AGI - Continua a correre il carrello della spesa, anche se dopo le tensioni al rialzo registrate nel 2022, le prime settimane del nuovo anno mostrano ribassi per i prezzi di alcune delle principali materie prime alimentari scambiate nel mercato italiano. In particolare, le elaborazioni realizzate da Bmti sui listini all’ingrosso rilevati dalle Borse Merci e dalle Camere di commercio mettono in evidenza cali di prezzo nel mercato cerealicolo e, a monte della filiera lattiero-casearia, per il latte e il burro.
Crescono però a gennaio su base mensile i prezzi di alcuni ortaggi: dai carciofi (+12%) alle cime di rapa (+28,9%), dai peperoni lunghi gialli (+27,1%) agli spinaci ricci (+31%) e le zucchine scure lunghe (+45,6%). Rispetto allo scorso anno, però, dalle elaborazioni di Bmti sui dati rilevati nei mercati all’ingrosso della Rete Italmercati, per la maggior parte dei prodotti orticoli si rilevano quotazioni in calo, determinando così prezzi all’ingrosso tipicamente invernali. Complice anche un livello della domanda decisamente basso rispetto alla media del periodo.
Discorso diverso per il cavolfiore bianco (+47,9% su anno e +23,7% sul mese) e per le cipolle (+36,1% su anno e +15% sul mese). Nel primo caso, infatti, le temperature elevate di questo inverno hanno accelerato la maturazione del prodotto che è quindi giunto quasi al termine della sua campagna. La poca disponibilità di prodotto ha portato un leggero aumento dei prezzi. Nel secondo caso, invece, i prezzi sono aumentati a causa di una minore disponibilità di prodotto. Le cipolle, infatti, hanno sofferto molto il caldo della scorsa estate che, in molti casi, ha portato al marcimento del prodotto.
“L’inflazione è uno dei problemi più rilevanti che le famiglie italiane stanno oggi affrontando – dichiara all'AGI Riccardo Cuomo, direttore di Bmti S.c.p.A. - Bmti, con il suo contributo, cerca di orientare i consumatori italiani ad un acquisto consapevole, in cui non venga sottovalutato né il fattore economico né quello della salute. È per questo che con la Borsa della Spesa, tutti i venerdì, classifica i migliori prodotti di stagione che registrano un buon rapporto qualità-prezzo".
Il brusco calo delle temperature di questi giorni, però, potrebbe avere un impatto sulle coltivazioni nazionali, condizionando anche le quotazioni, primo tra tutti il finocchio, particolarmente sensibile al freddo e non importato da altri paesi.
Tornando alle quotazioni dei cereali, nello specifico sono in calo il grano tenero e il mais: rispetto a metà novembre le quotazioni del grano tenero destinato alla panificazione ha ceduto il 9% e analoga riduzione si riscontra per il mais..
"A pesare sui ribassi è uno scenario di mercato caratterizzato da un’offerta superiore alla domanda, grazie anche agli arrivi di merce estera", spiega Cuomo. In quest’ottica, il rinnovo dell’accordo per garantire le esportazioni di cereali attraverso il Mar Nero, siglato lo scorso novembre, ha contribuito a raffreddare le incertezze sulle disponibilità di prodotto. A questo, prosegue nel ragionamento l'esperto, "si aggiunge il rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro, che contribuisce a rendere più competitivi i cereali esteri quotati in dollari, e uno scenario globale che per il grano è segnato da una produzione record, stimata per l’annata attuale a quasi 800 milioni di tonnellate (+2% rispetto all’annata precedente, elaborazioni su dati IGC)". Le quotazioni attuali di grano e mais rimangono comunque elevate, superiori ai 300 euro/t, con una crescita annua del +6% per il grano tenero e del +16% per il mais.
Anche per i prezzi del grano duro si sta osservando un ridimensionamento (-4% rispetto a metà novembre) e le quotazioni attuali segnano un calo di quasi il 15% rispetto ai valori record che si registravano un anno fa.
Dopo i prezzi record raggiunti nell’ultima parte del 2022, gli ultimi giorni stanno mostrando dei primi segnali di calo anche per il riso, sebbene i valori restino su livelli record, più che raddoppiati rispetto allo scorso anno per le tradizionali varietà da risotto (Arborio, Carnaroli).
Mercato invariato, da qualche settimana, per le uova che presentano prezzi alti, legati all’aumento dei costi di produzione e a un buon livello della domanda. Durante l’ultima CUN è stato formulato un prezzo tendenziale per le uova allevate in natura di grandezza maggiore di 2,30 euro/Kg. Potrebbe cambiare la situazione con l’avvicinarsi del Carnevale.
Forti ribassi hanno colpito recentemente i prezzi del latte spot (ovvero il latte in cisterna scambiato al di fuori dei contratti di fornitura tra allevatori e industria).
Le quotazioni stanno risentendo della flessione del latte spot estero (Germania in primis), offerto a prezzi sensibilmente inferiori a quello italiano, complice la ripresa produttiva in atto a livello continentale. In due mesi, da metà novembre, i prezzi hanno perso il 20% circa del loro valore. Nonostante la discesa, la variazione su base annua rimane ancora positiva (+23%). Una pesante riduzione ha colpito anche il burro (-28% rispetto a metà novembre), tornato in calo anche rispetto allo scorso anno (-18%). Mostrano dei segnali di maggiore tenuta, invece, i formaggi.