AGI - Lo chiamano crypto-winter, inverno-cripto, ma in molti pensano si possa trasformare in un’era glaciale. I segnali all’orizzonte non promettono infatti nulla di buono. I tempi in cui il Bitcoin era schizzato a 60mila dollari, con tanto di picco intraday il 10 novembre 2021 a 68 mila dollari, sembrano ormai appartenere ad un’altra era geologica. Per il mondo delle criptovalute quel picco è stato l'inizio della fine. Prima è stata la volta di qualche presa di profitto, poi della guerra in Ucraina, poi delle incertezze legate all’economia che anche le valute decentrate hanno iniziato a subire (non esclusi i timori legati al rialzo dei tassi di interesse decisi dalle banche centrali di mezzo mondo). Infine i crac finanziari e le svalutazioni, con tanto di tagli del personale, delle principali piattaforma di scambio.
I Numeri
I numeri del crypto-inverno sono impietosi. Si calcola che collettivamente, le criptovalute hanno perso fino a 2.000 miliardi di dollari di valore. Dal suo picco il Bitcoin ha perso il 75% del suo valore, quotato oggi intorno ai 17.600 dollari. Un crollo che ha innescato giornate di panic selling che hanno solo aggravato la situazione. Non va meglio per Ethereum che dal picco di 4800 dollari di novembre 2021 ha perso il 70% o per Ripple (-75% in meno di due anni) o per Cardano, crollato del 90% in un anno e mezzo.
Ma i numeri dell’inverno delle cripto valute non possono prescindere dai 30 miliardi di dollari di perdita potenziale che ha interessato un milione di investitori del crac di Ftx, piattaforma di criptovalute fondata da Sam Bankman-Fried o dai 3,6 miliardi disinvestiti in una sola settimana su Binance, prima piattaforma al mondo per lo scambio di valute digitali. Il ceo di Binance Champeng Zhao ha ribadito che la piattaforma, con i suoi 60 miliardi di dollari in criptovalute, è abbastanza solida per resistere a mesi difficili ma sono in molti a guardare con timore al prossimo futuro ( e a possibili altre sell-out).
Guai anche per altre borse di scambio di criptovalute come Coinbase, le cui quotazioni sono scese dell’85% in poco più di un anno, ora citata in giudizio dalla Corte Suprema degli Stati Uniti in due procedimenti legali connesse ad una presunta insufficienza di informazioni fornite agli investitori.
Alcuni scommettono che questa ondata di ribassi possa esser la premessa per una rinascita delle “valute decentrate”. Di certo sembra crederci Nayib Bukele, presidente dello Stato centroamericano di El Salvador, che ha sempre creduto sul Bitcoin, al punto da trasformarla in valuta legale, ma che proprio per questo ora rischia di essere costretto a dichiarare bancarotta.