AGI - Se nel 2003 avessimo cercato il termine Open Innovation su Google non avremmo trovato alcunché. Qualcosa del genere si faceva dalle parti della Silicon Valley, ma era ancora una teoria non strutturata. Proprio in quell’anno il professor Henry Chesbrough definisce “Open Innovation” come l’intenzionale attivazione di flussi di conoscenza sia dall’esterno verso l’interno dell’organizzazione e sia dall’interno verso l’esterno per promuovere, rispettivamente, l’innovazione interna e lo sviluppo di business. Dopo 10 anni di studi e di approfondimenti su case history aziendali, Chesbrough e il collega Marcel Bogers integrano la definizione iniziale: “Open Innovation è un processo di innovazione distribuita basato su flussi intenzionali e gestiti di conoscenza che attraversano i confini dell’organizzazione, utilizzando meccanismi basati su incentivi pecuniari o non-pecuniari, e in linea con il modello di business dell’organizzazione stessa”.
Cosa significa nel concreto fare Open Innovation per un’azienda? Vuol dire farsi contaminare anche da idee che arrivano da fuori il proprio perimetro di business o ambito in cui si opera. Significa allargare il bacino di risorse da cui si attinge per trovare realtà su cui investire. E l’obiettivo di questo investimento è ottenere dei risultati impossibili da raggiungere puntando solo sulle proprie forze.
I professori Chesbrough e Marcel Bogers nel 2013 parlano di flussi di conoscenza, che possono essere di tre tipi: Outside-in (inbound) quando l’innovazione arriva dall’esterno verso l’interno, come input, anche in relazione alla capacità di “assorbimento” dell’organizzazione (oppure, a livello macro, di capacità di assorbimento del Sistema Paese); Inside-out (outbound) quando l’innovazione viene ceduta all’esterno come output (sia come attività prodotta, sia per stimolare il mercato, sia per fare sviluppo business, ecc.); Modello misto quando con flussi di innovazione sia verso l’interno, sia verso l’esterno, si creano partnership (es. alleanze, joint venture, ecosistemi, piattaforme) che si interscambiano la conoscenza per un obiettivo comune.
Eni nel paradigma Open Innovation
Negli ultimi anni Eni si è sempre più aperta a un ascolto attivo del mondo esterno per intercettare, nel panorama internazionale, proposte di forte innovazione provenienti anche da realtà piccole, ma dinamiche, come le start up. Grazie a questo percorso, maturato negli anni recenti, Eni oggi presidia i diversi modelli dell’Open Innovation, favorendo il dialogo con i differenti stakeholder con la disponibilità di un ecosistema interno variegato e che integra l’approccio dell’Open Innovation nei diversi processi aziendali. E c’è anche il supporto a giovani talenti e progetti ispirati ai principi della sostenibilità e della circolarità attraverso call for ideas e digital challenge in collaborazione con partner eccellenti.
Eniverse Ventures (Eniverse), un Corporate Venture Builder 100% di Eni, è dedicato all’individuazione, nascita e sviluppo di iniziative imprenditoriali innovative e ad alto potenziale tecnologico che esplorano nuovi mercati, promuovendo la Just Transition e creando valore con un orizzonte a breve e medio termine. Giacomo Silvestri, il Presidente di Eniverse, dice: “Con Eniverse, Eni è tra le prime aziende del settore energetico a lanciare un veicolo di valorizzazione del proprio patrimonio di tecnologie e talenti, ovvero i pilastri dell’innovazione su cui l’azienda investe da sempre e su cui fa leva per affrontare con successo la sfida della transizione energetica.” Eniverse si affianca a Joule, la Scuola di Eni per l’Impresa che supporta la crescita di startup innovative e sostenibili e a Eni Next, la società che investe in startup ad alto potenziale per la creazione di tecnologie game-changer per la transizione energetica.
Eniverse vuole valorizzare nel breve e medio termine asset tecnologici, propri o di terzi, ad alto potenziale, focalizzandosi su tecnologie con un percorso di commercializzazione inferiore ai 3 anni. Nel dettaglio, Eniverse si occupa di: market incubation per quelle tecnologie che non hanno ancora raggiunto livelli di maturità adeguata; market validation attraverso interazioni con il mercato; business building costituendo nuove ventures e supportandole nella fase di scale up.
Eniverse si avvale delle competenze maturate da Eni in molti settori ingegneristici e scientifici e consente la valorizzazione di un portfolio di innovazioni e tecnologie proprietarie anche attraverso reti di collaborazioni con realtà esterne come corporate e startup, partner tecnologici e industriali, università e alleanze con partner finanziari e commerciali