AGI - Sfida energetica, rischio spread e alta tensione nel mondo non stanno offuscando la strada del colosso europeo di medicinali plasmaderivati nato dalla recente unione tra la toscana Kedrion Biopharma, fondata negli anni ’50 dalla famiglia Marcucci, e la società britannica Bio Products Laboratory (BPL), specializzata anch’essa in farmaci derivati dal plasma umano per la cura di malattie rare e congenite.
La strategia del nuovo gruppo, con un fatturato combinato da oltre un miliardo di euro, sembra infatti segnata, e in positivo, nonostante la non facile congiuntura attuale.
Così lascia intendere il cofondatore di Kedrion, Paolo Marcucci, confermato presidente e Ceo dell’azienda unificata fino al passaggio ufficiale di consegne, nel 2023, a Ugo Di Francesco, attuale Ceo del gruppo farmaceutico Chiesi.
Avvicinato da AGI a Washington, a margine del Plasma Protein Forum 2022, Marcucci – già chairman della PPTA, associazione internazionale delle maggiori aziende di plasmaderivazione e unico imprenditore italiano presente al meeting dei grandi player globali del settore - si dichiara “soddisfatto” del lavoro svolto finora, anticipando che “la nuova Kedrion è pronta a cogliere opportunità di crescita organica ed esterna”.
“Essere riusciti a chiudere un’operazione così complessa in tempi record – afferma - ha permesso di metterci subito al lavoro per integrare le due aziende e raggiungere sinergie indispensabili in un settore che è sempre più concentrato e dominato da grandissimi competitor”.
Un settore, aggiunge, dove la variabile tempo è “essenziale”: “dobbiamo costruire velocemente un’unica, forte, società in grado di competere sul mercato globale”.
Marcucci è tra gli artefici dell’operazione corporate che, lo scorso 31 agosto, ha visto la società di private equity Permira, in partnership con la famiglia e con gli altri azionisti di Kedrion (tra questi FSI e CDP Equity) acquisire congiuntamente Kedrion Biopharma e BPL con l’obiettivo di integrarle e far nascere un player globale in un settore cruciale per le aspettative di vita di milioni di pazienti nel mondo.
Un’operazione definita da molti “straordinaria” perché realizzata nel settore farmaceutico italiano dove, nonostante l’eccellenza e gli importanti risultati conseguiti, le aziende faticano ancora a superare la dimensione famigliare e raggiungere taglie consistenti con la sfida posta dalle Big Pharma (le cui attività di ricerca, produzione e distribuzione globale di farmaci generano profitti di varie decine di miliardi di dollari l’anno).
Forte dei capitali iniettati dai fondi Permira e con un portfolio che conta già ora 37 trattamenti salva-vita distribuiti in oltre 100 Paesi, Marcucci traccia prospettive di lungo termine con la certezza che “tanto meglio faremo, quanti più pazienti potranno accedere alle terapie plasma derivate o continuare a beneficiarne”.
A Castelvecchio Pascoli (Lucca) sede storica di Kedrion, ora si punta a chiudere bene l’anno, rifinanziare le attività e mettere in piedi un bilancio 2023 all’altezza di un piano strategico di ampio respiro.
“Mentre ci adoperiamo a unire e rafforzare la nuova realtà - spiega Marcucci - stiamo guardando a nuove opportunità per crescere in un settore in continua evoluzione e dove la capacità di innovare fa la differenza”.
Il Presidente pensa alla crescita che potrebbe arrivare da nuove acquisizioni internazionali, rese possibili da un partner con le spalle larghe come Permira e dalla navigata leadership nell’industria farmaceutica di Di Francesco.
Gli ingredienti per dare il via ad altre acquisizioni dopo l’ingresso di Permira, oggi azionista di maggioranza di Kedrion, ci sono tutti. Ma a confortare Marcucci sono anche le aspettative più rosee sulla disponibilità dell’ingrediente di base - il plasma – la cui raccolta comincia a dare segnali di ripresa a partire dagli Usa, Paese che da solo fornisce il 70% del plasma per il mercato globale degli emoderivati.
La potenza di fuoco del nuovo gruppo non a caso si concentrerà sull’altra sponda dell’Atlantico dove, grazie all’unione con BPL, i centri di raccolta sono raddoppiati: dai 30 della sola Kedrion ai 75 di oggi.
“BPL, precisa Marcucci, ha anche portato in dote il sito produttivo di Elstree, non lontano da Londra, che insieme ai nostri impianti italiani, ungheresi e nord-americani irrobustirà la nostra capacità di produzione”.
Il vero “plus” dell’operazione, a suo avviso, sarà quello di rafforzare la posizione della nuova Kedrion sul mercato americano, il primo al mondo per plasmaderivazione, presentandosi con dieci farmaci di successo già autorizzati. Ancor più importante, il matrimonio aprirà finalmente la strada al mercato cinese, dove BPL già vende la propria albumina, e al mercato britannico, dove BPL ha sempre fatto la parte del leone.
Il gruppo, ribadisce Marcucci, manterrà anche una solida posizione di leadership in Italia, “in sintonia con la sua storia indissolubilmente legata a quella del territorio”.
E nel rispetto di una tradizione aziendale che - dai tempi di Luigi, immigrato negli Usa del Dopoguerra, e di Guelfo Marcucci, fondatore di Kedrion Biopharma partendo da una farmacia acquistata con le rimesse paterne - “non ha mai smesso di credere in una crescita responsabile e condivisa”.
A testimoniarlo è il progetto “Scuola Kedrion”, lanciato 15 anni fa per formare sul territorio eccellenze in campo biofarmaceutico, “oggi in prima linea – spiega Marcucci – per contribuire all’integrazione manageriale e culturale con BPL”.
E con l’impegno nella PPTA americana, continuerà anche il sostegno alla ricerca italiana in campo biomedico con l’annuale assegnazione dei premi “Guelfo Marcucci” a giovani studiosi meritevoli. Cerimonia organizzata dalla Fondazione Carlo Erba che quest’anno si terrà a Milano, il 20 ottobre.