frequenza dell’acquisto del +3,7%, ma ha ridotto del 7,4% il numero dei prodotti nel carrello.
“Torniamo a fare quello che ci hanno insegnato le nostre nonne. Spesa quotidiana per limitare il superfluo”, ha commentato De Camillis. “Si tratta di una buona notizia in quanto la frequenza dell’acquisto è associato a una fidelizzazione del cliente verso il negozio”.
E il fenomeno non è solo italiano: il trend è più marcato in Spagna dove la frequenza d’acquisto è del +6,8% contro il -10,3% dei prodotti nel carrello. Segue il Regno Unito, rispettivamente con il +6,5% e il -8,1%; la Francia (+6,6% e -8,1%) e la Germania (+45 e – 9,2%).
Sempre in tema di risparmi, gli italiani non sono disposti a tagliare le spese per i loro pets. L'analisi rileva che tutte le aree merceologiche hanno registrato il segno meno in fatto di volumi, tuttavia non tutti i prodotti reagiscono allo stesso modo ai prezzi. I beni destinati gli animali domestici sono quelli con un valore maggiore (20,6 milioni di euro) e con una riduzione del volume di appena l’1,6. Dal lato opposto, gli italiani sono disposti a risparmiare sui prodotti per la cura della casa o della persona (rispettivamente del – 5,5% e – 5,2%).
Infine, il ritorno alle vecchie mode: nonostante l’inflazione e le ‘nuove’ abitudini innescate dalla pandemia da Covid, in Italia i consumi fuori casa registrano un incremento del 15,8%.