AGI - I mercati continuano a essere scossi dai timori di rallentamento globale e dalle mosse sempre più aggressive delle banche centrali per contrastare l'impennata dell'inflazione.
La Federal Reserve ha aumentato i tassi di interesse, come previsto, di 75 punti base e il presidente Jerome Powell ha ribadito il 'forte impegno' a riportare l'inflazione all'obiettivo del 2%, ma intanto il quadro economico si sta deteriorando e per fine anno si prevede che il Pil crescerà di solo lo 0,2%, contro un +1,7% stimato a giugno.
Sebbene il rialzo di tre quarti di punto fosse ampiamente previsto, ha destato una certa sorpresa la previsione della banca centrale secondo cui i costi di finanziamento si manterranno probabilmente al di sopra del 4% per tutto il prossimo anno.
La Banca del Giappone (BoJ) oggi ha mantenuto la sua politica monetaria ultra-accomodante, in contrasto con le altre principali banche mondiali, spingendo brevemente il dollaro al di sopra della soglia simbolica dei 145 yen, un nuovo massimo da 24 anni. La Boj ha mantenuto invariato il suo obiettivo di -0,1% per i tassi di interesse a breve termine e lo 0% per il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni con un voto unanime.
Ora gli occhi sono puntati sulla Bank of England che ha rinviato la decisione sui tassi alle 13, in segno di cordoglio e rispetto per la morte di Elisabetta II. Da attese l'istituto centrale britannico dovrebbe alzare i tassi di 50 punti base ma potrebbe segnalare anche ulteriori misure restrittive.
Previsti anche gli annunci da parte delle banche centrali di Svizzera e Norvegia: entrambe dovrebbero stringere le maglie per contrastare il surriscaldamento dei prezzi. Atteso poi in mattinata il bollettino economico mensile della Bce che conterra' le nuove stime su Pil e inflazione della zona euro.
A Francoforte è in calendario una riunione del Consiglio ma senza decisioni politiche. Isabel Schnabel ha affermato che l'inflazione potrebbe salire ancora nel breve termine e che è necessario alzare ancora i tassi. Sulla stessa linea anche Luis De Guindos che ieri ha sottolineato come la recessione da sola non basta a contrastare i picchi dell'inflazione. Qualche indicazione arriverà infine anche dal mercato del lavoro negli Usa con la diffusione delle richieste di sussidi di disoccupazione.