AGI - La settimana sarà ricca di dati macro di rilievo: su tutti, mercoledì, l'inflazione preliminare di novembre dell'Eurozona e, venerdì, i dati sul mercato del lavoro Usa. Riguardo alla prima, le attese sono per un rallentamento al 10,4% che dovrebbe essere legato principalmente a un calo dei prezzi dell'energia dato il forte ribasso del gas osservato negli ultimi tre mesi.
Il mercato del lavoro Usa dovrebbe continuare a evidenziare una crescita degli occupati intorno alle 200.000 unità, anche se è il tasso di disoccupazione da osservare con particolare attenzione visto il rialzo a sorpresa registrato lo scorso mese.
Mercoledì invece fari puntati sull'intervento della Fed, Jerome Powell, al Brookings Institution, per capire se attenuerà un po' i toni. Lunedì a Bruxelles ci sarà invece la consueta audizione al Parlamento europeo del presidente della Bce, Chrisitine Lagarde.
Sempre riguardo ai dati macro c'è da fare attenzione sui i Pmi in Cina, mercoledì, con il settore servizi atteso in calo visto il peggioramento della situazione epidemiologica nel Paese. Giovedì arriverà invece il dato sull'indice Ism manifatturiero negli Usa, atteso sotto la soglia dei 50 punti, analogamente a quanto già segnalato dall'indice Pmi manifatturiero di S&P Global.
Da tenere sotto osservazione, lunedì, il Cyber monday negli Usa, per capire se gli americani continueranno a spendere online, malgrado l'aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse. "La prossima settimana - commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte - penso che i mercati si orienteranno più al ribasso che al rialzo. Le banche centrali li stanno monitorando attentamente per evitare che salgano o scendano troppo, alternando il bastone con la carota. Per questo penso che sarà importante quello che dirà Powell mercoledì, il quale potrebbe mettere l'accento su quello che ai mercati piace meno, per tenerli sulla corda, frenarli, calmarli un po', ricordando loro che il tasso finale potrebbe essere un po' più alto di quello previsto a settembre, oppure che non necessariamente a febbraio la Fed potrebbe arrestare il rialzo dei tassi. Cose del genere, dette per calmare gli animi, raffreddare gli umori".
Focus sulle prossime decisioni di Fed e Bce
Nella settimana appena trascorsa i mercati, per gran parte orfani di Wall Street, hanno chiuso con il Dow Jones in rialzo dell'1,78, lo Standard & Poor's dell'1,64% e il Nasdaq dello 0,72%. Apple ha risentito della situazione di Foxconn, che a novembre potrebbe dover rallentare le consegne a causa delle proteste contro la politica zero Covid in Cina.
Impressiona il calo dei tassi sui Treasury e sui bond europei, con il 2 anni nettamente sopra il 10 anni, segno che cresce in prospettiva l'attenzione per il fattore recessione. Comunque il focus degli investitori resta fisso sulle prossime decisioni della Fed.
La speranza è che l'istituto centrale americano possa cominciare già a dicembre a rallentare il ritmo della sua stretta monetaria, con un ritocco dei tassi limitato allo 0,50% contro lo 0,75% deciso nelle ultime quattro occasioni.
Anche la Bce a dicembre dovrebbe rallentare il ritmo del rialzo dei tassi allo 0,50%, anche se, nota Cesarano, "la partita in questo caso è più aperta e molto dipenderà da come andranno i dati sull'inflazione in area Euro della prossima settimana", decisione che si intreccerà con quella relativa a "quando partire col Qt, la riduzione del bilancio".
Le vendite del Black Friday e del Cyber Monday saranno invece la cartina di tornasole sulla fiducia dei consumatori, affievolita dalla corsa dell'inflazione. In Europa iI calo del prezzo del gas ha reso meno pessimistiche le prospettive di crescita, come hanno dimostrato i dati sui Pmi dell'Eurozona.
Tutto fermo invece, per ora, sul fronte del price cap sull'energia russa. "Se ne è discusso molto - dice Cesarano - ma per adesso non se ne è fatto nulla. Il price cap del gas a 275 euro è troppo alto. All'inizio della prossima settimana probabilmente si continuerà a trattare sul petrolio.
Inoltre, il 4 di dicembre si riunirà l'Opec+ per stabilire le prossime quote produttive. Il vero problema è quello che si farà verso marzo, quando si dovranno ricostituire le scorte europee ed Europa e Asia si contenderanno i rifornimenti di gas liquido, il che sicuramente influirà sui prezzi".
