Rischia di saltare l'accordo sullo stop alle auto a motori termici fissato per il 2035
AGI - Doveva essere solo un passaggio formale, il voto alla riunione degli ambasciatori Ue sul via libera finale allo stop alla vendita di auto nuove a benzina e diesel dal 2035. Ma la contrarietà del Governo italiano, unita alla perplessità della Germania e all'opposizione già annunciata in passato dalle Polonia (e l'astensione della Bulgaria), ha rimesso in discussione tutto.
La presidenza svedese dell'Ue ha deciso - per evitare una fatale bocciatura del regolamento - di rinviare il voto a venerdì e guadagnare 48 ore per convincere Berlino e magari anche Roma. In Consiglio è previsto un voto a maggioranza qualificata: il 55% degli Stati (15 su 27) che rappresentino il 65% della popolazione. Calcolando la votazione con la contrarietà di Italia, Polonia e l'astensione di Germania e Bulgaria verrebbe soddisfatto il criterio di maggioranza di Stati ma la percentuale della popolazione rappresentata si fermerebbe al 58,15. Quindi il provvedimento verrebbe respinto.
"La nostra presa di posizione così chiara e netta, insieme a quella di altri Paesi come la Polonia e la Bulgaria, hanno indotto ulteriori riflessioni su una tematica che è dirimente, non tanto e non soltanto sull'automotive ma sulla politica industriale che l'Europa deve mettere in campo per rispondere alla grande sfida sistemica della Cina e anche alla politica assertiva degli Stati Uniti", ha confermato il ministro di Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, durante il question time alla Camera.
Secondo il ministro, in Europa "c'è una riflessione in corso, direi un ripensamento, sia nel Parlamento europeo che nel Consiglio perché si tende a prendere atto della realtà, si deve prendere atto della realtà cosi' come gli altri ce l'hanno imposta".
A spingere la riflessione sono state in particolare le dichiarazioni del ministro tedesco dei Trasporti, Volker Wissing. "La Commissione europea preferirebbe consentire solo veicoli alimentati a batteria. Noi la vediamo in modo diverso", aveva affermato ieri in un video su Twitter annunciando il suo intervento per consentire ai veicoli con motori a combustione di poter essere immatricolati anche oltre il 2035.
La posizione dell'Italia
"L'Italia condivide ed è pienamente impegnata nell'obiettivo di decarbonizzare il settore del trasporto stradale, in quanto la riduzione delle emissioni di CO2 del settore, in particolare quelle derivanti dalle autovetture e dai veicoli leggeri, è essenziale per raggiungere gli obiettivi climatici dell'Unione. Riteniamo che, nel settore del trasporto stradale, la decarbonizzazione debba essere perseguita nel rispetto dei principi di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso le emissioni zero e della neutralità tecnologica. Siamo certamente favorevoli all'elettrificazione dei veicoli leggeri. Non crediamo, tuttavia, che essa debba rappresentare, nella fase di transizione, l'unico percorso per raggiungere le emissioni zero".
Cosi' l'Italia ha spiegato - in un documento nazionale inviato alla presidenza Ue e agli altri Stati - le ragioni della contrarietà al regolamento. "L'elettrificazione richiede cambiamenti significativi nell'intero settore automobilistico che devono essere pianificati e guidati con la dovuta attenzione, al fine di evitare effetti economici, industriali e sociali indesiderati. Le auto con motore termico sono di proprietà di cittadini a basso reddito e rimarranno in circolazione oltre il 2035. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto dal modo in cui diventeranno accessibili per questi cittadini", si legge ancora.
L'Italia evidenzia che "stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l'uso di carburanti rinnovabili, il regolamento proposto non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l'Italia non può sostenerlo".
Nella dichiarazione nazionale, da parte italiana sono poi ricordate alcune condizioni prioritarie che devono essere assicurate per permettere il raggiungimento di un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100%, tra cui:
- lo sviluppo di una catena di valore dei motori e delle batterie elettriche nell'Unione;
- un approvvigionamento sostenibile e diversificato delle materie prime necessarie;
- adeguate infrastrutture di ricarica e rifornimento;
- un miglioramento della rete elettrica, in modo che possa far fronte all'aumento della domanda;
- un adeguamento dell'intero settore automobilistico, anche attraverso la fornitura delle competenze necessarie;
- l'accettazione da parte del mercato dei nuovi veicoli, che dovrebbero essere disponibili a un prezzo accessibile, in particolare per le famiglie e i consumatori più vulnerabili.
Nella dichiarazione si sottolinea poi che finora l'approccio scelto dall'Unione per il settore automobilistico è stato prevalentemente normativo.
Sono quindi elencate una serie di iniziative che dal punto di vista italiano dovrebbero essere adottate dalla Commissione europea:
- sostenere con tutti i mezzi disponibili, legislativi e finanziari, la transizione del settore automobilistico, in particolare delle Pmi;
- monitorare e riferire in modo tempestivo ed esaustivo sui progressi verso una mobilità stradale a zero emissioni, considerando tutti i fattori che contribuiscono a una transizione equa ed efficiente dal punto di vista dei costi, compresa una valutazione delle possibili carenze di finanziamento;
- garantire, sulla base di tale monitoraggio, una revisione rigorosa e credibile degli obiettivi nel 2026;
- dare seguito alla disposizione che prevede l'immatricolazione, dopo il 2035, di veicoli alimentati esclusivamente con carburanti a zero emissioni di CO2;
- presentare una proposta per includere nel Regolamento meccanismi di contabilizzazione dei benefici, in termini di riduzione delle emissioni di CO2, dei carburanti rinnovabili.