AGI - Regole più flessibili, più semplici ma anche più applicabili. Altrimenti scatteranno delle sanzioni, sicuramente più lievi rispetto al passato, ma - al contrario del passato - inevitabili. È la proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita che la Commissione europea, "imparando dagli errori dell'austerità", ha messo sul tavolo. Ora la dovranno discutere gli Stati.
E come ha anticipato il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, "non sarà semplice". Saranno più semplici, almeno questo è l'intento dell'esecutivo di Bruxelles, le regole. "Per applicarle al meglio, le alleggeriamo, le semplifichiamo", ha detto ancora Gentiloni.
"Non abbiamo investito come avremmo dovuto e la riduzione del debito è fallita forse perché le nostre regole non erano realistiche", ha ammesso. Ora si cambia. Perché - per dirla con le parole del vice presidente Valdis Dombrovskis (un tempo falco dell'austerity) - "sono cambiate molte cose da quando il Trattato di Maastricht ha riconosciuto la necessità di finanze pubbliche sane e di politiche fiscali coordinate".
EU Recovery & Resilience Facility is best suited to
— Valdis Dombrovskis (@VDombrovskis) November 9, 2022
➡️address energy issues
➡️help to accelerate green transition
➡️increase use of renewables
That’s why EU countries need #REPowerEU chapters in their #RRF plans. We welcome upcoming #EPlenary vote so this can happen quickly. pic.twitter.com/NKPMx8burU
"Le norme fiscali si concentreranno sulla riduzione del debito laddove è elevato, sulla base dei piani degli Stati membri che devono rispettare chiare condizioni dell'Ue. Una volta approvato il piano, il monitoraggio si baserà su una semplice regola di spesa, mentre le misure di attuazione più rigorose garantiranno la conformità. Gli orientamenti di oggi ci permetteranno di lavorare insieme per ridurre il debito, rafforzare le nostre economie e costruire le basi per la nostra prosperità e stabilità future", è la filosofia dell'ex premier lettone. Che non risponde alla giornalista irlandese la quale gli ha fatto presente come le vecchie regole, "che non hanno funzionato", hanno letteralmente rovinato la vita a migliaia di persone.
Del Trattato di Maastricht restano gli emblematici rapporti di riferimento: deficit al 3% del Pil e debito al 60%. Viene spazzata via la regola di riduzione del debito di un ventesimo l'anno (della quota superiore al 60%). Così come, invece delle complicatissime matrici del passato, resterà solo il parametro delle spesa netta primaria. Sulla base della propria situazione debitoria (maggiore attenzione è rivolta ai Paesi che hanno un debito oltre il 90%) dovrà essere presentato un piano per la riduzione del debito che sia graduale, concreta e credibile. Si tratta di una traiettoria di quattro anni (estensibile a sette) che dovrà prendere in considerazione anche gli investimenti e le riforme necessari.
Il modello è quello dei Piani nazionali di ripresa e resilienza. Quindi i piani vengono prima negoziati, poi valutati e approvati dalla Commissione per poi passare al vaglio del Consiglio che li può confermare o respingere. Insomma Paesi Bassi e Germania si dovranno esprimere anche sui piani di Grecia, Spagna e Italia. Il monitoraggio avverrà sulla base di relazioni annuali che gli Stati presenteranno. In caso di discostamenti dalla traiettoria scatteranno le sanzioni. Che potranno configurarsi anche nel blocco dei fondi europei, compresi quelli del Recovery.
Qualcuno già grida al commissariamento. "Al contrario, ora cambia l'ottica: sono gli Stati a proporre i loro piani. Diventano loro i protagonisti. E non so se questo punto andrà bene a tutti", ha assicurato Gentiloni. "E' chiaro che di fronte a questa pillola, forse molto dolce, c’è anche una contropartita che se un Paese propone un piano, lo negozia, viene approvato ed è realistico con un livello di riduzione molto graduale, penso non solo sia giustificato ma anche necessario che in mancanza di questo ci siano delle procedure. Per renderle più applicabili le rendiamo più leggere. Passiamo - se volete - dal nucleare al convenzionale ma misure più credibili hanno bisogno di essere credibili", ha sintetizzato l'ex premier italiano. Il nucleare era una multa dello 0,2% del Pil che in termini assoluti per l'Italia potrebbe corrispondere anche a 1,5 miliardi di euro.
La proposta della Commissione non prevede la golden rule per escludere gli investimenti in green e digitale dal conteggio del debito (richiesta da più parti) ma mantiene la regola di salvaguardia generale (che sospende il Patto ed è attualmente in vigore dallo scoppio della pandemia di Covid) così come introduce una clausola di salvaguardia specifica per Paese, che dovrà essere negoziata e autorizzata su basi oggettive.
Ora la parola passa agli Stati. La Commissione vorrebbe poter presentare una proposta legislativa in tempo per essere in vigore per il 2024. Il rischio però è quello di uno stallo.