AGI - Torna la sfiducia tra gli italiani per il clima economico dei prossimi anni. Dopo la ripresa del 2021, frutto del venir meno delle restrizioni sociali e commerciali più pesanti legate alla pandemia di Covid, il 2022 spaventa gli italiani per il combinato tra l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia - per cui non sembra materializzarsi una soluzione nel breve - e caro prezzi. Una dinamica che li costringe a rivedere spese e priorità.
È un quadro non ottimista quello che emerge dalla 22esima edizione dell'indagine Acri, realizzata con Ipsos, in occasione della 98esima Giornata Mondiale del Risparmio. L'entusiasmo degli italiani sul clima economico del Paese si è progressivamente attenuato, tornando ai livelli del 2020.
La fiducia degli italiani sul clima economico del Paese scende ai livelli del 2020.1 famiglia su 5 è insoddisfatta della propria condizione economica. Leggi l'Indagine Acri–Ipsos "Gli italiani e il risparmio": https://t.co/5Ex17SM38a #28ottobre #98GMR@IpsosItalia @NPagnoncelli pic.twitter.com/nws0ahRFaO
— Acri (@acri_ufficiale) October 28, 2022
Il clima di fiducia e quello personale godono ancora di una certa tenuta, complice un complessivo buon livello di soddisfazione per l'andamento delle proprie finanze. Ma cresce la quota di chi è molto insoddisfatto della situazione economica familiare, una famiglia su cinque.
Il Paese, annota lo studio, è attraversato da un generale clima di pessimismo nel guardare alla prospettiva di sviluppo dei prossimi 2 o 3 anni. Il conflitto in Ucraina preoccupa, gli italiani temono il rischio di allargamento del perimetro dello scontro scatenando una contesa globale, il 78% pensa che la guerra possa durare ancora a lungo.
Aleggia inoltre la minaccia del ricorso alle armi nucleari. La corsa dei prezzi innsecata con la pandemia di Covid e deflagrata con la guerra preoccupa tutti o quasi: un terzo degli italiani è molto preoccupato e ben due terzi hanno già dovuto attivare delle strategie di contenimento delle spese per alleggerire le ricadute sul bilancio familiare.
Per riuscire a far quadrare i conti visto il livello dell'inflazione, riporta lo studio, gli italiani sono costretti a ripensare e riadattare il proprio paniere di consumi, cercando di minimizzare l'impatto sul bilancio familiare. Una dinamica che genera crescente insoddisfazione e frustrazione per le famiglie italiane.
Il risparmio rimane fonte di tranquillità per gli italiani ma crescono le famiglie in difficoltà nel risparmiare: solo 1 su 5 prevede un miglioramento.
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Tuttavia gli italiani non appaiono disposti a fare grandi rinunce, perché permane il desiderio di tornare a vivere a pieno regime, soprattutto dopo il periodo buio del lockdown. Una famiglia su quattro non riesce a coprire le spese impreviste anche entro i mille euro.
Il 75% è in grado di far fronte a delle spese non programmate pari a 1.000 euro (79% nel 2021). Mentre il 39% delle famiglie arriva a coprire spese non programmate fino a 10.000 euro (42% nel 2021). Un dato significativo ma il leggera flessione rispetto allo scorso anno.
I risparmi accumulati in passato, soprattutto durante il periodo di lockdown, permettono ad una percentuale elevata di italiani di fare fronte a delle spese impreviste con mezzi propri, anche se la situazione inflattiva e la voglia di cercare di mantenere i consumi - seppur con maggiore accortezza - riducono tale percentuale.
2/3 degli italiani propendono per l'accumulo di risparmio, cala l'investimento ma in ripresa l'interesse per investimenti con impatto ambientale e sociale positivo. Indagine Acri–Ipsos "Gli italiani e il risparmio":https://t.co/1lvCKkmpPU #98GMR@IpsosItalia @NPagnoncelli pic.twitter.com/GsCPJa6ZAd
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Una famiglia su cinque ha fatto ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati. Aumenta inoltre la percentuale di coloro che non vivono tranquilli se non mettendo da parte dei risparmi (37% vs 33% nel 2021), a fronte di un ridimensionamento di chi affronta il risparmio senza troppe rinunce (49% vs 53% nel 2021).
L'Unione Europea almeno resta un appiglio, il 57% degli italiani ha piena fiducia, soprattutto i più giovani (18-30 anni). Due italiani su tre sono convinti che l'Ue andrà nella giusta direzione. Tuttavia i dati sono tutti lievemente in calo rispetto al 2021.
Insomma: lo scenario è del tutto diverso da quello del 2021 e, per certi versi, ben più complesso: alla pandemia si è aggiunto il conflitto in Ucraina, il drammatico aumento del costo dell'energia e le conseguenti ricadute sui prezzi, cui si è associato un periodo di incertezza politica.