AGI - All’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina da più parti si era detto che era stato una follia basare per anni la politica energetica italiana (ma in realtà anche quella di mezza Europa) su un unico fornitore, o quasi. Risolto, almeno in parte, il problema dell’approvvigionamento energetico sembra che il copione (con tutti i suoi errori) si stia replicando sul fronte dell’agricoltura.
L’allarme viene lanciato da diversi esperti del settore sulle pagine del Financial Times. "È come volare con un solo motore - ha dichiarato infatti John Baffes, economista agricolo senior della Banca Mondiale - finché il motore funziona, va tutto bene, ma se il motore si ferma ci sono problemi” e se uno dei rischi si concretizza “vedremo un molto, molto rapido".
Lo scenario
Le fiammate dei prezzi dell’energia a cui ci ha abituato la guerra in Ucraina si sono visti anche per i prezzi dei fertilizzanti e delle culture. Il prezzo del grano, giusto per fare qualche esempio, è passato dai 740 dollari al bushel dell’inizio di febbraio 2022 al prezzo record di 1290 di maggio 2022. Andamento simile anche per il mais che, se pur aveva registrato un notevole aumento dei prezzi nei tempi recenti a causa del Covid e della siccità, era balzato dai 600 dollari al bushel di inizio febbraio agli 800 dello scorso aprile.
La buona notizia è che ora le quotazioni di fertilizzanti e colture sono diminuiti drasticamente rispetto ai picchi raggiunti. La brutta è che gli analisti avvertono che l'accordo sul grano del Mar Nero tra Mosca e Kiev dello scorso anno, accordo che ha svolto un ruolo cruciale nel contenere i prezzi, potrebbe fallire.
L’accordo del Mar Nero
Il patto deve infatti essere rinnovato a marzo e una mancata proroga porterebbe, come si può facilmente immaginare, ad una nuova fiammata dei prezzi. “Mentre molte colture, insieme ai fertilizzanti alimentari, sono esenti dalle sanzioni imposte alla Russia dagli alleati dell'Ucraina, molte banche, assicurazioni e gruppi logistici sono stati riluttanti a gestire i prodotti dei loro agricoltori”, scrive il Financial Times.
Non va dimenticato poi il rischio climatico con le temperature record dello scorso anno e conseguenti nuovi rischi siccità per tutta Europa.
Un esempio per comprendere quanto precaria è lo scenario? “Per il grano – scrivono gli esperti - il rapporto scorte/utilizzo, una misura utilizzata dagli operatori del mercato cerealicolo e dagli economisti agricoli per valutare la disponibilità delle materie prime, è esemplificativo. Il rapporto mostra che le scorte previste per la fine dell'annata agraria, a giugno, sono di 58 giorni, il livello più basso dal 2008, quando i prezzi internazionali dei prodotti alimentari si sono impennati in seguito alla siccità e all'aumento dei prezzi globali dell'energia”.