AGI - La pressione fiscale nel secondo trimestre è stata pari al 42,4%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Lo rileva l'Istat.
Nel secondo trimestre, il tasso di investimento delle famiglie consumatrici è stato pari al 7,3%, più alto di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, a fronte di un aumento della spesa per investimenti fissi lordi del 3,5% e del già segnalato aumento del reddito lordo disponibile.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel secondo trimestre è aumentato dell'1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti del 4,1%.
A fronte di un aumento del deflatore implicito dei consumi pari anch'esso all'1,5%, il potere d'acquisto e' lievemente diminuito (-0,1%) rispetto al trimestre precedente.
Cala potere d'acquisto ma risparmio sopra pre-Covid
La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici nel secondo trimestre è stata pari al 9,3%, in diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Lo rileva l'Istat.
"Il potere d'acquisto delle famiglie - sottolinea l'istituto - ha registrato una flessione lieve nonostante l'impatto negativo dell'aumento dei prezzi. Il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito di 2,3 punti percentuali attestandosi tuttavia ancora su livelli più alti rispetto al periodo pre-pandemico".
La flessione della propensione al risparmio delle famiglie deriva da una crescita della spesa per consumi finali marcatamente più sostenuta rispetto a quella registrata per il reddito disponibile lordo (+4,1% e +1,5%, rispettivamente).
Deficit/Pil cala al 3,1% nel II trimestre
Nel secondo trimestre l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, in rapporto al Pil, è stato pari al -3,1% (-7,6% nello stesso trimestre del 2021). Lo rileva l'Istat.
L'indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul Pil, spiega l'istituto, "si e' marcatamente ridotto in termini tendenziali proseguendo il suo percorso di miglioramento iniziato nel primo trimestre".
Nel secondo trimestre, spiega l'Istat, le uscite totali sono diminuite dello 0,4% rispetto al corrispondente periodo del 2021 e la loro incidenza sul Pil (pari al 51,5%) è diminuita in termini tendenziali di 3,9 punti percentuali.
Nei primi sei mesi del 2022 la relativa incidenza è stata pari al 51,6%, in riduzione di 3,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2021. Le uscite correnti hanno registrato, nel secondo trimestre 2022, un aumento tendenziale del 5,1% mentre le uscite in conto capitale si sono ridotte in termini tendenziali del 36,5%.
Le entrate totali nel secondo trimestre sono aumentate in termini tendenziali dell'8,5% e la loro incidenza sul Pil è stata del 48,4%, in crescita di 0,6 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2021.
Nella prima metà dell'anno, l'incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 45,7%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2021. Le entrate correnti e le entrate in conto capitale nel secondo trimestre hanno segnato, in termini tendenziali, un aumento rispettivamente dell'8,5% e del 10,9%.