Il mese scorso Parigi si è accordata con Madrid per costruire un gasdotto sottomarino che va da Barcellona a Marsiglia. Ci vorranno ancora diversi anni per costruire l'infrastruttura e renderla operativa. In un primo momento trasporterà gas, ricavato appunto dalla rigassificazione del Gnl, ma l'intento è quello di rimpiazzarlo appena possibile con gas rinnovabile oppure con l'idrogeno, che servirà alla Francia per produrre anche energia nucleare e continuare a dirigere dalla Francia la distribuzione di energia all'Europa.
Mercoledì parla Powell e potrebbe essere 'falco'
Mercoledì prossimo occhi puntati sull'intervento di Jerome Powell, per capire che toni userà. "L'impressione è che Powell potrebbe mettere l'accento su temi da 'falco', un po' fastidiosi per i mercati per evitare che si galvanizzino troppo, calmarli, non farli salire o scendere troppo.
L'obiettivo della Fed è chiaro: traghettare i mercati fino ai primi mesi dell'anno prossimo, diciamo fino a febbraio, senza farli avvicinare troppo ai massimi storici. Ai livelli attuali lo S&P è sotto i massimi storici ma non di molto.
Per quanto quest'anno non sia stato granchè, lo S&P è solo del 15% sotto i livelli record. E non deve salire troppo per non dare agli investitori l'impressione di un'inversione di tendenza, lasciandoli nell'incertezza, perchè un mercato azionario rialzista, in questa fase, non aiuterebbe la Fed nella lotta contro l'inflazione, che resta la sua priorità. Per questo mercoledì prevedo che Powell non userà toni troppo morbidi e potrebbe essere abbastanza 'falco'".
Mercoledì attesa per l'inflazione europea a novembre
Martedì e mercoledì c'è attesa per i dati sull'inflazione in Europa. Il 29 dicembre escono quelli sul costo della vita in Germania, che a novembre dovrebbe ridimensionarsi un po', passando, a livello di indice armonizzato, dall'11,6% all'11,2% annuale. Il 30 escono quelli francesi, che dovrebbero passare dal 7,1% al 7%, mentre nell'Eurozona, dovrebbero scendere dal 10,7% al 10,4%, con l'inflazione 'core' che dovrebbe rimanere invariata intorno al 5%.
"Se questo andamento dovesse essere confermato - commenta Cesarano - magari con qualche sorpresa positiva, cioè con dei dati un po' più bassi soprattutto per quanto riguarda l'inflazione 'core', per i mercati sarebbe una sopresa positiva, il che significherebbe la certezza o quasi che a dicembre il rialzo dei tassi della Bce sarà di 50 e non di 75 punti base".
Secondo l'analista, "c'è da tener conto del fatto che novembre è un mese un po' particolare, perchè arriva dopo questo rialzo forte dei prezzi a ottobre, che ha riguardato soprattutto l'Italia, la quale ha visto un +3,8% mensile a ottobre perchè ha scaricato l'effetto del rialzo delle bollette. Anche la Germania a ottobre ha avuto l'inflazione a +1,1% mensile. Per cui non è escluso che novembre possa riservarci qualche soprpresa positiva, tenendo conto che le variazioni mensili dovrebbero essere molto più basse".
Lunedì prossimo da tenere d'occhio anche l'intervento di Christine Lagarde al Parlamento europeo e i discorsi del 'falco' della Fed, James Bullard, e di John Williams, presidente della Fed di San Francisco.
Venerdì escono i dati sull'occupazione Usa
Venerdì escono i dati sul mercato del lavoro statunitense, che rappresenta il 'fiore all'occhiellò dell'economia Usa. La previsione è che l'occupazione dovrebbe salire di circa 200.000 unità a novembre. E che i salari possano aumentare intorno al 5%, finalmente abbastanza in linea con i dati dell'inflazione.
A questo proposito sarà importante capire cosa succederà giovedì col deflatore Usa, in particolare quello 'corè, che è la misura preferita dalla Fed per stimare le variazioni dei prezzi. A ottobre si è collocato al 4,7% e a novembre dovrebbe scendere al 4,6%. "Sarebbe importante - nota Cesarano - se salari e price consumption expenditure index core (l'indice sui prezzi monitorato dalla Fed) dovessero convergere su questo magico numero del 5%, contribuendo così a tranquillazzare i mercati Usa sul fatto che la Fed non si spingerà molto oltre l'area 5% sui fed funds".
In Cina aumentano i contagi ma si torna a parlare di stimoli
In Cina preoccupa iI caos Covid, con i contagi che continuano a crescere a livello record, costringendo le autorità a rafforzare I lockdown e le restrizioni. In questo contesto si ritorna a parlare di stimoli all'economia. Intanto. la Pboc ha deciso il taglio dello 0,25% della riserva obbligatoria delle istituzioni finanziarie, liberando così 500 miliardi di yuan, quasi 70 miliardi di dollari, a sostegno della liquidità dei mercati e dell'economia reale. E Pechino valuta anche aiuti al settore immobiliare.