AGI - I mercati vanno in rally dopo i dati sull'inflazione Usa, che a settembre è salita più del previsto e sulla scia della chiusura di ieri a Wall Street. Corrono i titoli asiatici e salgono i future a Wall Street come in Europa, dopo che ieri la piazza azionaria di New York, è andata sull'ottovolante, reagendo in modo molto volatile ai dati sull'inflazione a stelle e strisce. In Asia Tokyo e Hong Kong volano, in rialzo di oltre tre punti percentuali, e Shanghai sale quasi del 2%.
Intanto in Cina i prezzi al consumo a settembre crescono del 2,8% annuo, in linea con le attese, mentre i prezzi alla produzione languono, per colpa delle restrizioni da Covid.
A Wall Street i future avanzano di oltre mezzo punto percentuale, dopo il sorprendente andamento di ieri, che ha visto l'azionario Usa aprire in profondo rosso, per poi rimbalzare improvvisamente e chiudere in rally. Al termine della seduta il Dow Jones ha guadagnato il 2,83%, l'S&P 500 il 2,59% e il Nasdaq il 2,23%.
Dietro questi rally, spiegano gli analisti, ci sono più motivazioni, sia tecniche che sostanziali. Il mercato si è presentato 'corto', all'appuntamento con la diffusione dei dati sui prezzi al consumo e si è messo precipitosamente a ricoprire le posizioni in una condizione di 'ipervenduto'. Inoltre, il ribasso segnato in avvio ha spinto gli indici su alcune soglie di resistenza particolarmente significative, come quella dei 3.500 punti per lo Standard & Poor's, la cui tenuta ha favorito il rimbalzo.
D'altronde gli analisti avevano previsto la possibilità di improvvisi rimbalzi dei mercati a ottobre: "Settembre si è confermato un mese poco favorevole per i mercati, a ottobre andrà meglio, mentre i mesi che hanno la stagionalità migliore saranno novembre e dicembre. Ottobre sarà caratterizzato da veloci alti e bassi, anche se mediamente avremo ulteriori rialzi dei tassi e un drenaggio della liquidità".
Altra considerazione, meno tecnica: gli investitori hanno 'digerito' l'ipotesi di un robusto aumento dei tassi di interesse da parte della Fed e hanno già prezzato un quarto corposo rialzo dello 0,75% a novembre. Ieri stavano cercando segnali che la Fed potesse rallentare il ritmo dei suoi aumenti dei tassi di interesse, ma i dati sull'inflazione Usa suggeriscono che una tale mossa non è all'orizzonte nell'immediato e che i consumatori americani, come ha osservato il Ceo di JPMorgan Jamie Dimon, continuano a spendere più di prima della pandemia e "probabilmente passeranno altri 9 mesi prima che l'inflazione li raggiunga".
Inoltre dalle minute della Fed sulla riunione di settembre è emersa preoccupazione per la persistenza di un'inflazione elevata, anche se alcuni banchieri centrali Usa hanno segnalato cautela sui rischi di volatilità economica e finanziaria.
Gli investitori stanno considerando la possibilità che i segnali di stress che si insinuano in alcuni mercati, come il recente tsunami finanziario in Gran Bretagna, potrebbero indurre la Fed a rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi di interesse. Anche il Fmi ha avvertito che le mosse delle banche centrali per aumentare rapidamente i tassi di interesse stanno incrementando i rischi per il sistema finanziario. "Seguiamo da vicino la volatilità del mercato e la stabilità finanziaria - ha commentato Carsten Brzeski, responsabile globale della ricerca macro di Ing, aggiungendo che il rapido aumento dei tassi di interesse "rappresenta chiaramente un rischio potenziale".