AGI - Quanto a praticità, non v’è dubbio, sono pratiche: non devono essere annaffiate, sopravvivono in quasi tutti gli ambienti e sono un elemento decorativo sempre più realistico. Sono le piante che non sono piante, ovvero finte, artificiali, in plastica. Una tendenza che sta prendendo “sempre più piede, ovunque”, stando al racconto che ne fa il Paìs.
Insomma, in soli pochi anni “la pianta finta, tradizionalmente invisa” – sebbene la sua falsità sia autentica e ben visibile a occhio nudo – “è diventata una decorazione legittima quanto diffusa”. Altro che giardino verticale alla Stefano Boeri, il famoso architetto milanese. La pianta sintetica va bene sempre, sopravvive in qualsiasi condizione, non muore mai e convive degnamente con le piante naturali. Delinea in sé una tendenza, al punto che il mercato ha fatto boom. Lo conferma al quotidiano madrileno Ana Merino, manager dei giardini di Leroy Merlin in Spagna: solo nel 2022, la gamma piante artificiali ha registrato una crescita del 25% nei negozi della catena del supermarket per le soluzioni di casa.
Tendenza che si spiega con "la versatilità e la praticità" di prodotti che non richiedono cure e che rappresentano "un'alternativa ideale per spazi in cui le condizioni non sono ottimali per la coltivazione di piante naturali". Adatta ai clienti che "vogliono piante in casa o in terrazzo, ma non hanno tempo" per prendersene cura, o vogliono "avere sempre piante perfette" nella loro seconda casa "senza preoccuparsi della loro manutenzione". "Per circa otto anni la tendenza è stata la ricerca di più verde, e la pandemia l'ha fatta esplodere", afferma Guillermo Font de Matas, responsabile della comunicazione di Lidexgroup, azienda catalana che ha iniziato il suo corso industriale nel 1998 dedicandosi ai fiori artificiali per i cimiteri.
Da allora il gruppo Lidex ha ampliato e diversificato la sua offerta, fino a creare nel 2017 un marchio specifico incentrato sull'importazione e la vendita di piante e alberi artificiali, oggi la specialità della casa, per Spagna, Portogallo e Italia. Ora poi, sulla base dei nuovi sviluppi tecnici l’industria è riuscita anche a produrre canne, tronchi conservati e altri elementi “naturali” con foglie e dettagli altamente raffinati per creare "una nuova realtà" pur sempre artificiale, ciò che per il settore è la vera sfida.
“Creare piante iperrealistiche che anche al tatto è però difficile definire come artificiali", afferma Óscar Gallego, Ceo e cofondatore di Blaine, il quale ritiene che più che un vero e proprio boom si tratti di "un cambiamento nelle tendenze dei consumatori" nella direzione di “comprare qualcosa che duri”. E la pianta artificiale “copre, appunto, molto bene la esigenza del nuovo consumatore”, che poi si basa sulla volontà di “fuggire dal cemento, dalla durezza della città, ed entrare in un punto di disconnessione e benessere”.
Del resto, le piante finte di oggi sono le microplastiche di domani. Simil vere…